Fa freddo staccarsi da sé
Da questi testi brevi ed essenziali trapela un Io vigile e accorto, che controlla con attenzione ogni aspetto della scrittura: dalla metrica, alla sintassi, al lessico, così che la poesia finisce con lo scaturire da un felice connubio tra la sfera emotiva e l'intelletto. Nell'incontro fra luce e ombra, l'autrice dà vita a suggestive evanescenze, a immagini impalpabili, flash non perfettamente messi a fuoco, quasi reminiscenze di sogni o reperti di memoria che affiorano nella loro labile sostanza. Siamo - di fatto - di fronte a una poetica dell'astrazione, dalla quale gli oggetti del quotidiano sono pressoché assenti. Della medesima e rarefatta inconsistenza non è esente la dimensione corporea; eppure il corpo rivendica - di tanto in tanto - la propria carnalità, ma questa viene pronunciata con la medesima pacatezza, senza alzare il volume della voce : ecco - allora - che viene sussurrata l'irruenza dei colpi inferti, dei nervi che sussultano, dell'impeto ansimante dei respiri. Tale propensione ad astrarre si lega ad una percezione del mondo diversa dall'usuale, che può generare un senso di incomunicabilità; e la solitudine è un atto di nascita e di rinascita, è il dolore necessario del lasciar andare parti di sé che si rifrangono in volti incontrati lungo il cammino, sulla linea del tempo che congiunge l'origine al dopo; un tempo reso - a tratti - immobile dal potere dello scatto, dell'istantanea che ferma l'istante, fissando sul foglio bianco quella parola destinata a scivolare nel silenzio e nel vuoto.
Non sempre i nostri corpi hanno una notte
precedente. Chissà se alla tua casa
basterà mai il silenzio del mare
quando non l'accompagnerà più
il nostro nudo e continuo chiamarci.
Pulsa, bandiera al vento, la tua pelle.
***
Qualcosa è successo : come quel giorno
di Sicilia i capelli intrappolati
tra le ciglia suggerivano forse
il sentimento: più di ciò che siamo,
di accorgersi della solitudine
nell'essere impotenti a se stessi
tra i rumori sordi delle palpebre.
***
Lasciar andare la terra è cullarsi
in altri luoghi, è precipitare al di là
di noi stessi, l'aspetto soffocante
del conoscersi, il primo desiderio.
***
Tornare allo stesso sogno di prima
ci fa sparire nel paesaggio
mattutino : nel gioco di un fremito
sorprendo il sussurro dei nervi,
tutto quello che trema in questa stanza.
***
Quando la mia ombra ti entrava negli occhi
faceva rabbrividire, lecito
custode, ogni altra cosa scompariva
e alla memoria non restava altro che
il cielo in terra, e ciò che non si dice.
***
I giorni passati sono ormai veglie
consacrate, lo è il fuoco prematuro
in questa casa; nel suo crepitare
vi è come una premura : la suprema
grazia di una parola udita, e basta.
***
Capitava che la risposta fosse
il cielo stesso, le ombre che formava
ondulate di noi interi e senza mai
del tutto lasciarsi comprendere.
***
Fa freddo a essere vigili nel mondo
di veglia e più vigili su una terra
che dorme : fa freddo a staccarsi da sé,
scossi anche noi dormienti dal vento
che passeggeri ci solleva appena.
Carola Allemandi da Sembrava il sole
Notturno 023 di Carola Allemandi
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