venerdì 22 ottobre 2021

NIKA TURBINA




Sono pesi queste mie poesie...



Forse è il caso più sconcertante di enfant prodige . Cosi integralista da rifiutarsi di vivere l'età adulta. " Tutto quello che dovevo, l'ho detto da bambina nelle mie poesie. Non c'era bisogno che divenissi donna", scrisse Nika Turbina nei suoi diari. E infatti non restò donna a lungo. ( Yalta 1974 - Mosca 2002 ) :questi gli estremi cronologici della sua fulminea esistenza, conclusa con un volo dal quinto piano. La nota biografica fa sapere che i primi componimenti di Nika risalgono all'età di quattro anni, dettati di notte alla mamma. Raggiunse l'apice della notorietà all'inizio dell' infanzia, quando a soli sette anni i suoi versi apparvero su un quotidiano nazionale, e nel giro di un anno la sua prima raccolta. Dopo il 1991, Nika si allontanerà progressivamente dalla letteratura ; studierà regia, reciterà, diverrà moglie, ma trascorrerà l'ultimo decennio lontana dall'attenzione pubblica, fino al tragico epilogo che mise fine alla sua breve vita. Degli  straordinari esordi infantili si dice che - spenta l'intensità - le sia rimasto - forte - solo il dolore e che questo l'abbia sopraffatta. Una sua frase emblematica recita così : " Una persona deve capire che la vita non è lunga. E se dà valore alla propria vita, allora questa vita sarà lunga e, se davvero lo merita, sarà eterna, persino dopo la morte".





NON ANDRO' COL TRAM

Non andrò col tram,
l'autunno copre le rotaie.
Resterò in casa
alla finestra.
Raccoglierò sul palmo i suoni,
come i portinai raccolgono al mattino
le nebbie dei cesti,
sollecitando il giorno.
Il vento farà roteare le foglie,
non si poseranno sui gradini.
E sbatterà la finestra
facendo tintinnare i vetri.
Non andrò col tram,
i suoni precedono l'autunno.
Resterò in casa
accanto alla finestra rotta.


                                          ***


ALLA MAMMA

Mi manca
la tua tenerezza,
come a un uccello
che muore - l'aria.
Mi manca
l'inquieto tremito
delle tue labbra,
quando mi sento sola.
Mi manca il sorriso
nei tuoi occhi -
essi piangono,
guardandomi.
Perché in questo mondo
il dolore è così cupo?
Sarà - forse -
perché sei sola?.


                                             ***

SONO PESANTI I MIEI VERSI...

Sono pesanti i miei versi -
pietre in salita.
Le porterò fino alla rupe,
tenacemente.
Cadrò con la faccia nell'erba,
le lacrime non basteranno.
Squarcerò la mia strofa -
il verso scoppierà a piangere.
Con dolore l'ortica
penetrerà nella mia mano.
Tutta l'amarezza del giorno
si trasformerà in parole.


                                          ***

CHI SONO IO?

Di chi gli occhi quando guardo nel mondo?
Di amici, familiari, belve, alberi, uccelli?
Di chi le labbra per bere rugiada
dalla foglia caduta sulla strada?

Di chi le braccia per stringere
il mondo, così fragile e indifeso?
La voce è persa in quella di tormente,
campi, diluvi, boschi e notte.

Chi sono - in tutto questo, io?
Dove cercare in me?
E come dar risposta a tutte
queste voci, alla natura?


                                                          ***

TUTTE LE LETTERE...

Tutte le lettere di questo appunto
preso in fretta che è la mia vita,
sono stelle sparse.
Tutti i giorni scuri che mi aspettano
già fissati innanzi, ora.
Tutti i miei successi, i fallimenti
stanno lì, ciascuno un grido
che uno sparo sfiora.



                 Nika  Turbina   da    Sono pesi queste mie poesie . Trad. F. Federici



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