ATTESA
Stanze ingiallite, donne anemiche
le sere senza luce, figure inverosimili.
passavano, passavano accanto a noi e noi non volevamo più
conoscerli.
Questi uomini chi li ha abbandonati, perché ci hanno
assassinato il sole?
Le sere sempre senza luce, la nebbia ci piantonava.
Ignoti rumori perduti, bambini che piangono a mezzanotte
e una lontana amara armonica che ferisce sempre lo stesso
motivo
( Forse Oscar, Thomas o Hans Bauer da Norimberga )
Notti innumeri vegliavamo, vegliavi con noi.
a Parigi, a Londra, a Leningrad, nella mitica Belgrado.
Cosa tenevi nelle tue mani, dove la tua voce ci chiamava?
Noi ti aspettavamo senza mai flettere e le sere erano sempre
senza luce.
Nelle stanze ingiallite si aggirava la tua ombra incerta
ci indicavi sopra le lacrimose finestre una estrema speranza
un lampo nelle notte, una Primavera infuocata.
E noi vegliavamo la notte e vegliavi con noi.
a Parigi, a Praga, a Leningrad, nella mitica Belgrado.
Nelle nostre mani violentemente manipolavamo un'estrema
goccia di vita.
E invano ti abbiamo atteso.
***
ADESSO
Adesso non rimane null'altro le nostre due - tre parole in un
angolo della strada
molto in fretta non ci fu tempo per così insignificanti
indefinitezze.
Non dimenticherò che avevamo degli amici e un giorno non
li abbiamo più trovati.
Forse più pesante divenne la nostra mano, avendo un giorno
maggiormente
percepito il mondo.
Adesso, superfluo ogni discorso, ciascuno meno
degno dell'altro.
I suoni,i colori, la sensazione gridano con un nuovo
significato.
Abbiamo imparato la necessità dell'amarezza e compatito
l'altro e imparato
a temprare la nostra memoria e approfondire il nostro cuore.
Adesso ormai chi abbasserà la testa in vane suppliche:
queste due - tre parole rimaste incompiute forse un giorno
non si compiranno mai.
- Cosa mai finirà e mai diremo che è finito? -
Qui tutto si misura senza pietà, vogliamo amare senza limiti.
Adesso ormai non s'è ristretto il nostro braccio per
accogliere tutti gli uomini.
***
UNA VOLTA...
Una volta erano i laghi infelici dell'estate
le scaglie iridescenti sulle battute dei nostri remi
i crepuscoli agostani delle pende dell'adolescenza
le primissime stelle che rabbrividivano nel cielo.
Una volta erano i giardini squisiti della sera
il denso fogliame al piccolo crocevia
tante canzoni come sussurri nelle notturne attese.
Tu ed io parlavamo delle ultime pioggerelle della Primavera
di qualche libro chiuso gettato sull'erba
di una sensazione venuta per diventare morte
di una infinita poesia che la nostra gioventù sfogliava.
Un giorno conquisteremo questa nostra perduta visione
quando non più il tuo sonno tormenteranno gli incubi della malattia
sopra le nostre mura scagliando un grido di sacrificio.
Un giorno la conquisteremo, sarà nuovissima l'adolescenza
quando i laghi saranno diventati trivi per i cuori degli uomini
e sciabolate scintilleranno nei colpi dei nostri corpi
conquisteremo quel crepuscolo agostano del dolore
fuorilegge.
Le primissime stelle che benedicevano il nostro ardire
i giardini squisiti con le rose recise dai nostri figli
sparse ed estranee nel piccolo crocevia
con le canzoni dell'Estate calde nella carne della nostra
passione
col libro che parlava di te, di me, di colui che ti è accanto
con una indomabile sensazione venuta per diventare Vita
con la Poesia divenuta Amore.
Manòlis Anagnostàkis
Le poesie presentate non risultano inserite in nessuna raccolta: sono del tutto sconosciute se si pensa che sono state pubblicate una sola volta negli anni 1945 - 46- 47 nella rivista anti regime " Lettere libere" poi eliminata e letteralmente scomparsa.
Sono state ultimamente ritrovate dallo studioso e ricercatore Vassos Vofnvas e tradotte da Crescenzo Sangiglio.
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