domenica 31 ottobre 2021

QUATTRO ( di Barbara Ungar )

 


                                          L' Amore sbanda lento contro il guardrail...




VERBALE DI INCIDENTE


L'Amore sbanda lento contro il guardrail

con addosso un negligé ma non la cintura di sicurezza

ingannato da una lastra di ghiaccio scuro.

L'auto è sfasciata ma l'Amore

claudicando si allontana barcollando si accovaccia tra le fronde

per chiamare i soccorsi con le mani che tremano.


Per quando arriva il carro attrezzi

ha preso in prestito un cappotto

da una volpe che si è dileguata

lasciando impronte come petali sulla neve.



                                           ***


MATRIMONIO CON IL PRIMO FIDANZATO


Dopo quarant'anni, conosciamo tutto di ciò

che può andare male e lo fa: cinque divorzi

fra me e te. Più beviamo e parliamo,

più il suo volto da adolescente


riemerge, un gatto affamato fra le macerie.

Gli sguardi voraci che amavo si muovono furtivi -

gli occhi, le labbra, la voce giocosa.

Si è lasciato andare. Andare dove?


Si era accontentato di un armadietto

quando possedevamo l'intero palazzo

dove questa giovane coppia brilla

baldanzosamente bella e ignara.


Quando ci separiamo, io non raccolgo

le sue maldestre avances. Eppure chi ha mai

passato ore più felici delle nostre di allora

su quel logoro divano nel seminterrato?


Com'è stato sconfitto quest'uomo, che un tempo

cantava e suonava per me Lady Lady Lady sulla sua chitarra?

Che, guidando verso il cinema, un tempo,

baciava le mie dita nel buio della macchina.



                                                 ***


SEMPLICE


                                                " Ho perso alcuni per morte...

                                     altri per semplice incapacità di attraversare la strada ". ( Virginia Woolf )



Avevo appena lasciato il tuo vecchio monolocale nella Quarta Strada Ovest per l'ultima volta. Dove ti eri trasferito quando ci eravamo innamorati. Vivevamo di pollo cubano - cinese da 5 dollari e di vino ancora più a buon mercato, bazzicando le librerie di usato che allora abbellivano Manhattan. C'era così tanto sole quando sono salita per salutare - tu e la tua bellissima giovane bionda moglie che facevate i bagagli, per traslocare nella sua casa a Carroll Gardens - mi sono messa gli occhiali da sole e sono corsa giù al buio lungo la scala rossa oltre il  Pink Pussycat, la sua vetrina riempita di pelle nera e catene che non mi sono mai voltata a guardare. Fuori era ancora più buio, stava giusto iniziando a diluviare. Armeggiando con un ombrello pieghevole, ho iniziato a correre verso la Quarta Ovest, quando un giovane fattorino in bicicletta, ha gridato fortissimo

                                                          NO !

Mi sono bloccata

                 come se impersonassi una statua -

                                   un piede con la punta mezza fuori dal cordolo

l'altro sospeso a metà del passo mentre il vento mi schiaffeggiava il viso, la scia di un SUV nero grosso come l'Oklahoma  che scorreva via.


Grazie! ho urlato. Non ero ancora morta. Il mio angelo custode sparito, per consegnare la pizza a qualcuno. Ho sistemato l'ombrello, ho controllato da entrambi i lati, e camminando sull'acqua ho attraversato la strada.



                                            ***


COME SI INSINUA LA LUCE


Non chiamarla la tua anca malata -

pensa all'arte giapponese del kintsugi

che il vaso incrinato

sia riparato con l'oro.


Non trasalire quando cigola

ma rendi grazie all'acciaio lucido

che a coppa sul bacino

accoglie la tua coscia.


Non avere vergogna della cicatrice

hai lottato fino al sorgere del giorno

con uomo e dio, e sei riuscita

a zoppicare santificata.



                                 Barbara  Ungar  da  Save Our Ship



sabato 30 ottobre 2021

LA STRADA DI DAMOCLE DI LUCIO

 




                                                          Sono un uomo spericolato...



