venerdì 31 dicembre 2021

LA FINE E L'INIZIO ( L' uomo delle nuvole )


 

" Tutte le cose che oggi si credono antichissime, furono nuove un tempo". ( P.C. Tacito )




Dopo ogni guerra c'è chi deve ripulire.

In fondo un po' d'ordine

da solo non si fa.


C'è chi deve spingere le macerie

ai bordi delle strade

per far passare

i carri pieni di cadaveri.


C'è chi deve sprofondare 

nella melma e nella cenere,

tra le molle dei divani letto,

le schegge di vetro

e gli stracci insanguinati.


C'è chi deve trascinare una trave

per puntellare un muro,

c'è chi deve mettere i vetri alla finestra

e montare la porta sui cardini.


Non è fotogenico

e ci vogliono anni.

Tutte le telecamere sono già partite

per un'altra guerra.


Bisogna ricostruire i ponti

e anche le stazioni.

Le maniche saranno a brandelli

a forza di rimboccarle.


C'è chi con la scopa in mano

ricorda ancora com'era.

C'è chi ascolta

annuendo con la testa non mozzata.

Ma presto gli gireranno intorno altri

che ne saranno annoiati.


C'è chi talvolta

dissotterrerà da sotto un cespuglio

argomenti corrosi dalla ruggine

e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.


Chi sapeva

di che si trattava,

deve far posto a quelli

che ne sanno poco.

E meno di poco.

E infine assolutamente nulla.


Sull'erba che ha ricoperto

le cause e gli effetti,

c'è chi deve starsene disteso

con la spiga tra i denti

perso a fissare le nuvole.




             Wislawa  Szymborska   da     Elogio dei sogni ( trad. P. Marchesani)




Ogni fine presuppone un nuovo inizio. Così è anche per il tempo: per un anno che finisce, ce n'è subito uno che lo rimpiazza.

Per l'anno a venire, il mio Augurio è che siate fra quelli che se ne staranno - con una spiga fra i denti - a fissare le nuvole.




                                           frida



SENSITIVE KIND




                                                  " Lei si sente così sola aspettandoti... "







COME D'AMORE CHE VA


Ci lascia il sole sulle labbra
porporino un bacio
come d'amore che va.

Così esala l'Anno.
Ad altro
speranze e illusioni.




                                                  
                                          frida




IL BESTIARIO DI VIRGINIA

 


                                                  Hieronymus Bosch - Bestiario della follia





Le rondini volteggiano, mulinello

di cenere che albeggia.

Le osservo, così nude,

senza nome.

L' intero cielo è loro

e nonostante scelgono

di starsene qui, in circoli.


Forse qualcuno sta osservando anche noi

preferire

questa persecuzione propria

circolare.



                                                 ***


Uno a volte si chiede

perché ha accumulato una palla

più grande delle sue forze

e la spinge come si spinge il giorno.


Uno a volte si ferma

e comprende che lo sterco

lo trascina

come lo stercorario.



                                                ***


E' ora di fermarsi


e pensare

da dove,

verso dove,

perché

saliamo,


di calpestare all'indietro

su

l'orma,


di oscillare senza cadere

in giù

o su.


E' ora di scoprire come

siamo finiti

sulla scala impossibile.



                                                     ***


Su che terra alzarsi, deporre le uova,

su che terra, su che carne, su che ramo

sostenersi, fare il nido.


Su che cielo salire, scendere, credere,

sacrificare le ali.



                                                     ***


Nel centro del cielo, sempre,

un occhio.

Che sia pantera, mantide religiosa,

rondone, antilope o caimano,

il tempo

con un occhio ci scruta di giorno

e con l'altro di notte.




                    Virginia  Navalòn  da   Bestiario ( trad. di A. Mistrorigo )



giovedì 30 dicembre 2021

PERSINO LA MORTE RITARDA

 




                                        Chi si allontana preferisce un ricordo disperso...





Quello che colpisce e alla fine seduce nella poesia di Jordi Virallonga, paradossalmente non è che lui ci apra mondi confortanti o visioni gioiose dell'esistenza: tutt'altro. La sua poesia illumina senza mezzi termini, spesso con le parole più feroci e persino volgari, la condizione limitata e frustrante dell'esistenza. Possiamo avere degli ideali, ma la realtà sa come distruggerli; possiamo avere progetti, ma il tempo arriva prima a farli abortire ; possiamo sognare, ma il risveglio del quotidiano ci impone miseria e frustrazione. La poesia di questo autore colpisce senza pietà e ci parla con dura chiarezza, sia dal punto di vista maschile che femminile; il suo io poetante, a volte si identifica con l'uomo, e altre volte con la donna, sempre con una rara capacità di captare l'umana sensibilità, così come le condizioni di sgomento che giorno dopo giorno siamo costretti a subire. La certezza della morte, poi, come inevitabile porto finale, toglie senso alla vita, mentre tutta la filosofia e tutto l'affetto che possiamo abbracciare, non può fare niente di fronte alla rovina che il tempo giorno dopo giorno impone al nostro corpo.






