venerdì 30 aprile 2021

E' PIU' FORTE LA VITA IN BIAGIA

 


          Anche il tempo perduto, anche il tempo sbagliato ci risponderà...




LA CALMA NOTTE ARRENDE LE COSE


La calma notte arrende le cose

i nostri giorni passano nel vento,

io scorro sul tuo corpo

e come luce mi rifletto.



                                             ***


SOLA CAMMINO


Sola cammino alla fine del mio giorno,

i baci avevano terra spiga mare

forse in me cresceranno

in tanta terra spiga mare.

Amore, pazza attesa, fissa luna tu sei,

ma inutile è sperare

se il cuore non risponde

e l'eco di un bacio non ha suono.



                                             ***


SONO TERRA


Sono terra che uomo ha scavato.

Ora porto radici di albero e fiori.

Sua sarà l'uva e la spiga

perché il seme più alto germogli.



                    Biagia Marniti   da    Più forte è la vita



giovedì 29 aprile 2021

VIDA AVIDA DI ANGEL GUINDA

 



                                                                  Siamo gocce di sete...



" Come succede sempre nei casi di grande poesia, Angel Guinda affronta i temi classici più ricorrenti, come il tempo, l'amore e la morte. Allo stesso tempo, la sua attenzione si dirige all'esplorazione metapoetica. E per quanto possa sembrare scontato sottolineare la vastità di questi interessi, in realtà non lo è : basti pensare a come, nel nostro attuale contesto, vengano esaltati il nonnulla magniloquente e l'originalità priva di contenuto, in un atto di onanismo creativo che confonde il verso con lo spasmo, la letteratura con l'opportunismo dello spot. In maniera diversa invece, il nostro autore affronta la propria scrittura da una preoccupazione per l'umano, esasperata fino all'estremo della rottura del soggetto poetico; fino all'implosione stessa dell' Io lirico ".  ( Pablo.L. Pinilla )





LA TUA BOCCA VERTICALE

La tua bocca verticale mi espulse di sbieco

e non ha smesso il tuo sangue di gorgogliare;

più di quando su un tavolo si rovescia una bottiglia,

il suo interno si sparge.

E quel sangue non può coagulare

se non nel mio petto,

in quella pompa- muscolo che chiamano cuore

ed io taverna.

Bevo mosto di nascita,

nero alcol specchio della tua assenza.

E' tutta la vita 

che bevo figlio non fermentato,

che mastico la madre nel mio vino.

Tutta la vita ubriaco di solitudine

a ingurgitare morte.



                                                  ***


POSTUMO


Mi son bevuto la vita.

La sbornia

ha lasciato sulle mie labbra

un turbine di disprezzo

e nello sguardo

tutta l'assenza della lontananza.

Convivo con la morte.

Una notte,

al posto di macchie su un foglio

e un rumore di parole martellanti

sbalzate contro la dentatura,

ti lascerò la luce del mio silenzio,

pulito come la tovaglia spiegata al sole.



                                         ***


PER PERDURARE


Senza perdere di vista il cielo,

che la terra ti guardi

e che tu possa vedere il mare.

Che in te quanto è nascosto 

sia presente,

quanto è morto, vivo;

qual che deve nascere, nato.

E la tua impronta dia frutti,

sulla riva del tempo.



                                               ***


REGOLE DEL GIOCO


Quando si è molto giovani

si vive quasi senza rendersi conto.


Quando si è meno giovani

si capisce quanto è duro vivere.


Quando si comincia a invecchiare

si fa il conto di tutto quanto si è vissuto.


Quando ormai si è vecchi

si evita l'idea della morte.


Quando si annebbia la vista

tutto appare definitivamente chiaro.



                                          ***


I MANDORLI IN FIORE


Ogni anno

l'arrivo della primavera

mi fa più male.


Vado in campagna:

i mandorli sono in fiore,

ma io no.



                                              ***


LA PORTA DEL SILENZIO


Siamo gocce di sete,

echi di uno splendore.


Di fronte al mare tutti tacciono.




