martedì 31 maggio 2022

LE GEMMAZIONI DI FRANCA ( La vita è adesso )

 


                            E cieli smarginati di speranza e di silenzi da ascoltare...




(...) Sei stanca. Stai facendo spuntare le gemme. Le scorze si frangono, non resistono più. Con gli occhi chiusi continui a lottare. La terra è una roccia, si sbriciola in ghiaia sottile. E' una parete e una porta. Continua a dormire. Le foglie si parlano fraterne. Dal cuore alla cima della chioma, stanno iniziando una frase per te. (...)



                      Franca  Mancinelli  da    Libretto di transito



IL DESIO DI SARA...( amore & morte)

 



       Luce che nella luce ama svanire...




Nata nel 1884, fu poeta molto famosa fra le giovani generazioni U.S.A. dell'epoca. La sua adolescenza trascorse tra problemi di salute che non le permisero di frequentare regolarmente la scuola pubblica, e amori che ( molto romanticamente ) credeva eterni, salvo scoprire più avanti negli anni la sua natura omosessuale, fardello forse troppo pesante per la sua mente fragile. Nel 1918 fu la prima donna a vincere il premio Pulitzer per la poesia, ma poi, disillusa e intimamente sofferente si suicidò nel 1933.





IL BACIO


Speravo che mi amasse,

e lui mi ha baciata sulla bocca,

ma sono come un uccello ferito

che cadendo il suolo tocca.


Poiché, pur sapendo che mi ama,

stasera il mio cuore è angosciato;

il suo bacio non era bello così

come l'avevo sognato.



                                          ***


CREPUSCOLO


Solenne si compi' nell'aria bruna

della tragedia il perfetto finale:

sparì la bianca stella verginale

della sera salì rossa la luna.



                                   ***


NON SONO TUA


Non sono tua, tu non mi sai annullare,

anche se a questo il mio essere anela:

perdermi come fuoco di candela

a mezzogiorno accesa, o neve in mare.


Tu m'ami, certo, e ancora mi seduce

il tuo spirito ardente, vivo sole:

pure, io resto io, colei che vuole

perdersi come lume in pura luce.


Oh, nell' amore fammi sprofondare,

strazia i miei sensi, fammi diventare

sorda e cieca in tempesta di tormenti,

tenue fiaccola tra maligni venti.



                                       ***


DEVI AMARMI COSI'


Tu devi amarmi con tutto il tuo cuore

o non darmi nemmeno un po' d'amore.

Misera cosa è un amore a metà :

non è né prigionia né libertà.


E' con l'anima che mi devi amare,

oltre che con il corpo, lietamente,

o ad un'altra il tuo amore dedicare

e me ne importerà meno di niente.



                                           ***


FINCHE' POSSO


Vento, grandine, pioggia tempestosa,

foschia che vela il giorno al suo languire,

d' anima e corpo ogni pena gravosa

finché posso vorrei per te patire.


E se potessi amarti t'amerei

perché in una notte infinita

presto si perderanno i giorni miei

e anche la pena mi sarà proibita.



                                          ***


L ' ULTIMA LUNA


Luna che s'assottiglia come piuma,

nuvola che nell'alba lieve sfuma -

luce che nella luce ama svanire

e dona ancora luce sul morire.



                                         ***


DOPO LA SEPARAZIONE


Ho seminato il mio amore così ampiamente

che egli lo troverà ovunque:

lo sveglierà di notte

lo abbraccerà nell'aria.


Poserò la mia ombra alla sua vista

e l'ho alata con il desiderio.

Che può essere una nuvola di giorno

e di notte un pozzo di fuoco.




              Sara  Teasdale       Trad. di Giada Saturno



lunedì 30 maggio 2022

LA PATRIA ( di Felix ) E' UN'ARANCIA



                                                    Isola di Cuba, sangue che non finisce...