L'INDECENZA SENZA IMPORTANZA


Il macellaio sa se mangi sola a natale,

la mattina odora di burro,

l'attraversi come il cristallo in queste strade

che si allungano tra te e la gente.


Più o meno prevedibile,

come goccia che protegge un divisorio,

la città ti offre poche sorprese,

negozi antichi uguali ai tuoi giorni,

un'ora digitale per mangiare senza eleganza.


Nel parco gli amanti cercano spiazzi,

pesi e misure, una bibita

quella di sempre, affinché passi il tempo;

tu invece desideri

una notte di nubifragio per le strade di Parigi,

respirare fertilità, comprare scatolette, ricette

da fascicoli domenicali, preparare

un banchetto con qualche vanità

che sfiori l'indecenza senza importanza.


In questa catalessi, quando la città appartiene

esattamente al letargo dei pasti,

le spazzature si riempiono di resti di bietole,

così come i giornali di brutte notizie

che eviti, scegli musica nella radio,

rimescoli il perverso con i sali,

ti lavi con la luce delle fessure,

con l'angelo dalla spada fulminante,

e devasta un terremoto la vasca da bagno.


Allora possiedi già il tuo miracolo,

poi imbocchi il corridoio come queste strade

per le quali passi lavoratrice e truccata,

apri il frigo, marciscono i pomodori,

friggi le cipolle, calmi il sangue che addenta

i salumi pieni di occhi,

fai il servizio all'amore come ai tuoi genitori,

alla storia degli uomini e più uomini

che ti abituarono al bacetto e all'insalata,

quando tu sin da piccola volevi

sposarti con un principe, vergine e sensata,

e ormai è tardi per essere una libertina.



                                                ***


PERSINO LA MORTE RITARDA


Era un uomo invertebrato,

ma lui lo sapeva.

Raramente ebbe l'incoscienza dell'eroe,

osservava gli indizi come un rospo :

alcuni uccidono, altri cadono, altri guardano,

premesse ordinarie di smorfie

con frasi rifritte, volgari

bassezze solidarie.


Aveva imparato a pensare,

poi a sentire senza pensare, più avanti,

un amore incerto per l'estetica,

per i viaggi in paesi con cascate,

una chiara propensione da ectoplasma

alla virtualità e alle arguzie

che si inventano per poter vivere soli.


Anche così, era un uomo,

un uomo relativo, può essere

che bevesse molto per questo o quello,

perché aspettasse una visita,

dato che l'invertebrato

anche con una piccola parte di qualcuno

sarebbe rimasto soddisfatto.


Ma persino la morte ritarda,

nel frattempo concilia - ebbene sì - un pensiero

si disarticola nel sofà con un bicchiere di vino nero, nero

e i molteplici ragni del National Geographic.



                                                  ***


LA MISURA IMPOSSIBILE DEL MARE


Ciao, mamma, non ti arrabbiare,

so che sei morta e che Dio non esiste,

che devo essere felice e che faccio male a preoccuparmi di cose

che ti renderebbero infelice,

ma oggi stavo con Vera sul terrazzo,

il mare aveva la misura impossibile

che ti ha rimpiazzato,

e mi manchi per via dello zucchero e delle posate,

per il desiderio che tu ci sia,

che come vedi, lo so che non mi vedi,

e che non ti chiederò dei miei figli.


Non voglio parlare di te perché ti porto

in questa bimba che sono io quando ero tuo e

che ti farebbe essere più giovane, meno morta,

non questa rovina permanente senza colonne

che la tempesta non finisce di devastare,

quell'ultima sete, l'immensità sconfitta dell'abbandono.


Questo l'ho scritto perché a volte,

quando mi sento male

perché non mi domandano di te e glielo dico,

e so e non so - mamma - tu mi conosci,

ho bisogno d'inventarmi il nonno che non ho avuto e quello che ho avuto,

il figlio di puttana di tuo padre, e che a casa mia

ci sia stato l'amore, ci sia stata una regina,

ci sia stata gente straordinaria.