" Incontrare un poeta è sempre un rischio. La poesie è una brutta bestia, contrariamente a quello che si pensa. C' è rischio che la componente narcisistica del poeta pregiudichi l'autenticità e l'umanità di un incontro. Non è il caso di Lucio Toma. Il poeta non soffoca l'uomo, e la poesia non divora la curiosità reciproca di scoprire la storia dell'altro. E già l'incontro - su queste premesse - è un dono. Così come il libro " Strada di Damocle".
Il libro è una raccolta incentrata sul friabile percorso di un equilibrio esistenziale tracciato sullo spartiacque tra la vita e la morte. Una condizione dovuta alle puntuali recrudescenze di una patologia che nega all'autore una vita del tutto normale.
" A gonfie vene" e " Strada di Damocle" sono giochi di parole molto evocativi sullo stato di salute del poeta, stretto tra le maglie delle cure e la precarietà del vivere ogni giorno.
Uno dei temi importanti di questo libro è la percezione resiliente della Bellezza: una bellezza vista con gli occhi e sentita con il cuore di chi vive costantemente la caducità dell'esistenza; occhi e cuore smagati dalla sofferenza, ma rimasti vivi all'interno degli affetti e dell'amore familiare.
" Averti portato sin qui, figliolo,/ non è stato facile. Doverti / lasciare il passo è impervio/ com'era da spavento ogni marciapiede/. Ma questo è il tempo drastico / dello stacco, delle prese / di volo che non finiscono più / tra le mie braccia quando ero/  il tuo mondo, gli occhi / snelli a prevenire ogni inciampo;/ a guardare lontano...// Ora domandi quel che imputi / come colpa del tuo disagio / per l'età che ti serra in un corpetto / prima ancora che tu stringa i denti .// Dimentichi o forse poco sai / pezzo di cuore, da quali attese / notti vieni e di quale fottuta / grazia sei contrappasso. " ( N. Iacovella )




IN VENA DI RISCHI

Sono un uomo spericolato, tanto
da essere ancora in vena di rischi:
non me lo dice l'ennesima multa
per eccesso di velocità, piuttosto questo
stare tra il presente e una clessidra:
tra questa penna e un altro giorno
da esistere.


                                            ***

STRADA DI DAMOCLE

In una pagina della mia vita
( avevo anni per Dio
da rivedere e correggere )

fui chiamato alle armi,
alla naia di parole
senza capire contro chi dovessi
combattere, chi fosse il nemico.

Fui riformato sulla strada
di Damocle mani in alto
che le domande ammutolivano.

Per la verità è difficile schivare
i giorni che piovono addosso come
proiettili e possono ucciderti
se non vuoi farti ammazzare.


                                            ***

AL TRAPIANTATO

E non è di tutti la guerra chimica
che si combatte tra le vene dei giorni
e la corticale del rene.

E' una guerra di resistenza
nel silenzio di una trincea dove
la vince chi si spara proiettili
salvavita da 75 mg due volte al dì
con precisione da cecchino.

Ed è incredibile con quanta faccia
tosta lo stomaco sfidi la morte
per digerire la malasorte.


                                         ***

NESSUN VESTITO

Nessun vestito da Zara, neppure
lo svolazzo di una gonna in saldo
ti stava bene quanto il colore
di quel soprabito ( lo ricordo nero
a grandi linee e colori smaltati)
che si offriva in dono al tuo corpo
e faceva gemme dei tuoi occhi.

Per te lo specchio mi parlava...

In via Indipendenza sotto i portici,
dentro il negozio dove più di una maglia
ha indossato la tua pelle
e misurato il calore del tuo sangue,
non hanno colpa le mani
dello stilista che ti ha immaginato
se per una quarantaquattro di taglia
mancante non ti ha portato
all'altare della cassa.