" Tutte le nostre ragioni si trasformarono in errori, forse non erano altro che stupidaggini. Ci ingannarono. O, peggio, ci siamo lasciati ingannare da un folle e non abbiamo saputo intuire sin dal principio che in lui si nascondeva un tiranno. La cosa più evidente che abbiamo ottenuto è stata una scia di morti lungo questo cammino .Morti veri e propri, ma anche morti in vita, e a volte sono proprio questi ultimi, i morti più morti che esistano. Abbiamo affrontato tanti sacrifici inutili per realizzare un sogno che non sarebbe mai stato niente altro che un sogno. Dal 1959 ad oggi, tra gli altri sacrilegi, abbiamo fomentato l'odio tra fratelli, del padre nei confronti del figlio, nei confronti della madre e tra gli amici. E almeno io, Felix,soffro giorno dopo giorno, come non puoi immaginare, quando penso ai tanti cubani dispersi per il mondo, allontanati forse per sempre dalla terra che li ha visti nascere. Condanno me stesso come se fossi colpevole di aver iniettato il virus di questo disastro ai miei figli e a tanti giovani che oggi possono contare solo sulla miseria e sulla paura. Uno non merita di restare vivo, Felix, dopo aver sbagliato in questo modo; sono in debito con una generazione che oggi soffre così tanto e porto sulle spalle questo orribile peso. Povera Cuba, Felix, da un tiranno all'altro, da un abisso all'altro ".

Frammento di una notta che, nel 1992,Manuel Parrado ( Manolito ) scrisse pochi giorni prima di duicidarsi.




Candide puttane della mia patria



Candide puttane della mia patria.

lontano, da questa gigantesca Città vi saluto,

vi amo da lontano,

ragazze che sognaste come me un futuro d'oro

equamente ripartito.

Puttane mie

puttane filologhe ingegnere medico economiste languide

laureate

che si sono vendute a un italiano grasso padrone di un'officina meccanica

a un cuoco svedese

a un camionista messicano

a un canadese che taglia il prato nei giardini altrui

a uno spagnolo specialista in salsicce

a un portoghese spregevole

vi voglio bene puttane mie

vi voglio bene, canto per voi e sono il vostro difensore

ragazze

adolescenti

a cui noi genitori dicemmo che la fame mai sarebbe entrata nel vostro regno

e che era

problema di altre latitudini

a cui, noi genitori assicurammo

che quello che oggi vi possiedono per quattro dollari

erano miserabili senza valore per costruire un futuro senza disonore

a cui, noi genitori assicurammo

che avremmo cantato alle cinque della sera

ogni giorno

nelle colline che innalzavamo dove avremmo coltivato flauti e chitarre.

Puttane della patria mia

ragazze adolescenti laureate per progetti perduti

vi voglio bene

e vi invito a continuare ad amare

quando arriverà il momento.



                                          ***


LA DONNA BRUNA


Lontano dalla patria ho conosciuto una donna

che possiede un acquario

e che di notte si culla con il vento lunare.

Lei ti salvò dal freddo e dalla incommensurabile solitudine

nella immensa città dove nessuno ti amava.

Tu eri lontano dalla patria,

o per meglio dire avevi smarrito la patria

e i seni di questa donna te la fecero ritrovare,

i suoi intimi umori ti dettero gli ornamenti

delle bandiere della tua patria che avevi smarrito.

Lei scendeva quattro piani per vederti

nelle albe in cui tu non trovavi il luogo della bocca

e credo che ti amasse come si ama

uno spettacolo per lungo tempo ammirato e preteso;

il suo sesso somigliava alla torta che desideravi

quando eri bambino :

era tenero e croccante e sembrava appena tolto

da un forno tiepido,

il suo ventre somigliava alla patria

perché non avresti mai voluto abbandonare il suo calore,

una donna bruna con gli occhi che erano i più temibili sfidanti della notte

i suoi seni dovettero essere stati scolpiti da colui che seppe

seminare il nettare nella pietra.

Tu succhiavi i suoi seni come se fossero

l'ultimo mazzo di carte segnato.

Lei ti toglieva tutti i tuoi umori

e il tintinnìo della sua voce

ti ha fatto capire

che un giorno gli uomini si ameranno

in modo tale che la patria comincerà in un prato

e terminerà tra le gambe di una donna

e nelle mani di un uomo sopra queste gambe.