                Angel Guinda   da      Vida avida   ( Trad. G. Bazzocchi)



mercoledì 28 aprile 2021

IL PROBLEMA DI UNA DONNA

 



                                                                  Donna con te





PROBLEMA


Calcolare

( dato il prodotto della moltiplicazione delle carezze

il numero di battiti d'ala al secondo con cui la passione

compensa il peso dei corpi

la velocità acquisita al pensarci

la resistenza dell'aria a tutti i nostri tentativi di volare

l'intervallo ammissibile tra la temperatura massima e la

temperatura minima del desiderio

le intermittenze con cui costruiamo la nostra continuità

il margine di errore tollerabile per un ingresso simultaneo

nell'oblìo che sai

le probabilità di recidiva dovuta a difetto di ricordo

la maggiore o minore necessità di un dessert metafisico al

banchetto carnivoro

la percentuale di limature trucioli scaglie che possono essere

riciclati sul posto

la forza di gravità di ogni allegria

e la curva asintotica al più stellato soffitto )

la condizione necessaria e sufficiente di questo amore.



           Ulalume  Gonzàles de Leòn  da  Material de lectura



martedì 27 aprile 2021

UGUALE A LEI ( risposta ad Anise )

 


                                                               She   ( Uguale a lei )




A MIA MADRE


Mi hai riempito la bocca 

di parole

che non conoscevo.


A che sono servite?


La lingua di un tempo

non è quella di oggi.


E anche il tuo sangue

che mi ha segnata

alla nascita

non è restato il tuo.



                       Anise Koltz   da      L'inferno brucia




ANISE KOLTZ, LA SOMNAMBULE

 



                                                    La crudeltà del tuo fuoco mi gonfia...



"La lingua di Anise Koltz è chiara, veloce, tesa, compatta. Viene dal buio e dallo smarrimento, si muove in un presente che è insieme passaggio ed eternità. Si inerpica incontro a verità insolubili, dense e rapprese come enigmi, porta in sé la totalità degli eventi, non smette un solo istante di porre domande, di azzardare risposte. Nei componimenti brevi, tagliati come epigrammi, come percezioni rapprese, cielo e terra e mare e pianeti e galassie, umani e bestie e foglie, sono visti e chiamati per un accordo forse impossibile ".
( E. Pecora )




IL POETA

Scrivendo

mette in moto l'eternità

e invita la morte

a mangiare versi.


                                          ***

Ho ereditato dal mondo

un serbatoio di parole

che si esauriscono rapidamente.


Con quel che resta 

attendo chi o che

mi ucciderà.



                                        ***


Oggigiorno

mentre Dio  uccide

dissimulando i suoi crimini

in paesi lontani


la televisione è là

per svelare gli ossuari.



                                            ***


La mia pelle odora

di cortili umidi

di campi abbandonati.


Mi sporgo 

sul bordo del mondo.


Ma tu non sei da nessuna parte.



                                     ***


LA MIA EFFIGIE


Prendo senso in te

marcando la mia effigie

nelle tue viscere.


La incido

nelle tue ossa.


Iscrivo sul tuo corpo

il mio epitaffio.



                                       ***


PEZZO D'UNIVERSO


Succhio nella tua bocca

un pezzo d'universo

senza smuovere il sole

né la terra ai miei piedi.



                                          ***


TRASGRESSIONE


Tocco la tua pelle

come se sfogliassi

un libro di salmi.


Trasgredisco la tua morte

ora come vittima

ora come carnefice.



                                          ***


TU MI DISSODI


Tu mi dissodi

e mi getti il seme d'ortica

tra le gambe


la crudeltà del tuo fuoco mi gonfia

ma ripiego nel mio sangue

col ventre aperto

ti spopolo.




                            Anise  Koltz    da    Il paradiso brucia



LOLA, L'ANARCHICA

 


                                         Io sarei un fanale sulla tua fronte, Lavoratore...




ALTITUDINE


Mi chiedo

come sarebbe con te qui,

dove il vento 

che ha scosso via da sé la polvere nelle valli,

ti tocca pulito

come una mano appena lavata,

e il dolore

è come il desiderio remoto di cose monotone,

e la rabbia non è che un piccolo silenzio

che si inabissa in un grande silenzio.



                                                 ***


IL VENTO CHE SORGE NEI VICOLI


Vento che sorgi nei vicoli,

il mio spirito si solleva in te

come una bandiera che ondeggiando

si libera da mura bollenti.

Tu sei pieno di sogni intatti.

Tu sei carico degli inizi.

C'è speranza in te - non dolce - acre come il sangue in bocca.