                                               ***

VALERIA

con la gioia di vivere
il fiore degli anni
ti proibisco di contare
i giorni alla rovescia alla ripresa
della scuola come fossero
petali da strappare
dalla corolla del calendario
vuoti a perdere
la più crudele delle scadenze.

Che dire delle mie certezze?



                          Lucio Toma   da    Strada di Damocle



COLLECTED POEMS DI DENISE



                                              Il cielo, anche se azzurro, mi intralcia...



Le poesie di Denise Levertov ( 1923- 1997 ) qui proposte , tratte da due raccolte degli anni ottanta del Novecento, accentuano un motivo profondo e pervasivo di tutta la sua opera: l'osservazione, l'ascolto e l'empatia con il mondo naturale - animali, alberi, montagne, laghi - creature viventi e senzienti, a volte trasfigurate in senso antropomorfico, la cui esistenza è spesso minacciata dall'opera di distruzione dell'uomo. Motivo, o assillo, che diventa dominante negli ultimi anni di vita della poeta, in coincidenza con il suo trasferimento a Seattle, dove visse in prossimità di un lago e del gigantesco vulcano Rainier, presenza viva e misteriosa di molte sue poesie.





TOCCARE IL CENTRO


" Sono un paesaggio " dice lui.

" Un paesaggio e una persona che cammina in quel paesaggio.

Ci sono dirupi spaventosi qui,

e pianure appagate dalla loro

bruna monotonia. Ma soprattutto

ci sono foibe, luoghi

di terrore improvviso, di corto diametro

e infida profondità."

" Lo so", dice lei. " Quando vado

a passeggiare dentro me, come capita

un bel pomeriggio, senza pensarci,

presto o tardi arrivo dove falasco

e mucchi di fiori bianche, ruta forse,

segnano la palude, e so che lì

ci sono pantani che possono tirarti

giù, farti affondare nel fango gorgogliante".

" Avevamo un vecchio cane  - dice lui - quand'ero ragazzo"

un buon cane socievole, ma aveva una ferita

sulla testa; se ti capitava

di toccarlo appena, saltava su con un guaito

e ti azzannava. Diede un morso ad un bambino,

e dovettero portarlo dal veterinario e abbatterlo"

" Nessuna sa dove si trova" dice lei,

e nessuna la tocca nemmeno per sbaglio.

E' dentro il mio paesaggio, e io sola, mentre avanzo

ansiosa nella vita, tra le mie colline,

dormendo sul muschio verde dei miei boschi,

inavvertitamente la tocco,

e mi avvento contro me stessa.

Oppure mi fermo appena in tempo.

                                    " Sì, impariamo a farlo.

Non è di paura, ma di dolore che parliamo:

quei punti dentro di noi, come la testa ferita del tuo cane,

feriti per sempre, che il tempo

mai lenisce. Mai.



                                           ***


Basta con questi rami, questa luce.

Il cielo, anche se azzurro, mi intralcia.

Da quando ho cominciato a capire

di avere altro da fare,

non so più stare dietro al ritmo

dei giorni col passo agile degli altri inverni.

L' albero svettante,

quello che l'alba intingeva d'oro,

è stato abbattuto - quel fervore di uccelli e cherubini

soffocato. La siccità ha scurito

più di una foglia verde.

                                  Da quando so

che un altro desiderio ha cominciato

a proiettare i suoi lacci fuori di me

in un luogo ignoto, mi protendo

in un silenzio quasi presente,

inafferrabile tra i battiti del cuore.



                                             ***


DUE MONTAGNE


Per un mese ( un attimo )

ho vissuto accanto a due montagne.

Una era solo un bastione

di roccia pallida. " Una facciata di roccia" si dice

senza pensare a un'espressione o a un volto -

un'astrazione.

                                Ma si dice anche

" un uomo dal volto di pietra ", oppure " si è chiusa

in un silenzio di pietra ". Questa montagna,

avesse avuto occhi, avrebbe sempre guardato

oltre o attraverso; la bocca, ne avesse avuta

una, avrebbe stretto le labbra sottili,

implacabile, senza concedere niente, proprio niente.

