" Anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegli la speranza " .( Lucio Anneo Seneca )
è stato il dolore potente,
continuo e insormontabile
che ho scalato con le unghie
una notte dopo l'atra a occhi
spenti, per continuare qualcosa
che somigliasse di profilo alla vita.
Dovevo andare avanti in solitaria,
controvento, sempre e comunque,
come quando arriva un'alluvione
o un'ondata anomala ( le ho viste
un tempo in televisione, il Polesine,
Firenze ) che si porta via ogni cosa,
tavoli, letti, libri, animali, persone
e ci si trova per caso, per sbaglio
o condanna tra i sopravvissuti
a raccattare una pentola di rame,
un piatto, una bambola, una canottiera
strisciando nel fango, nella melma,
mentre l'eco delle voci scomparse
risuona a lutto nella memoria.
Si può andare via da quelle case
sommerse dall'acqua, distrutte,
ma non si può cambiare niente
come a quest'ora in un ospedale
della Lombardia o del Piemonte
un barelliere del turno di notte
che esce a fumare una sigaretta
nel parcheggio delle ambulanze
mentre là dentro, nelle corsie,
con lui o senza di lui, si muore.
Stefano Simoncelli da Un barelliere del turno di notte
(...) La febbre stavo dicendo./ Non so se siamo già grafici / di corpi scomparsi in un lampo / nei Pronto Soccorso degli ospedali / o gite di bagnanti sul lungomare / in attesa febbrile di un'estate / che si prepara su improvvisati patiboli . (...)
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