Era bruna e furtiva nelle mattine e prima di arrivare da te

già il suo sesso aveva assaggiato la rugiada.

Tu comprendesti che le sue natiche erano state toccate da Cristo

e per questo non sarebbero mai morte.

Era bruna come il sole che cade tra le montagne

nell'immensa città.



                                       ***


ISOLA DI CUBA


Isola di Cuba, 

quante chitarre sono state rotte in tuo nome,

quanti tiranni ti hanno violata dopo averti proclamata di nuovo donzella,

quante ragazze hanno morso la polvere del loro sogno

dopo che l'azzurrissimo mare si è fatto rosso col sangue dei loro amori

quanti bambini hanno perso i loro palloncini sotto il tuono garante di Giustizia.


Quante gonorree, quanti cancri

hanno depositato in te i tuoi salvatori

quanti, blandendo la rossa sfumatura della poesia,

hanno incatenato i tuoi occhi, hanno lanciato

in aerei di carta la menzogna di te come di una frutta di plastica.


Isola di Cuba, sangue che non finisce,

dove ti trovi in questa notte, dove

che i tuoi boleri non mi raggiungono,

dove che quelle donne non mi afferrano i timpani con le loro risa come

flauti che scoppiano, dove i negri che non giungono ansimanti,

noiosi,

sereni come serpi in fuga, dove

che le nere non mi assaltano con i loro culi come bastioni biblici?

E dove, dove queste mulatte

che sotto le nevi dei lampi consacrano l'ostia.


Dove,

amore mio,

in questa notte quando

mi fai male in tutta la bocca

quando

inutilmente

ti cerco nel lontano freddo.



                          Felix Luis Viera  da  La patria è un'arancia   Trad. di Giordano Lupi




domenica 29 maggio 2022

AH, L'AMOUR !

 


                                                         Mon amour puisque tu m'aimes... *




L' AMORE


Come il vento che trova

una fessura

e si infila nella casa

e scompiglia tutto

libri

bollette

poesie

così entra

nella vita

l'amore.


Niente è uguale a partire da allora :

quel caos

è la felicità.


Ma un giorno bisognerà riordinare.

Sei fortunato se non tocca a te.


    (  Karmelo C. Iribarren    da   Ondata  di gelo  )



                

                                 ***


TRINCEE


Sì, ho detto di sì.

Ho lasciato entrare

il cavallo di Troia.

Con lui il tormento,

il forestiero assetato.

Anonimo lui, apparizione.

La mia mano racchiudeva

gli oracoli,

la voragine.

La mia mano di linee,

millenaria e piccina

aperta a ospitare

l'odio e l'amore.

ho detto di sì.

Ho esposto

la mia tenda

sotto il sole.

Le mie orecchie sopportavano

le bombe e le ingiurie.

E la mia mano racchiudeva

una città morta

da non dimenticare.

Da allora,

un cervo attento al pericolo

mi abita.



        (  Carmen Yanez    Trad. di R. Marzano )



                                        ***


INDIZI


Come spostando pietre:

geme ogni giuntura. Riconosco

l'amore dal dolore

lungo tutto il corpo.


Come un immenso campo aperto

alla bufera. Riconosco

l'amore dal lontano

di chi mi è accanto.


Come se mi avessero scavato

dentro fino al midollo. Riconosco

l'amore dal pianto delle vene

lungo tutto il corpo.


Vandalo in un'aureola 

di vento. Riconosco

l'amore dallo strappo

delle più fedeli corde

vocali: ruggine, crudo sale

nella strettoia della gola.


Riconosco l'amore dal boato

- dal trillo beato -

lungo tutto il corpo.




               (  Marina Cvetaeva  da   Poesie   Trad. di.A. Zveteremich )

                



*   Canzone di apertura ad una trasmissione radiofonica di poesia.

Un altro tempo fa.



                           frida



EDUARDO & CHAVELA

 



                                                             L' amore è un'altra cosa...




L' AMORE E' UN'ALTRA COSA


L' amore è un'altra cosa, signori.

Ci si abitua all'idea 

fin dall'infanzia

che l'amore è una cosa favorevole

messa in endecasillabi, signori.