L' altra montagna emanava

un silenzio tutto diverso.

Può essere che ( da me non avvertita )

cantasse, addirittura.

Burroni, foreste, nudi picchi di roccia, obliqui, fuori centro,

in un elegante cono acuto o corno, avevano l'aria

di provare piacere, piacere di esistere.

Questa la guardavo e riguardavo

senza trovare

un modo per convincerla a incontrare il mio sguardo.

Dovetti accettare la sua totale indifferenza,

la mia totale insignificanza,

essere

                                  inconoscibile per la montagna

come un ago di pino o di abete

sui suoi lontani pendii, per me.




          Denise Levertov da   Collected Poems ( Trad, P. Splendore )





venerdì 29 ottobre 2021

BUONA FINE POMERIGGIO...



                                         ... con questa Air de la Folie- Platée de Rameau



                                                             frida


 

L'INDIFFERENZA NATURALE DI ITALO

 


" ... e non ti chiamo per nome / ma ti penso come una cosa buona / e intensa e luminosa e viva / che una sera su un argine s'è accesa ".




I CARDI


perché la luce non sia incerta

questa che ondeggia ai nostri piedi

e il mondo che gira e trema per i cardi

si fermi un istante e possa portarci;


hai visto - amore - distesi sull'erba

due che non siamo, o siamo già stati?

su un dorso di terra prendono aria,

chiamano l'acqua, che possa bagnarli.



                                                ***


LA LENZA


guarda la vita che anonima fermenta

il ritmo uguale dei giorni senza meta:


da qui ti parlo, da questa indifferenza

che nel torpore consuma le cose:


le senti in aria, le gemme già esplose,

come chiaro e tremendo il veder incomba?


lo sguardo sbarrato, la bocca aperta,

l'incuria mi ha preso alla sua lenza.



                                                ***


LA SCIARA


che tutto questo fosse

uno stare a prestito

dormire presso altri

nella luce serale


tra i canneti roventi

salire per un monte

come a violare un cielo

dove non sei mai andata


che tutto fosse adesso

un attendere il colpo

e nella sabbia nera 

lucidarsi il volto


questo e altro non sai

e ti consegni al fuoco

mentre inizi ad essere

quello che non sei mai stata.



                                           ***


PASTURA


folaghe e acqua, medaglie nel cielo,

lo stagno si oscura se chiudo gli occhi:


imbiancate dalla lana dei pioppi

le auto ondeggiano nella luce chiara:


la vita che ignota fermenta dai fossi

in un'onda di calore svapora:


gettato come pastura ai pesci

il sonno ci avvolge e impasta la bocca:


muti boccheggiamo alla rinfusa

come anguille nel fitto di una chiusa.



                                                   ***


... ecco minima cosa spaurita

la luce che ti ferisce è anche gioia

non dimenticarlo, quando vedrai

del bicchiere che colmano i giorni

solo la parte vuota: i contorni

brillano di luce propria, la vita

divide il tuo letto anche quando vai

per una strada umida e ignota.




                         Italo Testa   da   L' indifferenza naturale



giovedì 28 ottobre 2021

DONNE ( Un buon uso della vita )

 


                                                 Le storie sono all'inizio tutte uguali...



Come suggerisce la stessa autrice nella nota conclusiva, il termine di paragone più istintivo e naturale per descrivere " Un buon uso della vita", sarebbe l' Antologia di Spoon River. E certamente una similitudine esiste, ma è superficiale : all'autrice sembra infatti interessare la composizione di un mosaico di vite molto di più di quello di un mosaico di morti, laddove la morte stessa è quasi un pretesto per volgersi indietro per descrivere non la fine in sé, ma il percorso, con le debolezze, le indecisioni e le mancanze di una serie di donne. Va specificato - infatti - che stiamo parlando di un'universo unicamente femminile e quindi anche l'osservazione della morte e della vita avviene dal medesimo punto di vista : non una poesia femminile, ma una poesia sulle donne e dalla prospettiva delle donne all'interno di una società che appare ancora sbilanciata in senso patriarcale, in cui accade che la figura femminile venga troppo spesso sottomessa o - al contrario - idealizzata.




le storie sono all'inizio

 tutte uguali

nasci da un ventre aperto

dal buio vedi la luce

ma subito la storia cambia

secondo il luogo lo status

il modo e l'accoglienza

non c'è una regola prescritta

uguale a tutti

ognuno trova a caso la sua stanza

chi bene - felice lui o lei - chi

con dolore.



