sabato 31 ottobre 2020

V COME VINCENT




Disegno dell'autore


" V come Vicent, nasce da un radicale ripensamento del poema inedito " Vincent". Una sorta di foga - in me - col tempo si è stemperata. Sento di non dovere più semplicemente chiamare per nome il destino di Van Gogh, ma di avocare, come un come, per la lettera del nome, la tragedia, il dramma, il raptus proliferante di quell'arte ".  (  nota  dell' autore  )

 nero, grigio, bianco sfumato e con riflessi carminio che volgono vagamente al verde oliva...si chiama testa di morto la farfalla notturna che non hai dipinto per non ucciderla.



                                     ***


lo zigomo è sbilenco come il tetto l'iris la luna. niente di calibrato centrato perfetto. le setole del pennello si imbevono nelle afasie della mente.



                                     ***


sul bianco netto della tela spremi un cielo verde pallido e sulla testa impagliata del falciatore il sole.



                                        ***


arrampicandoti ti accorgi che la discesa è la faccia inquieta della salita, e sali con le unghie del nero. i graffi i contorni dei rilievi montuosi. tenti le unghie su crinali ubriachi fino al tac che insanguina le mani. strappi ali di papaveri tra le forre insidiose di pietre. dai ciuffi di cappero delle rocce scivoli nei nidi dei ragni e delle serpi. tratteggi il percorso con segni precisi come qualcosa da non dimenticare: salire, salire... tra poco sarà finita e avrai dimenticato. il cielo, patria di ogni partenza, nessuno te lo tocca: sta lì in vetta.



                                           ***


se le stelle cadono, aumentano i digiuni. se immagini finalmente la calma, il mare si agita. se ami la tua donna, lei scompare in un collettivo giudicante. se qualcuno ride di te, tu ridi e ti incupisci. se il dr. Gachet lo vuole, tu lo vuoi. se a tuo fratello nasce un figlio, dipingi mandorli in fiore. ma se il cielo si oscura, voli con i corvi.



                       Davide Racca  da    V come Vincent



Dalla Post- fazione:


" Si tratta di un libro veloce, anomalo, visionario, insieme poesia, prosa e segno : una incursione libera nel raptus selvaggio dell'arte di Van Gogh.


Racca esprime l'ossessione dell'uomo e dell'artista Van Gogh : combattere ogni limite che voglia annientare la sua ricerca espressiva : " la natura, perfetta, tenta la tua rabbia ". Il compatto mondo esterno cerca sempre l'artista che lo raffiguri / sfiguri con il suo occhio personale ( " dagli escrementi del tubetto vengono forme finora neanche intraviste " ). Al poeta preme indagare l'enigma dell'atto creativo, la sua visceralità e la sua esattezza e tutto il libro è un'incursione di una parola tormentosa, laconica, lacerata, nel bianco del foglio, alternata ad eleganti segni stilizzati che evocano le forme create dal pittore. Risuonano - come un'eco deformata - le parole delle lettere di Vincent a Theo, in un dialogo tellurico, magmatico, dove la percezione è quella della visione e del sogno, del continuo sfuggire della materia. Il poeta scava, nelle parole di Vincent e nella sua stessa parola, fino a lasciare nella pagina - a volte - soltanto un rigo, con effetti aforistici e perturbanti."


                                                Marco Ercolani


                  

                                                          Disegno dell'autore



ANCORA "QUOTE ROSA" IN MUSICA



Non dura una sventura



                                         I Tempo del Concerto per clavicembalo



Guglielmina di Brandenburg - Bayreuth ( 1709 - 1758 ) fu la sorella maggiore di Federico II il Grande di Prussia. Dopo un'infanzia infelice, vittima delle percosse quasi quotidiane della sua governante, in seguito col marito - il Marchese Federico  - dal quale dovette subire l'umiliazione di una sorta di pubblica infedeltà, attivò una vasta e dispendiosa opera culturale: a  Bayeuth fu ricostruita la grande " Opera- Hause " e costruito il Teatro. Guglielmina fu anche una valente musicista, e scrisse composizioni sia strumentali che vocali.