Entra nella mia agitata polvere

disperdendo la pace di vecchi morti,

vento che sorgi nei vicoli

e porti la sostanza della fiamma.



                                              ***


CITAZIONE


L a mia bambola Janie non ha vita

e il suo corpo è  come una vasca con i piedi sopra.

A volte la picchiavo

ma poi la baciavo sempre.

Quando avrò baciato tutta la vernice dal suo corpo

legherò un nastro su di esso:

quindi non sembrerà squallida.

Ma deve essere blu -

non deve essere rosa -

il rosa mostra lo sporco sul suo viso

che non si laverà via.


Ho battuto Janie

e l'ho picchiata,

ma lei sorrideva ancora :

così l'ho graffiata in mezzo agli occhi con uno spillo.

Adesso non mi ama più.

Lei si acciglia ... e si acciglia...

anche se l'ho pregata di perdonarmi

e le ho versato lo zucchero nel buco dietro la testa.



                                                  ***


DEDICA


Io sarei una torcia nella tua mano,

un fanale sulla tua fronte, Lavoratore,

nella selvaggia oscurità prima dell'Alba

che non vedrò mai.


Avanzeremo insieme, mio Adorato,

attendendo il possente messaggero.

Faremo insieme l'ultima grande carica

e cavalcheremo con la sfarzosa Morte

con tutti i suoi lustrini addosso

e cembali stridenti...

e tu ti getterai su colui che esulta mentre io cado -

spargendo un breve fuoco ai tuoi piedi.


Lascia che sia così ...

- meglio, mentre la vita è rapida;

e ogni immenso dolore e gioia suprema

e tutto quello che ho e sono

fiammeggiano in alto verso il sogno,

più di quanto un cero dimenticato nell'alba

bruci lo stoppino.



                                   Lola  Ridge    ( da raccolte diverse )




HAIKU GIAPPONESI

 


                                        Sakai Hoitsu  -  Uccelli e fiori dei dodici mesi




Nel gusto piccante 

della radice

sento il vento dell'autunno.



                                ***


L'altea fiorita

sul ciglio della strada : il pasto

del mio cavallo.



                                             ***


Tra grano e riso

è dimagrita per amore ?

Una gatta.



                                                 ***


Melone

nella rugiada del mattino -

fresco di fango.



                                              ***


Nel campo di colza 

i passeri fanno finta

di contemplare i fiori.



                                               ***


Sotto i fiori  di un mondo effimero

con il mio riso scuro

e il mio sakè bianco.



                                    Matsuo Basho




POESIA BRASILEIRA DI EUNICE

 


                                                     Non essere il cuore di una ferita...





Non essere il cuore
di una ferita.

Non ascoltare
nel rumore della pioggia
i presagi di un ritorno.
Non confondere rami e radici.

E sapere 
che ogni cosa è stata scoperta
non appena esiste.
Le nostre verità sono le stagioni dell'anno.


                                          ***

Fibre trai denti
la faccia tutta gialla
è tempo di manghi.


                                         ***

AMORE

Nel pozzo scuro
                  nel buio
respiro il tuo viso
                  la tua bocca
aperta sui denti
                  fiori
colorati danzano
sul mio corpo
si versa 
l'acqua
di molte fonti.

Per un momento la vita mi accoglie.


                                            ***

ERRORE

Ho costruito la mia
casa
sulla sabbia.

Ogni giorno ricomincio.


                                               ***

VERDETTO

Non conviene
iniziare
presto.
Le cose richiedono tempo.

E non è un bene

cogliere frutti
quando la bocca
non può più
gustarli.




                        Eunice Arruda da raccolte diverse    ( Trad. di frida )





lunedì 26 aprile 2021

PER AMARTI

 


                                         Silenziosa mi aspetti come l'albero di fuoco...





IL TUO BATTITO è IL MO  *


E ho lottato contro il sonno e la stanchezza

contro la rabbia infinita e l'assenza di radici.

Ho cercato, ho rovistato senza dubbio,

tra le flebili scintille cieche

della mia memoria per trovare un anno,

un giorno solitario, solo un momento

in cui potrei dire: non ti ho mai amato;

ma non ho incontrato un appiglio per mentire a me stesso,

per affermare anche la minima negazione.