                                               ***


la sua era stata una morte protratta

iniziata tempo addietro

ancora al tempo che pareva intatto

speranze attese meraviglia

e intanto si muoveva su una faglia.



                                             ***


lei ( invece ) era morta di notte

tra le botte della sera e quelle del mattino

s'era sottratta all'impeto

alla colpa perfino alla desolazione

e la solitudine che la penetrava

non dava godimento alcuno.



                                              ***


era morta da persona irrisolta

non portava a compimento

alcun progetto alcuna idea

entusiasta festosa all'apparenza

covava un rancore sepolto

anch'esso irrisolto.



                                           ***

                                                                      Marina Cvetaeva


le donne che non legano una fune

a una trave

per librarsi

in aria

libere nei pensieri

accettano la disperazione i momenti neri

e remissive

tornano all'occupazione.



                                                          ***

                                                                     Sylvia Plath


le donne che non mettono la testa

nel forno

sono tutte matte tutte ad aspettare

che qualcosa cambi - cambi l'amore

l'umore perfino il destino

che proprio un mattino si desti

un destriero di luce

che le porti via

lontano da questo mondo ombroso

da questo mondo tondo e spietato

senza empatia.



                                         ***

                                                                   Virginia Woolf


le donne che non vanno al fiume

con le pietre in tasca

aspettano silenziose alla finestra

uno sguardo al tempo

uno al paesaggio

che passi questo maggio e la stagione

fiorita torni l'autunno con le sue

brume

confonde e assopisce ogni lume.



                                                   ***

                                                                        Amelia Rosselli


le donne che non volano dal balcone

giù nella chiostrina

trovano dentro la forza

di aspettare

la cantilena delle voci matte

mezzo sentite

mezzo immaginate

nel vortice del vivere distratte.




                                 Gabriella  Musetti  da   Un buon uso della vita 



mercoledì 27 ottobre 2021

FRIDA & JEAN - CHARLES

 


                                                   Compiamo un viaggio di libertà...




PREZIOSITA'                                            PRéCIOSITé

Come fossi lì per caso,                             Là, comme par hasard,

nell'attimo senza scelta                            dans l'istant privé de choix

di un'ipotetica fuga.                                 d'une fuite improbable.

La preziosità di un istante                        La préciosité d'un instant

non risiede nel coglierlo,                         ne réside pas en le saisir

ma nell'appartenergli.                              mais en lui appartenir



                                             ***


LE OMBRE                                            LES OMBRES


Nell'alzarsi al cielo,                              En s'elevant vers le ciel,

le ombre divengono piccole, a terra.    les ombres se font petites,à terre.

Più ci alziamo, meno siamo legati        Plus nous montons, moins nous sommes liés

all'oscuro di noi.                                    à l'obscure de nous - memes.

Così, abbandonando le paure                Ainsi, abandonnant les peurs

dell'altrove, compiamo un viaggio        de l'ailleurs, nous achevons un voyage

di libertà. amando - finalmente -          de liberté, aimant - enfin -

il vuoto sotto di noi.                               le vide au - dessous.



                                            ***


GERMOGLIO                                        BOURGEON


Ho un vuoto orrido di sole                    J'ai un vide horrible de soleil

da qualche parte sospeso,                     quelque part suspendu,

e un sottobosco chiuso                          et un sous - bois clos

ho partorito.                                          par moi enfanté.