                                           frida


COMPOSIZIONI CONVENTUALI

 


Miserere mei Deus



                                                  Al turbar dei bei lumi  -    Madrigale


Vittoria Raffaella Aleotti ( 1575 - dopo il 1620 ), avendo manifestato precoce inclinazione alla musica, a sei o sette anni fu mandata a studiare presso il monastero agostiniano di San Vito, a Ferrara - sua città natale - all'epoca celebre per la cura e la promozione di talenti musicali, e a quattordici anni abbracciò la vita religiosa dello stesso convento. E' discusso se ella allora mutò il suo nome di battesimo Vittoria, con il nome religioso di Raffaella, o se si tratta di due persone distinte, sorelle tra loro. Nello stesso anno 1593 apparve un libro di madrigali di Vittoria e un libro di mottetti sacri di Raffaella - il primo libro di musica sacra pubblicato, scritto da una donna. Molto apprezzate, nel convento, le doti di cantante, strumentista, maestra di musica e compositrice di Raffaella.



                                   frida



giovedì 29 ottobre 2020

CHIEDO SCUSA...



...Se ultimamente e in modo del tutto imprevedibile, i post si presentano con una dimensione diversa nei caratteri ( anche nella stessa poesia).Ovviamente non è voluto ( blogspot fa quello che vuole ) e mi impedisce anche la correzione dato che sulla  pagina dove scrivo è tutto regolare...

Sono la prima a dispiacersi per questo inconveniente esteticamente poco gradevole.



                                        frida


 

MEIRA E L'ABBANDONO

 



                                       Le tue mani percorrono dolcemente il mio viso...


IL MIRACOLO


Ti penso.

La sera,

non è più una sera,

è il ricordo

di quell'altra - azzurra -

in cui amore

si fece in noi

come un giorno

si fece luce nelle tenebre.

E proprio allora fu più brillante

la stella, il profumo 

del gelsomino più vicino,

meno 

pungenti le spine.

Adesso quando la invoco credo

di essere stata testimone

di un miracolo.



                                          ***

PROFUMO


Ti ho ancora - amore -

come se mai 

mi avessi lasciato.


Le tue mani percorrono

dolcemente il mio viso

e sento la tua voce in un sussurro

sfiorarmi l'orecchio.


Ti ho ancora

e penso al profumo

che di nuovo mi ferisce

sebbene il gelsomino non esista.



                                        ***

BREVE


Arrivi quando meno

ti ricordo, quando

più lontano sembri

dalla mia vita.

Inatteso come

quelle tempeste che si inventa

il vento

un giorno immensamente azzurro.


Poi la pioggia

trascina i suoi stracci

e cancella le tue impronte.



                                                  ***

TI DIRO' DELLA SERA


Ti dirò della sera, amico mio.

La sera di campane e di violette

che spargono lentamente il loro piccolo

firmamento di profumo.

La sera in cui non sei.

Il tempo - fermato - trabocca

come un fiume d'oro.

E lascia scorrere sul suo fondale

chissà quali cose dimenticate.

Il giorno si volge ancora in un lampo

del sole,

e spilla farfalle dorate

sul vetro dell'aria...

Suona un flauto nel silenzio, una

malinconica bocca addolorata,

e nella torre tinta dal crepuscolo

le colombe ripetono il loro bianco.

La sera in cui non sei... la sera

in cui ti desidero.

Qualcuno che non conosco

apre segretamente i gelsomini

e vi rinchiude una a una le parole.



                                                 ***

REMINISCENZA


Si incrociarono un breve istante

il tuo sguardo e il mio.





                                    Meira Delmar   da    Qualcuno passa


mercoledì 28 ottobre 2020

DISTURBO E FOLLIA IN VIVIANE



 "La strega incarna i desideri, i timori e le altre tendenze della nostra psiche che sono incompatibili con il nostro Io."

                                             (  C. G. Jung )


CAPPUCCETTO ROSSO


Madre, non c'è un solo lupo

ma tanti lupi in questo bosco

e carne di bambine prediligono.

E' forse un male ai loro occhi?

Madre, dopo il fatto

un gendarme m'interrogò.