                                                   ***


QUANDO DUE SI SEPARANO


Quando due si separano

qualcuno rimane senza foto,

di solito è quello che rimane senza casa,

senza vedere ogni giorno i suoi figli,

privo di quasi tutti i suoi libri,

privo della sua scrivania, del suo quartiere,

del coltello del pane.


Dopo un po' di tempo vuoi di nuovo un armadio,

coinquilini, qualcosa di residuale,

perché non ti abitui a dormire

in  letti prestati e a passare le notti

bevendo  gin, sentendo la mancanza

dei primi amici, delle gite,

il colpo netto dell'acqua nella gola,

quelle colazioni che le madri ormai morte

impacchettavano in fretta per le figlie felici,

capitane di una gioventù seminale

e che non dovevano essere come loro.


Chi si allontana preferisce un ricordo disperso,

il blues che martella

come dieci ore di una vacanza

in un momento della vita che è passata.


Quando ti alleni solo in un campo senza luce,

quando osservi le gradinate vuote,

quello che non sarai più porta un ordine a chi sei stato,

e strappi la nostalgia con i denti.


C' è sempre qualcuno che vuole salvarti

e ti salva molto male; c'è sempre qualcuno

che non ha smesso di amarti e ti rovina la vita,

e giura e rigiura che non sei stato tu

quello che segnò il goal della bandiera

quando era impossibile essere un po' più uomo.


Poiché, chi rimane in casa a guardare le foto,

non vuole che esistano le navi pirata,

le sere con bambini e risate

né può permettersi il perdono

né coprire più terra desolata.


Chi rimane ti umilia,

poiché hai rovinato l'inerzia della fertilità

con la retrazione dell'amore

e dei tessuti vitali della storia.


Per questo viviamo smembrati

con falsi ricordi e futuri, e

non importa che siano veri perché a volte

la vita di un viaggiatore

sta in una scatola con foto e chiavi senza porta,

sta nel rifiutarsi di morire,

per la ragionevolezza ottenuta nel

leggere e scrivere poesia.



                                               ***


ANALOGIE TRA UOMINI E CANI


Il mio cane è un furibondo ammiratore

dei pastori tedeschi.

Quando li incontra

si getta a terra,

lecca le loro zampe mentre loro gli annusano il culo.

Il mio cane assomiglia a molte persone

che non vogliono che io sia loro amico,

perché io non so se sono o meno un cane,

sono un tipo comune che lavora per uno stipendio,

ma loro sì, sanno chi sono loro,

e che i figli dei cani,

se sono uomini,

vengono chiamati figli di puttana.




            Jordi Virallonga  da  Persino la morte ritarda ( trad. di M. Benacci e M. Canfield )




mercoledì 29 dicembre 2021

L' ODIO DI WISLAWA

 


In un momento storico in cui il  mondo sembra dar sfogo a un'immane e collettiva rissa ( acuita dalla pandemia ),che sembra stravolgere sia le relazioni personali che a livello sociale ( per non parlare di quello politico ! ), forse non è male soffermarci a riflettere su questa poesia che sembra più che mai attuale...




" L' amore e l'odio non sono ciechi, bensì accecati dal fuoco che covano dentro " . F. Nietzsche





Guardate com'è sempre efficiente,

come si mantiene in forma

nel nostro secolo l'odio.

Con quanta facilità supera gli ostacoli.

Come gli è facile avventarsi, agguantare.


Non è come gli altri sentimenti,

insieme più vecchi e più giovani di loro.

Da solo genera le cause

che lo fanno nascere.

Se si addormenta, il suo non è mai un sonno eterno.

L'insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforza.


Religione o non religione -

purché ci si inginocchi per il via.

Patria o no -

perché si scatti alla partenza.

Anche la giustizia va bene all'inizio.

Poi corre tutto solo.

L'odio. L'odio.

Una smorfia di estasi amorosa

gli deforma il viso.


Oh, quegli altri sentimenti -

malaticci e fiacchi.

Da  quando la fratellanza

può contare sulle folle?

La compassione è mai

giunta prima al traguardo ?

Il dubbio quanti volenterosi trascina?

Lui solo trascina, che sa il fatto suo.


Capace, sveglio, molto laborioso.

Occorre dire quante canzoni ha composto?

Quante pagine ha scritto nei libri di storia ?


Quanti tappeti umani ha disteso

su quante piazze, stadi?


Diciamoci la verità:

sa creare bellezza.

Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.

Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.

Innegabile è il pathos delle rovine

e l'umorismo grasso

della colonna che vigorosa le sovrasta.


