(...) L' archetipo non racchiude , però, soltanto un generico ideale umanitario: porta con sé anche un preciso progetto politico. La città ( polis ) che si vuole rifondare, avrà nella cura dei fragili, dei disagiati, nella riconoscenza verso i " nostri vecchi" uno dei suoi pilastri. Troia è perduta, ma Roma custodirà gli anziani padri. In ciò, il fondatore della futura città è figlio del proprio padre. C'è, però, una terza figura nell'archetipo di Enea e non va trascurata anche se, spesso, nelle statue che da secoli tramandano l'archetipo, è quasi nascosta dietro le gambe dell'eroe. Il figlio. Ascanio.
E' recente notizia che i nati nel 2020 sono stati soltanto quattrocentomila, meno della metà dei decessi. L' Italia, ormai lo sappiamo, fa sempre meno figli. In vent'anni c'è stato un decremento del venti per cento. Il saldo demografico è, di anno in anno, sempre più negativo. Se dipendesse da noi italiani odierni, il futuro della specie sarebbe l'estinzione. Qui ci si misura con il punto critico dell'archetipo. Mettersi in salvo abbandonando l'anziano padre è disumano, ma rischiare la propria vita per salvare il genitore senza avere un figlio da condurre per mano, è gesto disperato. Ascanio, non Anchise è, dal punto di vista strutturale, il fattore di sostegno del gruppo scultoreo. Ne momento stesso in cui si scopre figlio, Enea deve sapersi padre. In questo punto precipitano anche le più evidenti implicazioni politiche del progetto Enea. Il mito dice alla cronaca che, mentre con una mano dobbiamo vaccinare i nostri anziani genitori, con l'altra dobbiamo fare tutto il possibile per riaprire le scuole dei nostri figli.
(continua )
Antonio Scurati da La fuga di Enea ( Salvare la città in fiamme )
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