Chiese:

Con quale lupo hai parlato?

Com'eri vestita?

Quale svago ti propose?

Il lupo ansimava?

Ti tolse il cappuccio?

Ti fece spugnature?

Ammettilo, un po' ti piaceva il gioco!

Madre il gendarme dall'aria vischiosa

le ginocchia mi teneva

con occhi da lupo e ragione annebbiata.

Al palato aggrovigliai la lingua.

Dapprima rispondevo con candore di bimba

poi muta restai

a nuove domande.

S'offese il silenzio.

( Scrivila tu - lettore - la morale )



                                           ***




SETTE NANI BIPOLARI


Sette. Non uno di meno.

Così dolci e perdonabili.

Eccitati talvolta

oppure distaccati.

Rovinati dalla simpatia intermittente

affabulatori impenitenti

o bugiardi seriali.

Camminano in fila

- elongazione dei passi tra i pioppi -

fino alla casetta dall'architettura allusiva.

Un'improvvisa luce ingigantisce l'ombra

un secondo abbaglio la rimpicciolisce.

Biancaneve li chiama bipolari

pensando siano folli

ma la ragazza - confusa -

fa di tutta l'erba un fascio.

Loro - rispetto alla follia -

mancano di logica.



                                                ***


LA MATRIGNA DI CENERENTOLA


Fatti le unghie per il ballo a corte

- mia figlia di risulta -

passerò a picchiarti sul collo del piede

sulla nervatura delle dita

ti strapperò l'imene

- stupido roditore

in attesa solenne -

lo strapperò coi denti

ricucirò i lembi

lo farò mio

e tornerò operativa

per gioire

o per drenare il mio rancore.



                                                ***

CENERENTOLA DOPO UN ANNO DALLE NOZZE


Ho l'alluce valgo

non porto più scarpette

mio principe.

Perverso narcisista

enigmatico e tortile

indebitato dell'io.

La tua follia è crederti re.

Tu canti come si uccide.

Capriccio

         vezzo

            automatismo

oppure malattia.

Ognuno si fa scudo della propria storia

ognuno ha le proprie ragioni

che come sai sono tutte ottime ragioni.



                                             ***


BARBABLU'


E questa non è una fiaba

solamente neve - ma tanta

una triplice dose

ospitata a iosa nelle gabbia.

Stipati gli ardori

non sollevate il coperchio dei segreti.

L'orco qui

- fogliolina sulla fronte -

al tavolo delle congetture.

Provo di orologio al polso.

Li ha buttati via tutti

prima di inghiottire il tempo

su fogli di focaccia

e la lingua - la lingua -

approdata nell'irrevocabile.

L'odore indugia nella barba

neppure il sigaro lo porta via

e quello sguardo nel dipinto

è dardo foriero di brutture.

Barbablù enigma.

Barbablù enigma di chiavi macchiate di sangue

provenienti da una stanza proibita.

Le ha lasciate in bella vista:

saranno l'ultimo oggetto

stretto nella mano di spose curiose.



                                           ***


POLLICINO SUL SENTIERO DI CASA


L'arte di cavarsela 

col pane stavolta.

Usa la furbizia

a suon di briciole

sarai sempre innocente.

Ma perdersi era una

così brutta idea?

Qui taccio

affinché risposta esulti.




                                           Viviane  Ciampi      Inediti


martedì 27 ottobre 2020

THERE IS A WAY AND WAY TO DRIVE... ( specie di altri ! )

 


                                                          ... e anche scrivere !!!!



                                            frida     



lunedì 26 ottobre 2020

MIO BEN...

 


                                                              Mio ben, teco il tormento
                                               più dolce io troverei
                                              che con altrui il contento...


" La condivisione totale tra due esseri è impossibile e ogni volta che

   sembra che si sia realizzata, in realtà è un accordo che defrauda

  uno dei partner, se non entrambi, della possibilità di svilupparsi

  pienamente. Quando però abbiamo preso coscienza della distanza

  infinita che esiste sempre fra due esseri umani - chiunque essi

  siano - diventa possibile una meravigliosa vita " fianco a fianco":

  occorrerà che entrambi diventino capaci di amare questa distanza

  che li separa e grazie alla quale ognuno di loro percepisce l'altro

  nella sua totalità, stagliato nel cielo".