E' un maestro nel contrasto

tra fracasso e silenzio,

tra sangue rosso e neve bianca.

E  soprattutto non lo annoia mai

il motivo del lindo carnefice

sopra la vittima insozzata.


In ogni istante è pronto a nuovi compiti.

Se deve aspettare, aspetterà.

Lo dicono cieco. Cieco?

Ha la vista acuta del cecchino

e guarda risoluto al futuro

- lui solo.




            Wislawa  Szymborska     da    Elogio dei sogni



ERICH MARIA & MARLENE ( Dimmi che mi ami ) 1



                                              Baci. Non sprecarli. Ma non contarli...( M. D. )



(...) " Dietrch in tedesco significa grimaldello. Non è una chiave magica, ma un oggetto reale e per fabbricarlo occorre grande abilità. Alla lettera D del suo " Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri" l' Angelo Azzurro metteva - come voce - il suo cognome, quasi a voler dire che la capacità di aprire tutti i cuori non era una dote naturale, ma una virtù costruita ad arte, con cura e fatica. Fu così che l'attrice tedesca, nata a Berlino nel 1901 e morta a Parigi nel 1992, riuscì a incarnare un sogno universale ", così scrisse  Franz Hessel nel sofisticato libretto " Marlene Dietrich. Un ritratto ".

Ernst Hemingway la chiamava " mia crucca" ( il loro lungo e intimo scambio epistolare non diventò mai una vera storia d'amore ); Jean Cocteau le scriveva : " Marlene mia bellissima, mia dolce, mia carissima "; Alberto Giacometti le diceva : " Voi siete meravigliosa, totalmente"  ( lei poi chioserà : " Fu uno splendido amante, Alberto. Un po' troppo silenzioso. Conservo la sua statuina accanto al mio letto. Ricordo che mi adorava, parlava del mio silenzio animale"). " Sbrigati, corri da me, ti voglio divorare ", pretendeva invece Jean Gabin, anche se sarà lei - esperta cuoca -  la donna  " fatta per l'amore dalla testa ai piedi " a cuocere a fuoco lento anche l'eroe solitario de " Il porto delle nebbie ".

Ma niente sembra più adatto a Marlene di " mio Puma", l'appellativo con cui le si rivolgeva lo scrittore Erich Maria Remarque. " Per conto mio puoi essere madre, cuoca, strega... Adesso sei un Puma : e chi non sa trattare con i puma non può che lasciarci le penne", le scriverà. La chiamerà anche " angelo della finestra occidentale", " piccola, dolce scimmietta", " la più scricciola e tenera di tutti gli uccelli del nido", " dolce arcobaleno", melanconica pantera dello zoo", " aurora boreale", in una lunga e inventiva litania d'amore testimoniata dalle lettere. Quando comincerà a scrivere il nuovo romanzo dell'esilio, destinato ad essere il suo secondo grande successo" Arco di trionfo", ispirato proprio alla loro relazione, lascerà parlare il " piccolo magico scolaretto" del libro -Alfred - che si rivolge a " Zia Lena" con amore quasi innocente.  (...)




           Erich Maria Remarque  & Marlene Dietrich ( Dimmi che mi ami.  Testimonianza di una passione . Trad di C. Mainoldi )




ERICH MARIA & MARLENE ( Dimmi che mi ami) 2

 

(...)  Come racconta la figlia Maria, lei stava cenando con il regista Stenrberg, quando Remarque le si presentò con i suoi modi impeccabili. Lui è un uomo che ama troppo l'alcol ( e la buona tavola ), pieno di complessi di colpa per un successo che crede di non meritare, fragile e vulnerabile, in perenne competizione con Thomas Mann, modello inarrivabile. Lo scambio di battute che segue è troppo bello per essere vero, come se fosse inventato da un grande sceneggiatore. " Lei sembra troppo giovane per aver scritto uno dei più grandi libri del nostro tempo", dice lei. " Forse l'ho scritto solamente per poter udire un giorno la sua meravigliosa voce dire queste parole", risponde lui. ( " Già con la sola voce potrebbe spezzarti il cuore", confermerà poi Hemingway ). I due parlano tutta la notte e mentre si dirigono verso l'albergo, lui precisa : " Io sono impotente..." Lei risponde: " Ah che cosa meravigliosa! ". Anche se tre mesi dopo, da Parigi, lui le annuncerà : " Impotente non lo sono più in nessun caso".   (...)



