sabato 27 marzo 2021

UN BARELLIERE AL TEMPO DEL VIRUS

 


" Anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegli la speranza " .( Lucio Anneo Seneca )





Non sentire più le voci 

è stato il dolore potente,

continuo e insormontabile

che ho scalato con le unghie

una notte dopo l'atra a occhi

spenti, per continuare qualcosa

che somigliasse di profilo alla vita.



Dovevo andare avanti in solitaria,

controvento, sempre e comunque,

come quando arriva un'alluvione

o un'ondata anomala ( le ho viste

un tempo in televisione, il Polesine,

Firenze ) che si porta via ogni cosa,

tavoli, letti, libri, animali, persone



e ci si trova per caso, per sbaglio

o condanna tra i sopravvissuti

a raccattare una pentola di rame,

un piatto, una bambola, una canottiera

strisciando nel fango, nella melma,

mentre l'eco delle voci scomparse

risuona a lutto nella memoria.



Si può andare via da quelle case

sommerse dall'acqua, distrutte,

ma non si può cambiare niente

come a quest'ora in un ospedale

della Lombardia o del Piemonte

un barelliere del turno di notte

che esce a fumare una sigaretta



nel parcheggio delle ambulanze

mentre là dentro, nelle corsie,

con lui o senza di lui, si muore.



            

                   Stefano Simoncelli  da   Un barelliere del turno di notte



(...) La febbre stavo dicendo./ Non so se siamo già grafici / di corpi scomparsi in un lampo / nei Pronto Soccorso degli ospedali / o gite di bagnanti sul lungomare / in attesa febbrile di un'estate / che si prepara su improvvisati patiboli . (...)





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