               Rainer Maria  Rilke   da     Lettera a un giovane poeta



sabato 24 ottobre 2020

SI TU NO VUELVES

 


                                          Restò soltanto un tocco di addio sulle guance...



TRATTATO DI BACI


Mi baciavi con tutta la bocca

tanto da pensare che nulla avresti lasciato per te.


Con la robusta freschezza della frutta turgida, le tue labbra

la tua lingua, un mollusco abile

e sorridente.


Il tuo alito mi baciava nelle orecchie

e il rumore sibilante, oscuro

dei tuoi inviti.


Talvolta mi baciasti nella distanza del corpo.


Sono stata nella tua bocca, nelle tue labbra, nella tua saliva,

nella breve pressione dei tuoi denti,

nel saggio percorso del tuo olfatto.


Mille volte sono stata nei tuoi sorsi di idromele,

fino a quando restò soltanto

un tocco di addio

sulle guance.



                                       ***

A VELA SCIOLTA


So che contravvengo quando ti percorro,

il mio tatto sincero,

la mia bocca inondata,

tutto il mio essere nei sensi.

Nave di vela ardente su di te,

tu, mio porto assetato,

- vorrei io -

di chiarezza.



Rassegnati, 

non sarò mai donna convenzionale nel nostro letto.


Non mi temere per questo.

Sciògliti.



                                          ***

NOSTALGIA GROSSA NELLA GOLA


Quando mi mancano le tue mani ai miei fianchi,

quella risata piena e vibrante,

il tuo impeto di ragazzo innamorato,

quel fascino per la luna degli zingari letterari

e i nostri giochi segreti con nomi propizi,

le nostre lettere d'amore,

i messaggi sotto la porta

e la tiepidezza dei tuoi richiami...

mi consolo pensando che fu un delizioso miraggio,

una fantasticheria in liquore di miele,

un grappolo di delizie mescolate

a saltelli e sorrisi

di acrobati innocenti.



                                                  ***

QUESTA SPERANZA


Vado sempre pensando che mi diluirei

anziché lasciarti.

Così goffa è la mia pazzia

e più ancora la speranza che tu cambierai.


Per questo rimango - ostinata -

benché giorno dopo giorno ti guardi come sempre,

deambulando verso il tuo sovrano gusto

in notti erratiche,

soltanto con la tua stessa presenza

in differita.


Se resto qui è per puro vizio

di aspettare miracoli.



                                                   ***

( per i buoni ex amanti )


Se un giorno qualsiasi

arriverò a vederti- estraneo e insensibile -

come se non avessimo mai goduto

il nostro incontro,

sarà di sicuro

un incubo crudele.




                            Magda  Zavala  da     Triptico de las mareas



ALTA FEDELTA'

 


                           Cerco un disco per mia figlia: si intitola " I just call say i love you "


Alta fedeltà  o Hi Fi è un termine generico che indica prodotti audio e video di qualità superiore. Però, parlando di cinema è un " film di culto",  e non tanto per la qualità della pellicola o per la storia in sé, quanto per la straordinaria colonna sonora composta da oltre sessanta brani. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Nick Homby del 1995 e ripreso dal regista inglese Stephen Frears

Rob Gordon, proprietario di un anomalo negozio di dischi a Chicago e da poco abbandonato dalla fidanzata, inizia un bilancio della propria vita, dei troppi fallimenti sentimentali , stabilendo una serie di progetti e obiettivi da mettere in atto. Inizia con le donne : si propone di incontrare le cinque ragazze con le quali si è lasciato - dolorosamente - negli ultimi anni, per poi passare alla scelta delle canzoni per il proprio funerale, e altri tipi di stravaganti decisioni. Il filo rosso di questa divertente pellicola sono proprio queste cinque donne che il protagonista si propone di incontrare, anche se poi - a ben vedere - ciò che rende questa pellicola " un film da vedere ", sono i dialoghi e la musica, una vera e propria delizia per gli appassionati, bibbia in cui trovano posto Bob Dylan, i Queen, Stevie Wonder, i Kings, i Velvet Underground, Harry Nilsson, Elvis Costello, Bruce Sprinsteen, Aretha Franklin, Elton John, Barry White e tanti altri.