 Erich Maria Remarque & Marlene Dietrich (  Dimmi che mi ami. Testimonianza di una passione . Trd. di C. Mainoldi )



ERICH MARIA & MARLENE ( Dimmi che mi ami ) 3

 

( ...) La loro storia, perlopiù a distanza, durerà fino al 1940. A testimoniarla ci sono circa 300 lettere in cui lui mette il cuore ai suoi piedi, mentre della Divina non è rimasto quasi nulla e non solo perché lei preferiva parlare al telefono. Si dice che la sua fosse una vera e propria dipendenza, tanto che nel 2003, in Germania, è stato pubblicato un libro degli indirizzi,un' agendina che ricostruisce l'enorme galassia di relazioni e rapporti della diva : familiari, amici, conoscenti che venivano chiamati a qualunque ora, anche di notte, soprattutto con il passare degli anni, quando la Dietrich si ritirò in un isolamento sempre più impenetrabile . (...)




 Eric Maria Remarque & Marlene Dietrich (Dimmi che mi ami - Testimonianze di una passione . Trad. di C. Mainoldi )



ERICH MARIA & MARLENE ( Dimmi che mi ami) 4

 

Erich Maria Remarque  

Parigi, 1937


(...)  Ma che ci faccio qui, in questa città - cento occhi mi guardano, mi arrivano sorrisi, cenni, segnali : lo sai - ma non eri tu - che mani e braccia si levano verso di me, che c'è un sussurro di parole, a migliaia, e un sussurro e una pienezza d'amore, e non c'è più ciò che è pianto e ardore, e i miei occhi bruciano e vuote sono le mie mani.

Non va più. Volevo stare calmo e saper aspettare, ho tentato in cento modi di ingannarmi, mi sono detto : presto e: lei non è lontana  e: non sono che poche settimane, ma non va. Questa città mi si leva contro e mi scaraventa di qua e di là, le strade spettegolano di te - non sono stato da nessuna parte, ma loro vengono da me, nella mia stanza e stanno lì, domandano, domandano,,,

Non è mai stato così. Sono perduto. Perduto nel nero, lampeggiante fiume sotterraneo, perduto dentro un suono di violino sui tetti, perduto nell'aria d'argento decembrina, perduto nella malinconia del cielo grigio, sono perduto in te, cuore dolcissimo, azzurrissimo sogno, luce librata sopra tutte le foreste, sentimento che fluisce sopra tutte le pianure.

Cuore del mio cuore, così non è mai stato. Felicità inquieta, intreccio di liane, grido che erompe da notti afose, febbricitanti - mi è mai riuscito tutto questo:tenerezza, non c'era sempre da qualche parte un punto vuoto, una macchia di un Io disseccato, un'insensibilità di lontane origini?

Non più. La grande onda: l'avventura senza che le donne vi fossero, un ultimo sfrenato metter mano all'inane : tu devi posare sulla mia spalla, voglio sentire il tuo respiro, non devi andare via, ah, una sola vita è troppo breve per noi, e tanta senza di te se ne è consumata e sciupata . (...)



 Erich Maria Remarque & Marlene Dietrich  da  Dimmi che mi ami ( Testimonianze di una passione . Trad. di C.  Mainoldi )




ERICH MARIA & MARLENE ( Dimmi che mi ami ) 5

 

Erich Maria Remarque 

St. Moritz, 1938


(...) Tesoro, hai telefonato e mandato un cablo, e io sono seduto in mezzo alla neve, felice. Ti mando un saluto! La mia vita gira e gira come la ruota di un carro, tu invece sei nell'immutabile asse attorno  al quale essa gira - quiete in tutta questa inquietudine, cielo azzurro al di sopra di tutti di uragani e di tutte le eruzioni! Ah, poter amare di nuovo! Essere resuscitato dai morti!

Pienezza e inquietudine in pari tempo, sogno e realtà fusi insieme, sentimento traboccante e teca che lo raccoglie - un saluto a te, dolce aurora boreale, fiamma al di sopra della neve... (...)



Erich Maria remarque & Marlene Dietrich da   Dimmi che mi ami ( Testimonianze di una passione . trad. di C. Mainoldi )




martedì 28 dicembre 2021

CONDUCIMI

 


                                                 Ora che non ho più alcuna direzione...




Conducimi

laddove le maschere si sciolgono

quando la notte si riversa

nel giorno pallido che muore.


Stanco il mio vagare

oltre ogni ombra di ragione

accascia le sue ginocchia

nel buio della quiete.


E mi sorprendo

di un sorriso che non ansima

più d'attesa - mentre

ai bordi dell'ora tarda

si appende alla tua parola.


Se potessi...


se solo potessi

ti attenderei fino all'alba

a darti la mia mano,

ora che non ho più

alcuna direzione.