Il tuo battito è il mio. Lì dove inizia

quell'intenso desiderio che chiamiamo vita,

lì, splendente in giorni diversi,

nella boscaglia ardente del mio stupore,

con il sì, con il no dell'abisso della fortuna,

silenziosa mi aspetti come l'albero di fuoco

che sostiene il frutto lustrale della speranza.

Il mio sguardo ti invoca nel presente,

nella rotta incerta di qualsiasi lontananza

di quel mare che mi canta e mi seduce

con gli occhi ardenti del fulmine.

Hai sete dell' Eden che io non percepisco

e, negli accordi profondi della tua voce,

resti perenne, con la musica

fredda dell'anima e l'audace primavera,

in tutte le parole del sangue.




                       Justo  Jorge  Padron   da    Brivido, 1999



Lì dove sei ( in questo eterno presente senza mai futuro ), senza più rotte rese incerte dalla lontananza, sempre il cuore batte all'unisono con chi si ama. 


Il Covid  ti ha portato via il giorno 11 Aprile. Abbi ora la tua pace.



                                   frida



L'ENFER ( di Bernard ), DIT- ON

 



                                                                       Bernard  Noel




" Il sesso ha bisogno dell'occhio perché pretende lo sguardo dell' Altro. Ma lo sguardo implica la distanza. Il sesso - quindi - chiama chi lo allontana e fà di lui un segno o un'immagine. Poi la situazione si capovolge perché il segno, creando il desiderio, suscita lo slancio che sta per percorrere la distanza e abolirla.
Gli amanti chiudono gli occhi e la loro unione costruisce allora un corpo d'amore, dove circola l'unità. Lo spessore fisico, aprendosi all' Altro, diviene  - all'interno - uno spazio analogo a quello dello sguardo, ma a rovescio. Lo spazio della fusione, dell'indistinto, dell'indicibile.
Gli amanti mantengono gli occhi aperti, e la distanza rimane presente fra i loro corpi. Questa distanza è - all'esterno - lo spazio dello sguardo nel quale i sessi cercano una sistemazione, delle figure, un gioco - tutte cose dicibili poiché le parole - eventualmente -  le prolungano o le sistemano.
Le immagini erotiche sono degli sguardi caduti dagli occhi aperti di Eros, ma abitano anche gli occhi chiusi del corpo d'amore. Corpo d'amore o corpo di Eros, che si amano per l'amore o per il piacere, il loro sesso è la rispesa individuale praticata contro la specie.
Ma la specie rende fittizio ogni atto sessuale che non ha come meta di riprodurla.
Eros non è il dio che crediamo.
Eros è il dio della finzione ."

                               ( Viviane  Ciampi  )






divino fu il triangolo
e ora
in broccato di peli

una lunga storia
lei qui cerca
l'umano passaggio

un grido
poi l'azzurrità
d'essere sulla terra

colei che porta il segno
nuda incede
la superficie la guarda

e lassù 
niente
un buco complice.


                                           ***

l'oscuro lavoro
sfiora la tenera pelle
annerisce la schiena

nessun volto
il tu s'inarca
un muro d'amore

e l'apparato gode
da dietro
il leggìo delle spalle

sorregge piegati
tutti gli sguardi
che non scambieremo

dimmi dici tu
ma l'intimità
è come la sirena.


                                         ***

l'aria si corica
e sul pavimento
muove la notte del tempo

oppure la marea verticale
innalza una campitura di memoria
un appannarsi di lingua

si scorgono membra
e qualche immagine crollata
nel suo stesso riflesso

la bellezza
un sesso sotto le acque
una barba di pietra

due gambe più strette
delle palpebre
della morte.


                                             ***

una lacrima di vita
l'origine che sgorga
come latte

dall'altro a noi
un solo cordone
l'attesa

ogni erezione
cagiona al cielo
una nidiata di sogni

che il solo sia solo
il sangue che batte in lui
è più denso dell'ombra

nella cripta
ove l'occhio s'addentra
vergine è la notte.


                                              ***

il fiato degli dei
genera montagne d'aria
nuda è la terra

sotto
come un coltello
o la piega adultera

il lavoro dell'amore
chiazza le bianche alture
e la maschera dei fianchi

copre il cielo
la brama d'ingannare la morte
è il volto

oh il segno
dal più in basso eretto
per gridare no.