                                        frida



venerdì 23 ottobre 2020

SCOMODE VERITA'

 




                                                          " CIO'  CHE SEI

                               GRIDA MOLTO PIU' FORTE

                               DI QUELLO CHE DICI ".

                                    


                               don  Oreste Benzi



STORIA DELLE BEGHINE



                                                                   Beghine nel Belgio


" Il beghinaggio, una corrente nata in Belgio, nei secoli XI, XII e XIII si sviluppa soprattutto nell' Europa del Nord, diffondendosi in Francia, Germania e Paesi Bassi. L' origine di questo movimento non è ancora chiara, ma la sua nascita potrebbe essere una conseguenza del sovrappopolamento femminile all'epoca delle Crociate ( 1095 - 1291 ). Le congregazioni religiose esistenti in quel periodo non erano in grado di accogliere tutte le postulanti e quindi alcune di loro si sarebbero organizzate per unirsi nella fede seguendo un modello di vita meno normato rispetto alle comunità monastiche. Nelle loro città, le beghine abitano nella stessa zona in casette diverse, tutte sviluppate attorno a una cappella o a una chiesa. Indipendenti e autonome, appartenenti a varie condizioni sociali, diversamente dalle religiose scelgono di condurre una vita apostolica di povertà e castità, ma senza pronunciare voti ufficiali, allo scopo di servire Dio e aiutare i più poveri. Nubili, vedove o sposate, decidono di abbracciare queste condizioni di vita da sole o all'interno della famiglia, in gruppi più o meno numerosi, nelle vicinanze di una scuola o di un ospedale dove alcune di loro lavorano. Alcune possiedono laboratori di tessitura, ceramica e ricopiatura di libri. Le più istruite traducono la Bibbia in lingua vernacolare, tra cui i Salmi, che sino alla fine del XII  sec. erano letti soprattutto in latino. Le poesie, i canti e le preghiere che compongono, testimoniano l'immensa ricchezza della loro fede. Ciononostante, alcune sono state perseguitate e addirittura giustiziate. E'  quello che accadde a Marguerite Porète, autrice del testo Lo specchio delle anime semplici che nel 1310 viene bruciata viva con il suo libro in piazza Grève a Parigi. La storia di questo gruppo di donne affascinanti è ancora incompleta e molto resta ancora da scrivere. Questo movimento, che riuniva migliaia di donne, ebbe un enorme successo, creando uno stile di vita nuovo, più conforme ai desideri e alle aspirazioni dei suoi membri, opportunità che non potevano offrire né gli ordini religiosi né la Chiesa. Quest'ultima temeva comunque che le beghine cominciassero a predicare, nuocendo così al ministero dei sacerdoti. In realtà non poteva impedire loro di esistere, ma si diede da fare per controllare le loro azioni e i loro discorsi. L'apporto di questo movimento nella Storia è stato notevole, e ciò risulta ancora più evidente oggi, con l'avvento del femminismo. Si osserva in questa corrente la presenza di un anelito alla libertà, anche se spesso non era questo ciò a cui aspiravano queste donne, desiderose piuttosto di portare il giogo di regole rigide per donare uno stile nuovo  alla loro vita, alla loro religiosità e anche ai loro scritti.

Come descrivere la spiritualità delle beghine? Se ammettiamo - come  Anne Cart, " che una spiritualità femminista incoraggia l'autonomia e la realizzazione di sé", possiamo trovare alcuni elementi in queste donne " che vanno oltre l'obbedienza ad alcune regole "lasciando trasparire - a modo loro - i tratti di Dio al femminile. Osservare queste mistiche attive invita sicuramente a riflettere : hanno inventato una nuova condizione di vita cristiana originale e feconda, permettendosi di pregare Dio al femminile. Questo excursus sulle immagini femminili di Dio nella Scrittura e in alcune mistiche del Medioevo è come una finestra che si apre su una spiritualità rinnovata e consapevole della possibilità di alimentare una vita interiore con  la Sapienza e i suoi molteplici volti.