    

                                   frida



lunedì 27 dicembre 2021

FINTANTOCHE' LACRIME

 


                                                   Io sono tutto l'amore che ho dato...




S'imperla su scabri gambi di rose

un lungo rosario di giorni

scorrendo tra vite trafitte.

E nell'indugio d'aculei, notti sommerse

rannicchiano il fiato del gelo,

fintantoché lacrime gracili

- rivolando e morendo per mano di nocche -

non avranno occhi da cui trapelare.




                                  frida



POESIE E CANZONI DI BRECHT

 


                                                          La notte più lunga, eterna non è...





PIACERI


Il primo sguardo dalla finestra al mattino

il vecchio libro ritrovato

volti entusiasti

neve, il mutare delle stagioni

il giornale

il cane

la dialettica

fare la doccia, nuotare

musica antica

scarpe comode

capire

musica moderna

scrivere, piantare

viaggiare

cantare

essere gentili.



                                           ***


CONTRO LA SEDUZIONE


Non vi fate sedurre:

non esiste ritorno.

Il giorno sta alle porte,

già è qui vento di notte,

altro mattino non verrà.


Non vi lasciate illudere

che è poco, la vita.

Bevetela a grandi sorsi,

non vi sarà bastata

quando dovrete perderla.


Non vi date conforto:

vi resta poco tempo.

Chi è disfatto, marcisca.

La vita è la più grande:

nulla sarà più vostro.


Non vi fate sedurre 

da schiavitù e da piaghe.

Che cosa vi può ancora spaventare?

Morite con tutte le bestie

e non c'è niente, dopo.



                                                   ***


A COLORO CHE VERRANNO


Veramente, vivo in tempi bui!

La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia

indica insensibilità. Colui che ride

probabilmente non ha ancora ricevuto

la terribile notizia.


Che tempi sono questi in cui

un discorso sugli alberi è quasi un reato

perché comprende il tacere su così tanti crimini!

Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada

forse non è più raggiungibile per i suoi amici

che soffrono?


E' vero : mi guadagno ancora da vivere

ma credetemi : è un puro caso. Niente

di ciò che faccio mi dà il diritto di saziarmi.

Per caso sono stato risparmiato ( Quando cessa la mia fortuna sono perso ).


Mi dicono : mangia e bevi! Accontentati perché hai!

Ma come posso mangiare e bere

 se ciò che mangio lo strappo a chi ha fame, e

il mio bicchiere di acqua manca a chi ha sete?

Eppure mangio e bevo.


Mi piacerebbe anche essere saggio.

Nei vecchi libri scrivono cosa vuol dire saggio :

tenersi fuori dai guai del mondo e passare

il breve periodo senza paura.


Anche fare a meno della violenza

ripagare il male con il bene

non esaudire i propri desideri, ma dimenticare

questo è ritenuto saggio.

Tutto questo non mi riesce:

veramente, vivo in tempi bui!


Voi, che emergerete dalla marea

nella quale noi siamo annegati

ricordate

quando parlate delle nostre debolezze

anche i tempi bui

ai quali voi siete scampati.


Camminavamo, cambiando più spesso i paesi delle scarpe,

attraverso le guerre delle classi, disperati

quando c'era solo ingiustizia e nessuna rivolta.


Eppure sappiamo:

anche l'odio verso la bassezza

distorce i tratti del viso.

Anche l'ira per le ingiustizie

rende la voce rauca. Ah, noi

che volevamo preparare il terreno per la gentilezza,

noi non potevamo essere gentili.


Ma voi, quando sarò venuto il momento

in cui l'uomo sarà amico dell'uomo,

ricordate noi

con indulgenza.




               Bertold  Brecht   da     Poesie e canzoni ( trad. Leiser - Fortini )



domenica 26 dicembre 2021

INTERPOSIZIONE IN APPARENZA EQUANIME

 



                                                                Poi il moto riprende...





Interposizione in apparenza equanime

come l' ànodo e il càtodo, questa ambizione

solo parziale alla monogamia.

Sarebbe da chiedersi perché non mi cerchi

o perché non mi trovi, nel groviglio inutile

sulla mappa dei giorni.

Forse non riesco a conoscerti o ad afferrarti

per le estremità sensibili;

mentre ho visto - al di là del naso - sul tavolo tra

stoviglie mute, l'assenza di ogni misura.

Ché non c'è cura, bilanciamento più ragionevole.

E' la mancanza del perno - fissità centrale - a rendermi

sempre mobile, slittamento per lo più sconveniente

tra due limiti stanchi ed opposti di una semplice retta.