Ma se è già ora,                                    Mais, si déjà c'est l'heure,

gli inverni lunghi                                  les longs hivers  

vanno fatti adagio.                               doivent advenir lentement.


                       


                            Frida & Jean - Charles Vegliante



INEDITI DI AUGUST PICARD


 

                                                        Lascio accadere l'ombra...





Comme souffles blancs trempés des ténèbres,

apparaissents les amants, schsmes enterrés,

vampires insouciants de chaque lumière

remontent à la surface, pour petites gorgées d'air,

à mourir intacts dans leur propre sang.


                                                 *


Come respiri bianchi imbevuti di buio,

appaiono gli amanti, scismi sepolti,

vampiri incuranti d'ogni luce

emergono, per un sorso d'aria,

a morire interi nel loro sangue.



                                                   ***


Entre racines noueuses des graines

affaiblissent les portes de votre nom

la nativité de votre peau

dans la chrechè de mon désir.


                                              *


Tra radici nodose di semi

stremano le porte del tuo nome

la natività della tua pelle

nel presepe del mio desiderio.



                                              ***


La source de vos cheveux

désaltère les bouches mutilées de mes pas

alors que je traverse le désert de votre peau

désirant oasis éteintes, seulement désert;

pour mourir en vous, au - delà de notre ombre.


                                                      *


La fonte dei tuoi capelli

disseta le bocche mutilate dei miei passi

mentre percorro il deserto della tua pelle

desiderando oasi estinte, solo deserto,

per morire in te, oltre la nostra ombra.



                                                ***


Sur votre peau

je laisse mes cartes à fleur de sang

je cherche votre corde d'ombre liée à mes poignets

j' avale la première flamme des éléments

j'eteins les cigarettes de mon vide

je laisse advenir l'ombre.


                                                *


Sulla tua pelle

lascio le mie carte a fior di sangue

cerco la tua corda d'ombra stretta ai miei polsi

inghiotto la prima fiamma degli elementi

spengo le sigarette del mio vuoto

lascio accadere l'ombra.




   August Picard ( 1967 - 2013 )


Nessun libro pubblicato in vita, ma poesie scritte e consegnate a un'unica donna. A distanza di due anni dalla morte del poeta, M. ha scelto di rendere pubbliche le poesie a lei dedicate (  tradotte in italiano da P. Fichera.)



LJUBOMIR IL BULGARO

 


                                                     
                                                           E non riesco a perdermi...




" Fissare l'attimo è il tratto stilistico di Levcev: negli autentici artisti e in generale nei creatori è presente una forza interiore tesa a superare lo spazio e le strette cornici di ciò che è limitato. Ciò che più gli interessa - come ha scritto in una delle sue poesie - è di essere il più sincero, il più originale, il più se stesso possibile. Il suo verso è intellettuale, ma il suo intellettualismo non è schematico, bensì carnale, virile, colorito " . ( Andrej  Voznesenskij )






Oh cara,

apri la porta del sogno -

sto arrivando.

Io ritorno volontariamente

nella gabbia del fuoco.


E nuovamente spunta il cosmo dal volto di stella.

Il mio cuore ti invia il suo segno.


Il faro marino pulsa come un dattilo

con due luci brevi e un buio lungo.



                                              ***


Se ne va la luce rossa.

L'ultima lince selvatica scruta

cose per noi invisibili.

Se ne va la neve dalla cima dei monti.

Le cabine della funivia immobili

viaggiano verso l'oblio,

viaggiano.

Come un miraggio scacciato.

Come una speranza disperata.

Se ne va questa epoca,

se ne va l'estasi...

E  solo io rimango.

Non so se potrò scriverti ancora.

Non so se potrò vederti.

Ma so che non c'è modo che io ti dimentichi

fino alla fine

e forse anche dopo.

Dimenticherò le chiavi sulla porta del non essere.

Dimenticherò gli occhiali e diventerò cieco.

Con dita insanguinate ti cercherò,

ma tutto quello che toccherò

diventerà polvere.