"Com'è vero che Dio è nostro Padre, è altrettanto vero che Dio è nostra Madre. E' quindi logico che Dio, essendo nostro Padre, sia anche nostra Madre. Nostro Padre vuole, nostra Madre opera e il nostro buon Signore, lo Spirito Santo conferma; è dunque giusto che noi amiamo il nostro Dio, in cui abbiamo l'Essere, lo ringraziamo con devozione e lo lodiamo per averci creato, e similmente preghiamo con ardore nostra Madre per ottenere misericordia e pietà, e preghiamo infine il nostro Signore, lo Spirito Santo, per ricevere aiuto e grazia "

         Giuliana di Norwich, mistica medioevale  ( 1342 - 1416 )



 La Bibbia delle donne     Venti teologhe rileggono i passi controversi dei testi sacri



giovedì 22 ottobre 2020

VERRA' LA MORTE E AVRA' I TUOI OCCHI



Tu rossa terra nera...


...tu vieni dal mare,
dal verde riarso,
dove sono parole
antiche e fatica sanguigna
e gerani trai sassi -
non sai quanti porti
di mare parole e fatica,
tu ricca come un ricordo,
come la brulla campagna,
tu dura e dolcissima
parola, antica per sangue
raccolto negli occhi;
giovane, come un frutto
che è ricordo e stagione -
il tuo fiato riposa
sotto il cielo d'agosto,
le olive del tuo sguardo
addolciscono il mare,
e tu vivi e rivivi
senza stupire, certa
come la terra, buia
come la terra, frantoio
di stagioni e di sogni
che alla luna si scopre
antichissimo, come
le mani di tua madre,
la conca del braciere. 

                                       27 Ottobre 1945

                                           ***

Anche tu sei collina
e sentiero di sassi
e gioco nei canneti,
e conosci la vigna
che di notte tace.
Tu non dici parole.

C'è una terra che tace
e non è terra tua.
C'è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci sono acque e campagne.
sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna.

E' una terra che attende
e non dice parola.
Sono passati giorni
sotto cieli ardenti.
Tu hai giocato alle nubi.
E' una terra cattiva -
la tua fronte lo sa.
Anche questo è la vigna.

Ritroverai le nubi
e il canneto, e le voci
come un'ombra di luna.

Ritroverai parole
oltre la vita breve
e notturna dei giochi,
oltre l'infanzia accesa.
Sarà dolce tacere.
Sei la terra e la vigna.
Un acceso silenzio
brucerà la campagna
come i falò la sera.

                                   31 Ottobre 1945

                                          ***

Hai il viso di pietra scolpita,
sangue di terra dura, 
sei venuta dal mare.
Tutto accogli a scruti
e respingi da te
come il mare. Nel cuore
hai silenzio, hai parole
inghiottite. Sei buia.
Per te l'alba è silenzio.

E sei come le voci
della terra - l'urto
della secchia nel pozzo,
la canzone del fuoco,
il tonfo di una mela;
le parole rassegnate
e cupe sulle soglie,
il grido del bambino - le cose
che non passano mai.
Tu non muti. Sei buia.

Sei la cantina chiusa
dal battuto di terra,
dov'è entrato una volta
ch'era scalzo il bambino,
e ci ripensa sempre.
Sei la camera buia
cui si ripensa sempre,
come al cortile antico
dove d'apriva l'alba.

                                          5 Novembre 1945

                                              ***

Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne,
di capelli, di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano -
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano -
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte -
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.

Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni, i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.

Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.

                                             21 Marzo 1950

                                                 ***

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle  feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba
viso di primavera.

                                    10 Aprile  1950





                      Cesare  Pavese   da      Verrà la morte e avrà i tuoi occhi


 

ATTENZIONE : AVVISO IMPORTANTE AI LETTORI

 

Buongiorno.