                                             ***

ogni specchio
è la tomba del cielo
oh nuvole

tante natiche
inutili al desiderio
così che il sesso è franto

dentro la sua stessa immagine
dove va la carne
che s'immagina

moriva un dio
di non essere che quello
e il riflesso

costruito da tutto
il nulla
segreto.


                                        ***

una pietra piana
il congegno delle lacrime
l'ombra delle chiome

si è contato troppo
troppo sferruzzato l'ore
la luce soffusa

il mondo è negli occhi
come il sesso
è nel ventre

lo sguardo sgrava
di se stesso
vede

a perdita d'occhio
l'ala
e il presente ch'essa è.




                              Bernard  Noel   da    L' enfer, dit- on




LA LETTERA DI JACCOTTET

 


                                                                Giacomo Balla -  Il dubbio




Michelle, noi fummo uccelli che si sfiorano,

frecce verso la luce, che s'inseguono

gridando sempre più in alto, fino all'estasi,

sorella dell'effimero.

- Non servono le immagini fra noi : dissi parole

in sogno, che rendono più breve la distanza

fra i nostri corpi, figure infernali; tu sapevi

formare anelli abbastanza stretti

perché esultassero scordando i loro limiti

e la morte che - curiosa - dietro aspetta;

io, ero troppo spesso un fanciullo distratto,

viaggiavo e poi invecchiavo, abbandonandoti,

e quando risalimmo lassù verso l'alba cruda,

ero uno spettro che tu guidavi di strada in strada,

là dove il canto del gallo mai più l'avrebbe raggiunto.

Eppure quest'ombra ti amava. E non sai mai

laggiù cosa ti attende, quale abbraccio...

- Abitante di questa notte, penserai

senza troppo odio a chi dimora chissà dove

e ti sfiorò come un uccello sulle palpebre,

poi risalì, senza cessare di scorgere in basso

il tuo sorriso scintillante come un fiume.



  Philippe  Jaccottet   da    Lo spettro e altre poesie ( Trad. F. Pusterla )



NOSTALGIA D'AMOR DE ARGENTINA

 


                                                              Ti diedi la mia solitudine...



POCO SI SA


Non sapevo che

non averti poteva essere dolce come

chiamarti perché tu venga nonostante

non venga e non ci sia che

la tua assenza tanto 

dura come il colpo che pensandoti

mi son dato in faccia.


                              (  da  Relaciones, 1973 )



                                             ***


NOTTE


Fa freddo in questa zona del Paese

dove non c'è il tuo corpo e c'è bisogno

del calore del tuo corpo e non mi sento

addolorato o pentito o triste ma

soltanto solo.

Sto seduto come un invalido nel deserto del mio

desiderio di te.

Mi sono abituato a bere la notte lentamente,

perché so che la abiti - non importa dove -

popolandola di sogni.

Il vento della notte abbatte stelle tremanti fra le mie mani,

- che ancora non si adattano -

vedove inconsolabili della tua chioma.

Nel mio cuore si agitano gli uccellini che in lui hai seminato

e a volte gli darei la libertà che esigono

per ritornare a te con il gelido filo del coltello.

Ma non può essere.

Finché sei tanto in me, tanto viva in me, che se morissi io, ti morirei.


                             ( Violin y otras questiones, 1956 )



                                          ***


QUEL CHE SUCCEDE


Ti diedi il mio sangue, i miei suoni,

le mie mani, la testa

ti diedi qualcos'altro, la mia solitudine, quella grande signora,

come un giorno di maggio dolcissimo d'autunno,

e ancor di più, tutto il mio oblìo,

affinché tu lo smantelli e resti nella notte,

nella tempesta, nella sventura,

e qualcos'altro, ti diedi la mia morte,

vedrò risalire il tuo viso tra il flusso delle ombre,

e non riesco tuttora a circondarti, continuo ad accrescerti

come un fuoco,

e mi distruggi, mi costruisci, sei oscura come la luce.


                                ( El juego en que andamos, 1959 )



                                             ***


GOTAN


Quella donna assomigliava alla parola mai,

dalla sua nuca si innalzava un fascino speciale,

una sorta di oblìo dove riporre gli occhi,

quella donna mi si piazzava sul fianco sinistro.


Attenti attenti gridavo io attenti.

Ma lei ingombrava come l'amore, come la notte,

gli ultimi segnali che feci per l'autunno

si sdraiarono tranquilli sotto il mareggio delle sue mani.