                                              ***


Amo il cielo di notte

perché lui solo è nudo.

E questa luce del giorno mi impedisce

di guardare la nudità dell'universo.


Oh questa nudità delle stelle!


Non rivestirti!

Voglio guardarti.

Per decifrare la tua materia

che così prepotentemente mi attrae.


Amami!

Sii la mia notte!



                                                ***


Oggi è l'onomastico

di chi non ha il nome di un santo.

Allora, su, giochiamo

agli scherzi

di Amore...

Passione mia!

Mio meraviglioso inganno!

Mio Purgatorio!

Mio unico amore!

Ti cerco febbrilmente.

Mi dimeno -

così come un animale ferito

cerca sui prati

l'erba medica che lo guarisca.

Dove sei?

Vedo Male.

Ah, vedo male!

Chi tira le fila della mia vita?

Chi le tira

così maldestramente?

Voglio perdermi

in una città,

in una notte,

in una folla,

dove nessuno mi riconosca

e io non riconosco nessuno.


E per questo

saranno tutti buoni.

E io non sarò

repellente.

Ma non riesco a perdermi.


Ovunque ci sono cartelli.

Ovunque ci sono segnali.

Ovunque ci sono indicazioni.


Signora Davidora

mia

prima

maestra -

perché mi hai insegnato e leggere?

mi odiavi a tal punto?


Ecco

la luna tramonta

al sorgere del sole.

O forse albeggia dal tramonto...

Questo non so più decifrarlo:

non c'è una scritta!

Non c'è una scritta in cielo!


Amore mio!

Mia  unica passione!

Mio meraviglioso inganno!


Noi

mai 

più

ci incontreremo.


Perché,

quando dico:

" Su, cominciamo

una vita nuova! "

tu ti trovi

in un'altra costellazione.


E anche

perché

quando tu dici :

" Su, cominciamo

una vita nuova !"

io mi trovo già

in un altro mondo

dove tutto è segnalato...

E non riesco a perdermi.




                             Ljubomir Levcev   da    I passi dell'ombra ( a cura di G. Dell' Agata )



lunedì 25 ottobre 2021

BUON INIZIO....

 



                        ... di settimana con un concerto per fagotto di Vivaldi.

                           Mi sembra rispecchi bene l'atmosfera del lunedì mattina:

                           poco brio e  andamento quasi lemme lemme di chi si

                          appresta ad affrontare una nuova settimana lavorativa

                          in una giornata di pieno autunno...

                         

                          Con tutta la mia comprensione



                                                  frida



domenica 24 ottobre 2021

POESIE DI SONNET


 


                                                          Frida sul Gange a Benares







STRANI INCONTRI

Qualche volta incontriamo qualcuno
una volta soltanto nella vita

e le nostre ossa si rifiutano
di restarci dentro la pelle

nello stesso modo.

I progetti avanzano come onde
e arretrano come dubbi.

Una gioia fugace
con i morsi rosicchiati
dall'angoscia

il tratto fra
l'esperienza e la paura

sembra come il tempo preso da un pesce
che si rivela e si nasconde

davanti al suo amo.


***

NON C'E' FINE ALLA FINE

La Vita diventa un labirinto
quando devi trovare
approvazione nei no
 e rifiuti nei sì

scopri che ci sono
confini oltre i confini
pensieri al di là dei pensieri
vita oltre le vite
e
dubbi oltre i dubbi

ma non c'è fine alla fine.


***

IN UNA NOTTE DI LUNA

La luna bagna lo stagno
e così fa la mia musa.

Le palme la proteggono
e lei trema chiedendosi

come arrestare i raggi
che scaldano la pelle dell'amata.

Le onde svelano l'eccitazione.

L'acqua risuona mentre cade
dalle foglie e dai rami - sussurra

di un rapporto d'amore
fra due esseri intangibili.


***

NONNA

I fiori si muovono
lei deve avergli sussurrato
qualcosa.

Le acque stanno mormorando
lei deve avergli mostrato un sentiero.