Però l'amore è tutto l'opposto dell'amore

con i seni di rana

e ali di porco.

Si misura l'amore solo attraverso l'odio.

Tra le righe è leggibile.

Si misura dalla banalità,

si misura l'amore con il metro d'ordinaria follia.

Tutto l'amore è sogno

- il miglior aureo sogno dell'argento -.

Sogno di uno che muore,

è un albero l'amore che dà frutti

dorati solamente quando dorme.



                                         ***


AMORE


La regola è questa:

dare solo l'essenziale,

ottenere il massimo,

non abbassare la guardia,

mettere i colpi a tempo,

non arrendersi

e non combattere corpo a corpo,

non scoprirsi in alcuna circostanza

né scambiare colpi con il sopracciglio ferito;

non dire mai " ti amo" sul serio,

all'avversario.

E' la migliore strategia 

per essere eternamente infelice

e vincitore

senza rischi apparenti.



                                            ***


PROFILASSI


Di giorno e notte si amano gli amanti.

Danno i sessi alle labbra e alle labbra i sessi.

Succhiano, baciano e leccano,

commettono coi corpi tutte le indiscrezioni

di amoroso rigore,

lubrificano, bagnano, mielano, riconoscono.

Ma alla fine dell'assalto

si lava ognuno i denti col proprio spazzolino.

                   ( Tabernarios y eroticos )




                      Eduardo  Lizalde   da     Tutto l'amore è sogno Trad. di E. Coco



UN SORRISO DENTRO AL PIANTO

 


                                                        Io sono tutto l'amore che ho dato...           




E' SPECIALMENTE NEL PIANTO


E' specialmente nel pianto

che l'anima manifesta 

la sua presenza

e per una segreta compressione

tramuta in acqua il dolore.

La prima gemmazione dello spirito

è dunque nella lacrima,

parola trasparente e lenta.

Secondo questa elementare alchimia

veramente il pensiero si fa sostanza

come una pietra o un braccio.

E non c'è turbamento nel liquido,

ma solo minerale

sconforto della materia.




                   Valerio  Magrelli   da  Poesie ( 1980 - 1992 ) e altre poesie



sabato 28 maggio 2022

LA SCELTA DI EDNA

 


                                                                  Puoi benedirmi...




SO QUEL CHE VOGLIO E HO FATTO LA MIA SCELTA


So quel che voglio e ho fatto la mia scelta;

il mio destino non sei tu a deciderlo:

che tu mi ami o no non ha importanza,

alla fine : di me rispondo io.

La tua presenza, i tuoi favori, tutto

ciò che m'hai dato, adesso puoi riprenderti :

c'è tra la tua bellezza e il mio cuore

qualcosa che non riuscirai a confondere

né a tradire. Vorrei che tu capissi

che nel mio più segreto desiderio

sogno sempre il tuo bacio; ma non chiesero

di bere ancora quelli che languivano

nei deserti del Sud: puoi benedirmi,

ma non piegarmi dopo avermi amata.



                    Edna  St. Vincent Millay    Trad. di Silvio Raffo



venerdì 27 maggio 2022

DISABILITA'

 



                                      " Sono un uomo con una disabilità evidente

                               in mezzo a uomini con disabilità

                               che non si vedono"



                                                 Enzo Bosso

                    


VERONIKA : LA SLOVENA IN POESIA

 


                                                            Rembrandt  -  Autoritratto





REMBRANDT VAN RIJN, AUTORITRATTO 1669


La fronte nuda è la parte più chiara del dipinto.

Lo sguardo è come affaticato, laconico,

il  berretto e i grigi capelli scompaiono nel buio dello sfondo -

il maestro è vecchio, la moglie e i figli sono morti,

gli averi venuti meno, i preziosi dipinti

venduti per poter pagare i creditori.

Di lui parlano al passato,

gli ordini sono pochi, sempre più

sono presenti i marroni e i grigi.

Anche se il maestro sa che è tutto

allo stesso modo instabile e irreale,

continua a sentire il dolore e la disillusione.

La sua esistenza si è fatta piccola,

l'ampiezza del braccio e dei pensieri si è fatta più corta, non può

fare altro che dei piccoli passi.

