Khristian Kohen - Othello
(...) Se entreremo - come entreremo - nella camera di Desdemona, non sarà per assistere all'amplesso tra il Moro e la veneziana. Di quello - in modo volgare e chiassoso - come un ossesso Iago strepita a squarciagola per le calli di Venezia: urla che sì, proprio ora, mentre Venezia dorme, il Moro e Desdemona stanno facendo " la bestia a due schiene ". E' un'immagine indimenticabile per la sua rozza indecenza, che Iago rilancia riproponendo una figura retorica, " la bete a deux dos ", per l'appunto, che nel suo più antico impiego cortese nominava l'osmosi di due corpi in uno. In modo innocente la usa Rabelais per descrivere la luna di miele di Grangola, padre di Gargantua, con la sposa Gargamella, che " facevano spesso e volentieri insieme la bestia a due schiene e si massaggiavano allegramente la ciccia". Così raccontava Rabelais al capitolo terzo della sua grandiosa opera, a tal postura alludendo senza nessun secondo senso perverso, né insinuazione blasfema. In effetti, tra le posizioni più semplici ispirate a un ingenuo kamasutra, quella che vede l'uomo coricato sopra la donna da lui " coperta" è la più ovvia, la più economica. Ma in questo caso - nel caso di Otello e Desdemona - ciò che acceca lo sguardo e scatena l'orrore è che lo stallone, che coprirebbe la bianchissima, nivea Desdemona, sia proprio il nero Otello. E' il contrasto cromatico che offende. E accende l'incubo di una profanazione. Volutamente profano è il linguaggio che Iago usa e Brabanzio ne coglie immediatamente il tono : " Sei un infame - gli dice , sei un uomo vile: con la tua lingua dissacri la purezza". E' però vero che Desdemona è fuggita con il Moro. E' falso invece che i due amanti siano impegnati nell'atto di " fare la bestia a due schiene"; anzi, i due amanti proprio in quel momento si stanno unendo nel vincolo del matrimonio. E di fatto, nella tragedia, non avranno il tempo di conoscere dell'amore l'aspetto carnale. Il joi è nel loro caso continuamente differito - dettaglio essenziale alla trama e niente affatto secondario per comprendere come a tema nella tragedia sia proprio l'impossibilità dell'accoppiamento. Non per motivi di decenza Shakespeare ci tiene fuori della camera da letto degli sposi, ma perché tale atto non può che rimanere off- scene. Anche se i due attori lo mimassero in scena, noi ne saremmo comunque fuori. Poiché se qualcosa accade lì, è dell'ordine di un'esperienza indicibile . (...)
Nadia Fusini da Maestre d'amore ( Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre )
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