Teneramente arriverai ai tuoi cent'anni...
XIX
Teneramente arriverai ai tuoi cent'anni
di sorrisi asciugati e pacifici
dimenticate storie e filastrocche
ma l'aspetto sempre curato e nell'armadio
le grucce con i sogni appesi
e nell'angolo il sacchetto di lavanda.
***
II
Non un limone, siamo giardino
dai verdi getti slanciati nel sole
gemmiamo l'aria, se ascolti il lucore
corale di un unico manto di zagara
non c'è confine, se non la plurale
pace esultante dei muri essiccati
meraviglia di mille sterpaglie.
***
I
Se aspettando perderemo i capelli
se la risacca annoderà le gambe
intrise di sale e grinzite di vecchiezza
se fondando caviglie in melma fredda
saremo radici d'inadempienza
velate aspetteremo sulla riva
l'amaro ritorno delle cose perse
finché le dita diventino lische.
Il mare semina corpi e germoglia stelle.
***
X
Mio spoglio ramo, pendente da fuori il cortile
tra gocce di cenci a stendere
macerie di grigie rupi, ai confini del mondo
anche noi, tra queste piastrelle
con un canto sommesso tenteremo
di salire sulla cima dei gradini
e si leveranno forse i nostri sogni
al di là delle macerie dei muri.
***
XVI
Nutriamo la lingua d'erranze
di approdi e partenze, di soglie
del mutuo baciarsi dei venti
del pianto di sale diviso, sorelle
bianca solarità in bocche addolcite
grani e parola in terreni
di nuovo linguaggio
lo spazio ricresce spontaneo
tra le erbe pestate.
Giovanni Luca Asmundo da Le Disattese - Coro di donne mediterranee
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