Tratto dopo tratto. Spesso senza un fine,

senza senso. Quando si ferma, per un attimo fissa

se stesso, i suoi volti dipinti -

da qualche parte nel fondo degli occhi trova

un mite e - malgrado l'amarezza - indulgente 

sorriso? L'arte è questo :

non offuscare gli occhi, piuttosto,

in mezzo al buio, ritrarre

l'inattesa sorgente di luce.



                                         ***


SASKIA


Ritrarre quella donna, la moglie,

la sua soffice pelle, il suo odore

prima che si lavi dopo una giornata faticosa,

come irradia calore da ogni movimento,

dove le parti del corpo si attaccano fra loro.

Il modo in cui si annoda i capelli,

come ogni tanto le scappa un ricciolo, come

sorride. Come le tremola

il petto dal riso, come quando fa l'amore e come dopo.

Come mentre dorme non si accorge che abbozzi i suoi segni

sui cuscini, le sue rughe, tutti i momenti

di una piccola esistenza raccolti

nel bacio fugace di un raggio di luce sulla pelle.

Le tracce dei bambini partoriti sul suo ventre,

e di quelli non partoriti e presi troppo presto da Dio

negli angoli della sua bocca e degli occhi,

nel taglio, nel modo in cui distoglie lo sguardo

un attimo prima dell'alba, o quando di nuovo finisce il giorno

e la tristezza ha la fredda, infrangibile lucentezza dell'acciaio.

Ritrarre ciò che ti sta davanti, anche lei

che non ti ha ancora lasciato. Finché morte non vi separi.

Comprendi ciò che serve? Attraverso ciò che hai,

attraverso il volgarmente nudo carattere descrittivo,

esalti tua moglie, esalti la destrezza delle sue mani

e la luce. Esalti anche l'oscurità e le ombre,

per esse la tela diventa un dipinto.

Per esse il tempo diventa vita.

Ciascuna ora e movimento del pennello sono solo in prestito,

appartengono al signore della luce e dell'ombra,

alle cose visibili e invisibili.

Giusto è che a ogni ora del giorno

senza posa prendi in mano il lapis

e con una rete di linee che aumentano sulla carta

testimoni la luce oltre il tempo,

le figure al di qua delle ombre.



                                    ***


LEA, FIGLIA DI LABANO


La guardo mentre mi dorme accanto.

Non conto le pecore per dormire,

desto per l'esaurimento.

Sette mesi e sette anni.

Migliaia di occhi di pecora,

mucchi di lana bianca e pezzata.

Di me ha fatto un uomo.

Non parlo del corpo,

seppure conti anche

che ti accolga in un abbraccio.

Né tuo padre né tua madre ti insegnano

a pretendere te stesso per te.

Prendere per te un pezzo di mondo,

invocare con la mano : E' mio!

Chinare il capo e sfaticare ancora,

mentre il desiderio si prende una parte della tua libertà.

Perché impari a dire sì oppure no

e tenere fede alla tua parola.

Essere uomo. Amare il proprio lavoro. La propria moglie.

A volte soppesare la vita e la morte.

La casa e i doveri.

Quando sono disteso e conto le mie benedizioni,

le pongo la mano sulla spalla.

Non c'è  stato tempo per spartire

il cuore con qualcun altro.

Dicono che la voce interiore, se

non l'ascolti, zittisce. 

Non rimpiango le ore né i giorni

accanto a lei. Domani

mi sposerò con Rachele.



                                      ***


CHE TEMPI SONO MAI QUESTI


La vulnerabilità si trasferisce negli

ospedali nei confessionali nelle stanze da letto.


Ha bisogno della vicinanza della morte,

dell'impotenza o almeno di una saltuaria perdita di dignità.


Ha bisogno dell'increscioso silenzio di un'intimità imposta,

ebbrezza o sostanze stupefacenti, affinché


le parole le sfuggano

e come un tagliacarte


squarcino 

il ventre del trantran quotidiano


e salvino ciò

grazie al quale la vita sembra vera.