Poi il moto riprende - magari sbiadito - ma continuo.




                                              frida



LA DOMANDA DELLA SETE



                                                                 Sei l'unica me che ho...





Dove ti sei perduta

da quale dove non torni,

assediata

bruci senza origine.

Questo fuoco

deve trovare le sue parole

pronunciare condizioni

di smarrimento dire :

" Sei l'unica me che ho

torna a casa ".



                                                     ***


La pelle è sempre in prima linea

come i cappotti le madri i villaggi,

è un confuso conoscitore di mondi

è serbatoio e cemento

trasale fa barriera

è distendibile e delicatamente resistente

sanguina respira. Nuca mani e piedi

spalle petto fianchi conoscono

il mondo senza l'assedio della narrazione

stormiscono e scompensano il pensiero.

La pelle è educazione sentimentale

ogni parola un branco che preme i pori

e ne fa porte sul cielo vuoto dell'interno,

dove soffia la memoria

l'aria del tempo.

Per primo viene il tatto

quando mettiamo una parola

al mondo. Invecchiando la pelle

diventa più sottile

perché aumenta il desiderio

di mistero, diminuisce

la paura di attacco.

E' nuda su questa terra,

si sbriciola nel passaggio.

In lei la vita umana si consuma

e poi si spegne o forse vola

fuori di lei, la lascia,



                                          ***


La vita è vasta

ha bisogno di temperature elevate

e di capacità glaciali

di scompiglio del sangue

e di evaporazione,

di sgombero e sedimento.

La vita è grande

le dottrine avare

le menti mercenarie

non la riguardano;

nemmeno la punteggiatura

se non è musicale

la sfiora

perché ha andature immisurabili

e non consente punti fermi

né enunciazioni.

Ha movenze prodigiose

e tregue vulnerabili

nel fitto dell'inaspettato.

La vita ci sfoglia,

siamo appunti serali.



                                          ***


Tenere le braccia

la voce del mondo

ospitare i suoni ammucchiati

senza chiedere senso

cullare lingue e pelli

ossa di diverse misure

parole fredde e calde urla e bisbigli

una fioritura spinosa

e corrodere le frontiere

fare uno strepito sorridente:

sì, vieni, ben arrivato

nel mio sbando

c'è sempre posto per te.



                                        ***


Imparo a guardare

a imprestare lo sguardo;

a chi ha urgenza di tana

imparo a ospitare.

Custodisco con cura le parole

poi le silenzio per il suono

di un'altra lingua

per questo sentiero nostro

acuto e pugnalante

che non attenua gli urti

lascia il male così com'è

e accoglie tutte le ferite

come cani randagi

con improvvisate ciotole d'acqua

e parole poche smarrite

maldestre. Mani grandi

sorrisi abitabili.

Vivere è ospitare.




               Chandra Livia  Candiani  da    La domanda della sete




sabato 25 dicembre 2021

BALULALOW

 




                                                                Buon Natale !


 

                                                  frida



venerdì 24 dicembre 2021

NOTTE DI NATALE



                      " Gesù è tutto misericordia, è tutto amore: é Dio fatto uomo. "  ( Papa Francesco )





DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA


Il popolo che cammina nelle tenebre

ha visto una grande luce;

su coloro che abitavano in terra tenebrosa

una luce rifulse.

Hi moltiplicato la gioia,

hai aumentato la letizia.

Gioiscono davanti a te

come gioiscono quando si miete

e come si esulta quando si divide la preda.

Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva,

la sbarra sulle sue spalle

e il bastone del suo aguzzino,

come nel giorno di Mdìan.

Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando

e ogni mantello intriso di sangue

saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.

Perché un bambino è nato per noi,

ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il potere

e il suo nome sarà :

Consigliere mirabile, Dio potente,

Padre per sempre, Principe della pace.

Grande sarà il suo potere

e la pace non avrà fine

sul trono di Davide e sul suo regno,

che egli viene a consolidare e rafforzare

con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.



NATALI CHE PASSANO...

 


                                                      Capita... Buona Vigilia !



                                      frida



VIGILIA



                    " Su, vieni, se non vuoi perderti il meglio.

                    Oggi è la Vigilia".



                              Dino  Buzzati


giovedì 23 dicembre 2021

QUESTIONE D'INFINITO

 


                                                   Chi tu sia, chi io sia, cosa importa...





RACCONTAMI DELL'INFINITO


                   Sì

fatti strada in questo sangue.