Dentro di me scoppiarono rumori secchi,

cadevano a pezzi la furia e la tristezza,

la signora pioveva dolcemente

sulle mie ossa ritte in solitudine.


Quando se ne andò io battevo i denti come un condannato,

con un coltello di brutto mi ammazzai,

e passerò tutta la morte disteso col suo nome,

che muoverà la mia bocca per l'ultima volta.


                               ( Gotàn, 1962 )



                                              ***



LA LONTANANZA


Questo aroma di te / sale? / scende? /

viene da te? / da me? / in che altro

mi dovrei trasformare ? / che altro

di me / dovrei essere /

per sapere / vedere / i frammenti

di mondo che in silenzio unisci ? /

così bruci distante ? /

mi restituisci al mio animale / così

mi dai grandezza / o corpo

che invadi con la tua assenza? /

con il tuo sguardo che

non tornerà al tuo occhio / già febbre

senz'altro padrone che il cammino? /

sei qui / è come dire / tutto è qui /

il vuoto e l'unione / e tu / e la

disordinata solitudine //.


                           ( Com- posiciones, 1986 )



                                         ***


DOVE


In quali tenebre t'avvolgi /

non parlo con te / non mi ascolti parlare /

non ti respiro / non ti vedo / mi forgiano

le martellate della tua assenza /

sempre ti amerò / sempre

i miei versi dolenti di te

dirò in solitudine / come se tu fossi

frutta tenuta in segreto /

cieca sotto la gonna

di una bimba / sperduta nella sua memoria

in fuga /

triste del suo rossore //.


                                       ( Com- posiciones, 1986 )




                                   Juan  Gelman



domenica 25 aprile 2021

PER SEMPRE ALLA LUCE

 


                                 Uomini e donne della Resistenza-  Venezia, Aprile 1945



Qui

vivono per sempre

gli occhi che furono chiusi alla luce

perché tutti 

li avessero aperti

per sempre

alla luce.



                                       Giuseppe  Ungaretti


Ed è compito nostro, dovere morale di ciascuno di noi che questa luce non debba essere mai offuscata ( da odi, violenze, guerre, ignoranza, persecuzioni, pregiudizi, razzismo... )



                                             ( f. )



LONG COVID & LANGUISHING



                                                           E. Munch  -  Malinconia



(...) Non è il burnout, non è depressione, non è una mancanza di speranza. Semplicemente è l'assenza di gioia e uno scopo. Secondo il New York Times, l'emozione che ci accompagnerà per tutto il 2021, ha un nome : si chiama " languishing ", che tradotto in italiano suona più o meno come " languire ". E' un senso di stagnazione e di vuoto. Ti senti come se ti stessi confondendo tra i giorni, come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato. E' l'assenza di benessere : non hai sintomi di disagi psichici, ma non sei neanche il ritratto della salute mentale. Non funzioni al massimo delle tue capacità. Il " languishing " spegne la tua motivazione e distrugge la tua capacità di concentrarti. Il termine è stato coniato da un sociologo, Corey Keyes, colpito da quante persone non depresse non stessero comunque prosperando. La  sua ricerca rivela che le persone che tra dieci anni soffriranno di depressione e di disturbi d'ansia non sono quelle che stanno sperimentando questi sintomi oggi. Sono quelle che oggi stanno " languendo". Ma qual è il pericolo insito in questo stato emozionale? Secondo lo psicologo è l'inconsapevolezza. " Non riesci a percepire te stesso scivolare lentamente nella solitudine. Sei indifferente alla tua indifferenza. E quando non riesci a capire che stai soffrendo, non puoi cercare aiuto né fare molto per aiutare te stesso. Un antidoto al " languishing " però c'è : prima di tutto è necessario dare un nome a questa emozione, capire che non siamo soli ma che - al contrario - è qualcosa che stiamo sperimentando in molti. Ma come possiamo combattere questa assenza di gioia, questa stasi, dunque? In inglese c'è una parola " flow" , cioè " flusso, fluire" che potrebbe essere proprio l'arma giusta contro l'emozione del 2021. Con questo termine si intende quello stato di abbandono piacevole che proviamo quando siamo completamente assorbiti da qualcosa, quel momento in cui perdiamo la cognizione del tempo e dello spazio. Può essere un progetto a cui teniamo molto o più semplicemente una serie TV : l'importante è che abbia il magico potere di portarci via. E di salvarci - seppure per un momento - dalla negatività. L'ultimo avvertimento che lo psicologo lascia è quello di fare attenzione a dedicare a noi stessi un tempo non frammentato. La pandemia ci ha costretti a cambiare mansione ogni dieci minuti, passando dal nostro lavoro ai nostri figli e alla cura della casa in un batter d'occhio. Tutto questo favorisce il " languishing ". Siamo noi ad avere il potere di dargli il colpo di grazia. Ma per farlo non possiamo ignorare la sua esistenza: non esistono solo le malattie fisiche, ma anche quelle mentali e i disagi psicologici. E questo è un qualcosa, che mentre ci accingiamo a vivere l'epoca post pandemica, dobbiamo assolutamente ricordare e imparare a coglierne i segnali. " Se non hai una depressione clinica, non vuol dire che tu non stia soffrendo. Se non hai il " burn out" non vuol dire che tu non sia esaurito. E sapendo che molti di noi stanno " languendo" possiamo iniziare a dare una voce a questa sommessa disperazione ".  (... )