                    Veronika   Dintinjana   Trad. di Michele Obit




giovedì 26 maggio 2022

THINK OF ME

 


                                                                Il fantasma dell'opera




                                                      OVVIETA'


                                              Mi manco,

                                             nelle ovvietà insaziabili

                                             della rassegnazione,

                                             e mi cerco nei paradossi

                                             dove l'amore

                                             non so più cos'è.


                                            Non c'ero prima d'ora

                                            oppure è solo ora

                                           che so di non esserci?




                                                     frida 



COME UN GRIDO PURO ( Il vento soffia ancora...)

 


                                                  Le mie mani mantengono le stelle..




LE MIE MANI MANTENGONO LE STELLE


Le mie mani mantengono stelle,

afferro la mia anima perché non si spezzi

la melodia che va di fiore in fiore;

strappo  il mare dal mare e lo pongo in me.

E  il battere del mio cuore sostiene il ritmo delle cose.



                                     ***


LUNA


La luna colma la terra di miraggi

e le cose hanno un'anima vergine;

il vento ha svegliato tra i fogliami

una vita segreta e fuggitiva

fatta di ombre e luce, terrore e calma

che è il perfetto accordo della mia anima.



                                         ***


MARE


I

Di tutti gli angoli del mondo

amo d'un amore più forte e più profondo

la nuda spiaggia in estasi e la duna

dove mi unii al mare, al vento e alla luna.


II

Odoro gli alberi la terra e il vento

che la primavera colma di profumi.

Ma io vi voglio solo e solo vi procuro

la selvaggia esalazione delle onde

in ascesa verso gli astri come un grido puro.



                                 ***


LE FONTI


Un giorno spezzerò tutti i ponti

che legano il mio essere, libero e totale,

all'agitarsi del mondo dell'irreale,

e calma salirò alle fonti.

Andrò fino alle fonti dove dimora

la pienezza, il limpido splendore

che mi fu promesso ad ogni ora

e nel volto incompleto dell'amore.

Andrò a bere la luce e del sole il sorgere,

andrò a bere la voce della promessa

che a volte come un volo mi attraversa.

E là compirò tutto il mio essere.



                                      ***


Trasferire il quadro il muro la brezza

il fiore il bicchiere la lucentezza del legno

e la fredda e vergine liquidità dell'acqua

nel mondo della poesia terso e rigoroso.


Preservare da decadenza morte e rovina

l'istante reale di apparizione e sorpresa.

Serbare in un mondo chiaro

il gesto chiaro della mano sopra il tavolo distesa.




               Sophia de Mello Breyner Andresen  da  Come un grido puro  Trad. di F. Bertolazzi



mercoledì 25 maggio 2022

GIULIA, LA RAGAZZA DEL FUTURO



                                                  Non amo il lato esposto alla rinuncia...




Quel che gli dovevamo

erano le piccole cose:

i lupini alla fiera

crescere in altezza.

Ma non ricordo il rumore del dovuto

se penso a te, uccellino,

le grandi cose le abbiamo tenute

senza dovere, ma precisamente

sempre nella tasca di destra

come ci hanno insegnato

con le cose volute:

a portata di dita.



                                    ***


Ogni cosa ha un cognome

le malattie iniziali grandi

e io non amo il lato

esposto alla rinuncia.



                                      ***


Vorrei avere una sardella in bocca

mangiarne gli occhi senza accorgermi

tanto è piccola e bianca

come un'unghia neonatale.

Indistintamente nutrirmi

di merda fegato e reni

tutto in porzioni moderate.



                                      ***


Piango e piango insieme

in un connubio di polenta e crisi

come la vespa velutina

con le ali snelle che sono terribili

e la voglia mattutina

di abbatterti, cavallo.



                                          ***


Hai il sonno dei bambini

pesante e assente;

si addormentano sui ciottoli

crollano sporchi

con le maniche alzate

a livelli diversi

e il sugo sulla felpa

gli occhi vischiosi, diabetici.

Chiudi casa, sei veloce

entro dove manca

il silicone che non metti.




                 Giulia  Fuso    da   Le rimanenze



POESIE DI WILCOCK

 


                                              L' amore ama il silenzio, la solitudine, il mare..