Non devi aver paura di avanzare, tanto meno

di cadere su queste spine con cui a volte

cerco di scaldarmi il cuore.

Vieni piano, lento e dolce come suono d'arpa

che s'accende. Suonami il silenzio di un respiro

e muori, muto e vivo sulle mie labbra.

Circondami di occhi annidati sulla schiena

come fossero celle di un'arnia di operose api,

e - come vento - passami una mano fra i capelli.

Guarda oltre, non fermarti al desiderio dell'amore:

dentro te c'è un'immensità da esplorare.

Oltre me ... il bagliore di un sole che sfinisce

questo freddo inverno.


Chi tu sia, chi io sia, cosa importa a questo tempo

che non vede... che non sa ...


Raccontami dell'infinito... tu che puoi.




                                        frida



mercoledì 22 dicembre 2021

SOLITUDINE

 


                         " Chi ti guarda negli occhi e non sa che se piangi è per me..."




                                 Senza condivisione dello sguardo e dell'attimo,

                                 senza che insieme ci accenda e ci attraversi

                                 di quell'istante la tormentata luce,

                                 chiunque sia vicino a me... non c'è.




                                                       frida



TRA FILI DI LUCE

 


                                                                Migrando la tua attesa...




Albeggiano nella notte

tra fili di luce

in quel lento adagiare di neve


vegliando - il sonno di Natale.

Come angeli in coltre di nuvole

mi baciano il viso


e così lieve, il pensiero mio

si leva in cielo


in un volo di cigno

migrando la tua attesa.




                                             frida



UNA FIABA DI NATALE

 

LO SCHIACCIANOCI


Il 18 Dicembre 1892 debuttava al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, il balletto " Lo Schiaccianoci " di Petr Ilic Tchaikovsky, considerato uno dei capolavori del balletto classico.

Quest'opera porta da sempre sul palco la magìa del Natale, attraverso le avventure di Clara e dello schiaccianoci. La trama del celebre balletto deriva dal racconto " Schiaccianoci e il re dei topi " dello scrittore tedesco E.T.A. Hoffmann ( 1816 ); in seguito questo racconto venne riadattato dal romanziere Alexander Dumas, col titolo " Histoire d'un casse - noisette", ossia " La storia di uno schiaccianoci" ( 1845 ).

Per chi non la conoscesse, ecco il racconto della fiaba :




Le musiche di Tchaikovsky riescono a restituire alla storia l'aria spensierata dell'infanzia, unita a una malinconia intangibile. Ne lo " Schiaccianoci", il compositore russo crea la propria rappresentazione di un irraggiungibile paradiso perduto, che ancora oggi restituisce agli spettatori l' incanto del Natale vissuto nella prima infanzia.




                                  Tchaikovsky - Suites da lo " Schiaccianoci "



ILNATALE DI TUROLDO

 


                                                  Heiniken -  Pastorale per la notte di Natale





La tristezza di questi natali

Signore, ti muova a pietà.

Luminarie a fiumane,

ghirlande di false costellazioni

oscurano il cielo di tutta la città.

Nessuno più appare all'orizzonte :

nulla che indichi l'incontro con la carovana del Pellegrino;

non uno che dica in tutto l'Occidente

" Nel mio albergo, sì, c' è posto! ".

Non un segno di cercare oltre, 

un segno che almeno qualcuno creda,

uno che attenda ancora colui che deve venire...

Non attendiamo più nessuno!

Tutto è immoto, pur se dentro un inarrestabile vortice !

E' così - è Destino - più non ci sono ritorni,

né ricorsi: è inutile che vanga!

Tale è questa civiltà gravida del Nulla!

Ora tu, anche se illuso di credere

e figlio dell'ateo Occidente, segui pure la tua stella

- così è gridato per tutta la città dai vessilli -

segui, dico, la stella e troverai cornucopie vomitare leccornie,

o non altro che spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine...

Poiché è falso questo tuo donare ( è Natale! ),

falso persino stringerci la mano avanti la Comunione,

e trovarci assiepati nella Notte a cantare " Gloria nei cieli..."

Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillìo dei nostri presepi,

Francesco cantore di perfette, tragiche letizie :

pure se un Dio continuerà a nascere,

a irrompere da insospettati recessi :

là dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata:

dal sorriso forse di un fanciullo della casba di Daccà o a Calcutta...

Nessuno conosce la solitudine come il Dio del Cristo:

un Dio che meno di tutti può vivere solo!

Certo verrà, continuerà a venire,

a nascere, ma altrove,

altrove...




        David  Maria  Turoldo  da        Il sapore del pane