Poichè mi è stata segnalata da più parti una certa difficoltà a visualizzare i video del blog ( da quando blogspot ha cambiato in parte la piattaforma), avverto gli eventuali lettori che possono seguire il sito sul p.c. e sul tablet ( dove non è cambiato nulla ), mentre se vogliono continuare a leggere sullo smartphone, devono attivare la VERSIONE WEB cliccando in fondo alla pagina.

Così - a mio parere - è anche meglio perché ( soprattutto per le poesie )una grafica ridotta nelle dimensioni rispetta meglio la metrica scelta dall'autore ( mentre, si sa, diversamente, lo smartphone manda a capo quando vuole).


                                  Grazie,

                                                     frida



martedì 20 ottobre 2020

L'AMORE CON DUE BRACCIA DI DONATELLA

 


                                                              I sogni sono finiti...


Mi hai lasciata.

L'avevi annunciato

fin dall'inizio 

solo io

non ti avevo creduto

pensavo tu lo dicessi per scherzo

per sbadataggine

perché volevi darti delle arie.

Invece no: lo dicevi sul serio.

Questa fine te la portavi dentro

sin dal principio.

Così ostinato

come un bambino che si accanisce

a non voler lasciare il suo gioco.



                                                ***


Hai sbattuto la porta

senza dire perché.

Forse non lo saprò mai :

non ritornerai indietro

a spiegarmelo.

Io dietro la porta chiusa

alle tue spalle

nella stanza vuota

sento questo vuoto

che mi stringe alla gola

mi soffoca

il pianto.



                                       ***


Torna dico non tornare

non ti voglio più vedere

era tutto sbagliato non eri

quello che sembravi

è così chiaro adesso che non mi amavi

forse non mi hai amata mai?

O giocavi? Mi ingannavi?

Eppure anche tu devi averci creduto

se no non saresti fuggito

lasciando i tuoi libri sparpagliati - un vestito

il pennello da barba la vestaglia

tutte queste povere cose così abbandonate

sul campo di battaglia.



                                           ***


Io sono colpevole quanto te.

Tu sapevi che niente di quanto dicevi era vero.

Anch'io lo sapevo ma mi piaceva illudermi

che fosse vero.

Tu volevi ingannarmi.

Io volevo farmi ingannare.

Nessuno dei due era migliore dell'altro.

Invece di vivere preferivamo sognare,

poi un giorno ci siamo dovuti svegliare :

eravamo arrivati al capolinea,

bisognava scendere,

ricominciare a camminare.



                                               ***


E' stato bello finché i sogni sono durati

guardare come bambini

nella lampada di Aladino

poi i sogni sono finiti,

la lampada è stata svenduta.





                    Donatella  Bisutti    da     Un amore con due braccia


lunedì 19 ottobre 2020

L' AMORE ESISTE

 



                      "Solo nello spazio creato dall'amore,

                                      colui che è amato,

                       ha la possibilità di distendere tutta

                                      la sua statura ".


                                

                                                                               Romano  Guardini

    

venerdì 16 ottobre 2020

DONNE COMPOSITRICI ( Barbara Strozzi )



                                              Con le belle non ci vuol fretta   -  Madrigale 




                                             Brani di Barbara  Strozzi   in concerto.


Apprezzata musicista barocca fu la veneziana Barbara Strozzi ( 1619 - 1677 ) - figlia illegittima del poeta e librettista Giulio Strozzi - che fin da giovane manifestò le sue eccezionali doti di cantante. Il padre la valorizzò, iscrivendola a sedici anni all' Accademia degli Unisoni da lui fondata e di cui facevano parte sia poeti che musicisti. Barbara non ebbe vita facile : da una relazione con il nobile veneziano Giovanni Paolo Vidman ebbe quattro figli, di cui tre abbracciarono la vita religiosa. Pubblicò otto volumi di canti, per la maggior parte profani, tanto che si può a buon diritto affermare che nessun compositore del tempo eguagliò il numero delle sue pubblicazioni. Le sue musiche si distinguono per una più intensa ispirazione lirica, il che la rende una delle personalità musicali italiane più interessanti del suo tempo.



                                        frida



mercoledì 14 ottobre 2020

LA PAZZA GIOIA




                                                                       Sono nata triste...