                      Liberamente tratto da un articolo di    Ilaria  Betti
 



  

sabato 24 aprile 2021

LA TERRA DI CAINO

 



                                                    Tintoretto -  Caino uccide Abele



Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse : " Dov'è Abele, tuo fratello ?". Egli rispose : " Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?". Riprese : " Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!  Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti : ramingo e fuggiasco sarai sulla terra."


Genesi   4, 8 - 12




Caino,

sarò io con te, sibilò il serpente,

sarò segno della tua violenza,

delle fessure nelle coscienze.


Sfoglieremo l'albero del male.

Regolerai ogni relazione rauca

e il lungo corteo dei senza padre.


Dei torchiati nella speranza,

dei cadaveri senza compimento,

che non vedranno il perdono.


Il cuore sarà un nevaio di vespe:

tenderai gli archi dell'invidia

e i roghi della mormorazione.


Regredirai alla stagione dell'ansia,

avrai in dono una potenza guasta

e non saprai amare una donna.


Scriverò la tua vita nel marmo,

un intreccio di narciso e falci,

sarai solo quello che sei stato :


Caino,

il sangue nero che tu hai bevuto,

solo, il primo degli assassini.



                                               ***


Caino percorse una terra guasta :

foto sulla pietra raccontavano

di ragazzi presi nella torbiera.


Praterie galleggianti,

cumuli di sfagni, erbe igrofile,

una distesa di canne palustri.


Sulle acque nascevano gorghi,

creature in corsa a filo d'acqua :

Caino riconosceva il male.


Serpenti visitavano sogni,

annunciavano la fine degli amici,

chi era restato nelle lamiere.



                                                   ***

Caino uccise d'estate.


Spezzò la schiena di Abele.


Poi ricordò l'amore senza ritorno delle madri.

E la bocca del cervo nella bava.

E il pesce ansimante sulla pietra.

Rivide i giochi con il, fratello,

le spade di legno, i colori delle more,

il gatto in lotta con lo scorpione.


" Abele, fratello mio, 

considera solo la mia colpa,

non riversarla sui figli.


Oppure rendimi sterile

per non continuare a cadere

e perpetuare la catena del male"



                                        ***


Caino chiedeva perdono,

sognava una vita nuova:

il senso splendeva sul confine.


Dopo le ustioni e i deserti

voleva il respiro dei boschi,

i fiumi della terra promessa.


Era la via della spoliazione

in cerca delle brezza originaria,

la voce di Dio sulle acque.


L'eredità era il silenzio,

anticipare i desideri degli altri,

amare la grammatica del vento.



                                            ***


Caino bilanciava bruciature :

vegliava le labbra dei morti

e le immagini dell' Oltrevita.


Se mai qualcuno era tornato,

se ombre consolavano gli amici,

quali luci schiarissero il Dopo.


E le prime saghe degli uomini,

l'avventura di Gilgamesh

e i molti colori del male.


Gridavano le donne sterili,

gli sfigurati dalle murene,

i condannati nel bitume.


La sete non si rimarginava:

la bellezza era un riparo,

orientava gli occhi al futuro.




                                 Alessandro Rivali  da   La terra di Caino