AMANTI


L' amore che fa dolce chi aspro era

non si concede ai gregari.

L'amore che ordina le varie percezioni

non resiste alle musiche volgari.

L' amore che fa azzurri l'acqua e l'aria

non può tutto transustanziare.

L' amore che dà senso al mondo esterno

ama il silenzio, la solitudine, il mare.


Tu, fuso di fuoco interno,

casta rosa radioattiva,

che il transitorio in eterno

muti nella fiamma viva,

effluvio della materia

per te spirito rifatta,

e della nostra miseria

singola ricchezza astratta,

tu brace di ghiaccio emani

la tua immortalità

solo a chi ha pure le mani

dalla comune viltà.



                                        ***


VIENI CON ME NON DICO, DICO PORTAMI


Vieni con me non dico, dico portami.

Davanti a un Santo o a una Madonna, chi

direbbe " Vieni, andiamo in Tunisia? ".

Ma se l'immagine se ne andasse in giro

chi non vorrebbe accompagnarla, chi?

A trenta metri vedo molto bene,

vorrei seguirti sempre a trenta metri,

e a volte, presso un fiume o una fontana,

avvicinarmi a tanto irraggiamento,

se dormi, se riposi, se sorridi,

per poi la sera chiudermi nel buio

e accertare che splendo anche da solo,

che al di sopra del registratore

col nastro inciso con la tua voce

si addensano apparenze luminose

che in altri tempi si chiamavano angeli,

forme sospese, spiriti apprendisti

che da te vogliono in quei rari paraggi

imparare purezza e tenerezza,

ritegno, verità e altre arti angeliche

mai viste insieme, né in quei luoghi né altrove,

o come si asservisce una nazione

abbassando le palpebre, semplicemente.



                                  ***


LA COSTRUZIONE DELLA MORTE


Come ogni re si fa una reggia nuova

ognuno deve costruirsi una morte

per sé e per i suoi cari.


Un padiglione di diporto o caccia,

un mare verde senza avvenimenti

o un luogo di penitenza.


Nessuno tollera la decomposizione

dell'anima che non può pensare

fuori dal corpo vivo.


Tessuta di materia e di parole,

dove vai così fragile e labile,

anima quando muori?




                    J. R. Wilcock   da      Poesie


ANNA AL BUFFET CON LA MORTE

 


                                                 Porto i miei ricordi al forno crematorio...





Ho lasciato

 la mia vecchia pelle

sul binario morto

 di un vecchio salotto

con carta da parati

rosso damascato

e un seggiolino

per pianoforte.


Le pareti sdentate tre quadri sì

e uno no, cornici vuote

segni di orologi a muro.


Il telefax sulla sedia

la spia lampeggia

danno la fibra al ribasso.


La morte, seduta su un gradino,

si lima le unghie pensando

a come fosse bello lavorare qui.



                                        ***


Porto i miei ricordi

al forno crematorio

bruceranno un poco

alla volta

mi restituiranno 

ceneri di parole:

il mio nuovo corpo.



                                   ***


Il tuo vecchio corpo

si è sporto al lavandino

per vomitare la vita;

avevi chiesto la sedia a rotelle

per respirare alla finestra

dicono che lì seduta

fossi contenta come una bambina.



                                        ***


Non amandoti 

nemmeno in morte

ti hanno sepolta sola

a pochi metri dalla famiglia.



                                        ***


" Una candela 

- ha detto -

una candela che si spegne".

Non ho avuto il coraggio

di aiutarti ma la coperta sì

quella bianca

quella di lana

- te l'eri fatta ai ferri

ottant'anni prima -

con quella sì

ho coperto il tuo 

vecchio corpo

come mi avevi chiesto.


Della morte dicevi sempre

stringendoti nelle spalle

" Che freddo farà in terra, che freddo farà ".




                         Anna  Toscano   da  Al buffet con la morte



martedì 24 maggio 2022

POETE DEL '900 ( Ada Negri )

 


                                                                    Ada  Negri



IL MANDORLO


C'era un  mandorlo, che fioriva

ogni aprile, in un orto ch'io so.

