Le storie sono all'inizio tutte uguali...
Come suggerisce la stessa autrice nella nota conclusiva, il termine di paragone più istintivo e naturale per descrivere " Un buon uso della vita", sarebbe l' Antologia di Spoon River. E certamente una similitudine esiste, ma è superficiale : all'autrice sembra infatti interessare la composizione di un mosaico di vite molto di più di quello di un mosaico di morti, laddove la morte stessa è quasi un pretesto per volgersi indietro per descrivere non la fine in sé, ma il percorso, con le debolezze, le indecisioni e le mancanze di una serie di donne. Va specificato - infatti - che stiamo parlando di un'universo unicamente femminile e quindi anche l'osservazione della morte e della vita avviene dal medesimo punto di vista : non una poesia femminile, ma una poesia sulle donne e dalla prospettiva delle donne all'interno di una società che appare ancora sbilanciata in senso patriarcale, in cui accade che la figura femminile venga troppo spesso sottomessa o - al contrario - idealizzata.
le storie sono all'inizio
tutte uguali
nasci da un ventre aperto
dal buio vedi la luce
ma subito la storia cambia
secondo il luogo lo status
il modo e l'accoglienza
non c'è una regola prescritta
uguale a tutti
ognuno trova a caso la sua stanza
chi bene - felice lui o lei - chi
con dolore.
***
la sua era stata una morte protratta
iniziata tempo addietro
ancora al tempo che pareva intatto
speranze attese meraviglia
e intanto si muoveva su una faglia.
***
lei ( invece ) era morta di notte
tra le botte della sera e quelle del mattino
s'era sottratta all'impeto
alla colpa perfino alla desolazione
e la solitudine che la penetrava
non dava godimento alcuno.
***
era morta da persona irrisolta
non portava a compimento
alcun progetto alcuna idea
entusiasta festosa all'apparenza
covava un rancore sepolto
anch'esso irrisolto.
***
Marina Cvetaeva
le donne che non legano una fune
a una trave
per librarsi
in aria
libere nei pensieri
accettano la disperazione i momenti neri
e remissive
tornano all'occupazione.
***
Sylvia Plath
le donne che non mettono la testa
nel forno
sono tutte matte tutte ad aspettare
che qualcosa cambi - cambi l'amore
l'umore perfino il destino
che proprio un mattino si desti
un destriero di luce
che le porti via
lontano da questo mondo ombroso
da questo mondo tondo e spietato
senza empatia.
***
Virginia Woolf
le donne che non vanno al fiume
con le pietre in tasca
aspettano silenziose alla finestra
uno sguardo al tempo
uno al paesaggio
che passi questo maggio e la stagione
fiorita torni l'autunno con le sue
brume
confonde e assopisce ogni lume.
***
Amelia Rosselli
le donne che non volano dal balcone
giù nella chiostrina
trovano dentro la forza
di aspettare
la cantilena delle voci matte
mezzo sentite
mezzo immaginate
nel vortice del vivere distratte.
Gabriella Musetti da Un buon uso della vita
Le donne resistono
RispondiEliminaSì, pare che il cosiddetto " sesso debole" non sia poi così fragile come per secoli ci hanno fatto credere...
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