Io sono inginocchiato
al suo letto disorientato
aspettando di sentirla parlare
e liberarmi così dalla disperazione.

La pelle rugosa
spinge all'angolo della vecchia branda
e si alza per toccarmi la fronte.

Nonna non è morta. Il suo Spirito è vivo.
Sono stato ucciso dalla sua fatica
e dalla debole voglia di lavorare ancora.

Né io sto morendo né la sua stanchezza.

I  pensieri come pietre saltellanti
stanno rimbalzando sulla malinconia.

Perché avverto i miei anni venire rinchiusi
dentro un solo istante?





Sonnet Mondal  da  Karmic Chanting



sabato 23 ottobre 2021

VERRA' LA VITA ...

 




                          
 " Con questo piccolo libro, a partire dalla mia esperienza di malato di Covid e dalla mia vicinanza alla morte, ma soprattutto dalla voglia di rinascere, provo ad offrirvi alcuni spunti per guardare nuovamente con fiducia al futuro. Alla luce di quanto diceva Madeleine Delbret : " L'importante è nascere bene in ogni morire ".
( D. O. )




IDENTITA'

(...) Chi sono io? Quante volte nella vita ci siamo posti questa domanda. E ci siamo fermati a scavare per trovare la nostra " identità". In realtà la vera domanda non è Chi sono io, ma " Per chi sono io? ". Siamo troppo concentrati su noi stessi, alla ricerca della nostra autonomia come salvezza. Dicono gli studiosi che la società moderna è malata di narcisismo, cioè gli individui sono innamorati di se stessi, a volte persino ossessionati dall'amore di sé. Occorre davvero " rovesciare il tavolo" : bisogna smetterla di cercare il compimento di sé. La verità di me non si esaurisce in me. La mia vera identità non sta nel profondo di me : la mia identità sta nella mia destinazione. La mia vera identità non sta nell'autoriferimento, nell' autorealizzazione. La mia identità sgorga dalla relazione. E' proprio il dispositivo autoreferenziale, come gesto del desiderio che cerca  anzitutto in se stesso il proprio compimento, che va decostruito. Il tema chiave del desiderio non è la sua origine, ma la sua destinazione. L' accanimento sulla domanda " Chi sono io?" conduce all'ossessione di una risposta che l' Io non è in grado di dare: genera frustrazione, malinconia, angoscia e disperazione. La scarnificazione dell'autocoscienza è sanguinosa e sterile. L' inizio della sapienza è piuttosto chiedersi " Per chi sono io? ". Questa domanda apre la frontiera, inaugura l'avventura, ci rende esploratori di terre sconosciute e creatori di rapporti fecondi. Tanto l'assegnazione del primato all'interrogazione sull'origine ci rende ottusi ed estranei al mondo, tanto il riconoscimento del primato al tema della destinazione ci rende dinamici e generatori. Ognuno di noi scopre facilmente che le proprie qualità si perfezionano, quando cercano una degna destinazione per altri e presso altri. E molte cose possiamo apprendere di noi che non ci sognavamo di immaginare, nel momento in cui ci interroghiamo, sulle parti di noi che sono presso di noi " in conto terzi". Il riconoscimento di queste parti e il loro invito a destinazione - la generazione di un figlio è già questo - ci emoziona, ci esalta, ci dà soddisfazione di noi stessi. E infine, come improvvisamente, poiché porta la nostra firma, vediamo molto più chiaramente chi siamo: riconosciamo la nostra singolarità proprio nel lavoro e nel compimento di questa donazione. 

" Chi sono io? Chi sono?" : Io sono " donazione" , io sono nella mia capacità di donazione . La nostra identità emerge dal dono, vive di dono. Questa- oggi - è la vera rivoluzione. Si uscirà davvero dalla crisi generata da questa pandemia quando impareremo a sentire che l'altro è parte della nostra identità . (...)



                  Derio  Olivero  da   Verrà la vita e avrà i suoi occhi