Quando era tutto un biancore,

le nubi, dall'alto, pensavano 

che una d'esse fosse caduta.


Intorno, case di poveri

con logge garrule, e stracci

appesi ai ferri; e un gran ridere

nei cortiletti, di bimbi;

e suonar d'organetti, al crocicchio.


Contar volli i fiori del mandorlo

una volta ( ero innamorata ).

Ma forse si contano i bimbi

dei poveri, i baci, le stelle

del cielo, le gocce di pioggia?


Morto è l'albero di giovinezza

e sta per morire il mio cuore.

O Aprile, non fare ritorno:

vano è il tuo ritorno, se chiusi

per sempre son gli occhi del mandorlo.



                                       ***


PRESAGIO


Quando avanza il febbraio, e ancor non ride

primavera  ma più non piange inverno,

ti trasfiguri; e l'ansia hai della zolla

che si risveglia e riconosce il sole.

Timido è il sole di febbraio e nudo

come un povero: pur, nel suo tepore

ramo di pioppo e ramo di betulla

già crede aver le fronde. E tu con essi 

lo credi : già le vedi: in te già senti

gonfiare i bocci che saran domani

roseo di peschi e bianco di ciliegi :

pungere in te già senti anche le spine

del rosaio, vermiglie come il sangue.

O fortunata, se goderti prima

puoi sì gran doni, che nel chiaro aprile

saran di tutti ! Gusta il tuo segreto

il sapore di latte delle gemmule

non vive ancora: pratoline e mammole

raccogli,fin che non sian nate e mano

capricciosa le brancichi,, e tallone

duro le schiacci!


Così tu, nel tempo

della felice adolescenza, ardesti

d'amore in sogno; e quando giunse il vero

non fu sì bello: o donna, e se un ricordo

or ti volge indietro, è di quel sogno.



                                              ***


LA VOCE


Ero sul punto in cui son chiusi ancora

gli occhi, ma la memoria a noi ritorna.,

quando una voce mi chiamò nel sonno.

Voce di spazio; e pur parea venire

da una bocca vicina alla mia bocca,

e mover l'aria presso il mio respiro.

Diceva : " Ada, Ada" soltanto, in due 

note d'irresistibile dolcezza.

Oh, non nel mondo. Oh, non v'è più nessuno

che mi chiami, nel mondo. Una celeste

serenità rideva in quella voce

così mutata di quand'era in terra

a parlarmi d'amore. E nel mio sonno

io non la riconobbi, e non risposi.


Ma tornerà. Venuta era per dirmi

( più vi ripenso, e più lo credo, in cuore )

che l'ora viene: ch'io sia pronta ; e nulla

porti con me, fuor che l'ardore antico.

Io sono pronta. E sol per la certezza

di risentir da quella voce il mio

nome, or vivo; e seguirla. E il corpo resti,

che tanto pianse; e lo raccolga l'alba.



                                       ***


LE FOGLIE DEL ROSAIO


Amo le foglie del rosaio, quando 

spuntan, verdi non già, nell'aspro marzo,

ma d'un rosso di porpora, venato

di sangue se vi splende a tergo il sole.

Tali son forse i rami dei coralli

nell'intrico di nobili foreste

sottomarine; ma il rosaio in terra

li vince con la sua bellezza viva

che in un'altra bellezza si trasforma

di dì in dì. Le foglie a mezzo maggio

larghe e verdi saranno, ed innervate

di forza; e il ramo - in vetta -avrà il suo fiore.



                                       ***


RISTORO


Peso immoto di nubi

che mi spossava, or s'è disciolto. All'ombra

del boschetto di querce su le spesse

fronde tamburellar sento le prime

gocce di pioggia. O senso

di liberata, rorida freschezza!

Dolce. Più dolce quando sulle mani

e sul volto proteso alcuna stilla

ricevo.


Piovon su di me le gocce

rade ma grevi, diacce e ardenti insieme,

nell'ombra verde. E le mie mani e il viso,

e- non so come - il cuore,

hanno acerbezza e purità di foglia.




                                Ada Negri  ( 1870 - 1945 )