mercoledì 10 marzo 2021

IL DISCORSO DI GIUBILO E LE LETTERE D'AMORE

 


" Cos'è questo " tu " al quale dovrebbe o non dovrebbe assomigliare? Dove trovarlo? " ( R.B. )


( ...) - Ti amo, ti amo! Sorto dal corpo, inarrestabile, ripetuto, tutto questo parossismo della dichiarazione d'amore non nasconde una mancanza? Non ci sarebbe bisogno di dire questa parola se non fosse per oscurare, come la seppia fa col suo inchiostro, lo scacco del desiderio sotto l'eccesso della propria affermazione. -

Cosa? Condannati per sempre al triste ricorso del discorso medio?Non c'è dunque alcuna speranza che esista, in qualche recesso sperduto della logosfera, la possibilità d'un puro discorso di giubilo? Ad uno dei suoi margini estremi - molto vicino, è vero, alla mistica - non è concepibile che il linguaggio diventi finalmente esposizione primaria e quasi insignificante d'una pienezza? - Niente da fare : è la parola della richiesta : non può dunque dar fastidio a chi la riceve, tranne la Madre, e tranne Dio! A meno che non sia giustificato a gettarla - questa parola - nel caso ( improbabile ma sempre atteso ) in cui due " ti amo" emessi in un lampo solo, formassero una coincidenza pura che annulla, attraverso la simultaneità, gli effetti di ricatto d'un soggetto sull'altro: la richiesta si metterebbe a lievitare.  (...)



               Roland  Barthes   da     Barthes di Roland Barthes



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