Quando abbiamo accanto una persona " diversa", capita che il più delle volte venga considerata pazza e per questo inquadrata nella categoria delle persone alle quali occorre mettere dei blocchi, dei freni. Questo mondo delle persone diverse viene rappresentato spesso nel cinema, ma quasi sempre con una connotazione drammatica, triste. Nel film in questione, il regista ha voluto dare delle persone che soffrono di disagio mentale una rappresentazione più umana, a tratti anche gioiosa.

Beatrice e Donatella sono due donne che hanno problemi psichici e per questo vengono rinchiuse in una comunità per donne con disturbi mentali. Entrambe vengono classificate " socialmente pericolose".

Beatrice appartiene a una famiglia molto ricca ma, a causa delle sue decisioni avventate riguardo la gestione del patrimonio familiare, il marito si vede costretto a farla rinchiudere. Donatella invece è una giovane ragazza madre, delusa e diffidente, delusioni che l'hanno portata a tentare il suicidio e a cercare di sopprimere il figlio piccolo che poi - a causa di questo - sarà dato in adozione. Le due donne alla fine riescono ad entrare in confidenza, al di là dei caratteri diversi e un giorno, durante un permesso di lavoro, prendono la via della fuga, salendo su un autobus : ha così inizio una fuga strampalata per la Toscana, la " pazza gioia" che dà il titolo al film. Durante il loro non facile viaggio, veniamo a conoscenza dei loro blocchi, delle debolezze, ma anche del valore dell'amicizia e dell'amore, insieme alla loro gioia di vivere.



                                       frida



martedì 13 ottobre 2020

LA SUDICIA LUCE DEL GIORNO ( Poesie di Idea )



                                             Non verrà nessuno, non verrà più nessuno...


La poesia di Idea si presenta subito come un insieme organico compiuto, concentrato su tre linee tematiche che potremmo definire sinteticamente con tre dei suoi titoli emblematici : Poemas de amor; Notturni e Pobre mundo.

La poesia amorosa, segnata da una ricerca di assoluto, agonica e spietata innanzitutto con se stessa; la " notturnità" del mondo e del vivere vista attraverso la cruda consapevolezza della miseria umana; la pietas nei confronti del " povero mondo" e l'aspirazione -forse utopica ma sempre altamente etica - a renderlo più giusto e meno crudele nei confronti dei disperati. Il disperato urlo di Cesar Vallejo " Y el hombre, pobre! Pobre! " è anche di Idea. Ed è in questo contesto che si inseriscono le poesie di denuncia della tortura e dei soprusi inflitti ai dissidenti durante la dittatura.

Ma forse la cifra caratteristica della sua poesia si trova, più che nella tematica - asciutta e tagliente - nel ritmo : incalzante, fermo, rigido e perfetto. Se le sue poesie sono indimenticabili, ciò è dovuto, senza dubbio, al rigore senza respiro del suo ritmo.



SI E' SOLI


Solo come un cane

come un cieco un pazzo

come una banderuola che gira intorno all'asta

solo solo solo

come un cane morto

come un santo un casto

come una mammola

come un ufficio di notte

chiuso

incomunicato

non verrà nessuno

non verrà più nessuno

non penserà nessuno al suo tipo di morte

non chiamerà nessuno

nessuno ascolterebbe le sue grida di aiuto

nessuno nessuno nessuno

non importa a nessuno.

Come un ufficio o un santo o un palo

incomunicato

solo come un morto nella sua doppia cassa

bussando al coperchio e urlando

e a casa

i parenti inghiottiscono camomilla e valium

e alla fine dormono

e a quell'altro la morte gli chiude la bocca

tace e muore e la notte tempesta su di lui

solo come un morto come un cane come

come una banderuola che gira intorno all'asta

solo solo solo.



                                          ***


POVERO MONDO


Lo distruggeranno

lo faranno a pezzi

alla fine scoppierà come una bolla

o esploderà glorioso

come una santabarbara

o più semplicemente 

sarà cancellato come

se una spugna bagnata

cancellasse il suo posto nello spazio.

Forse non ci riusciranno

forse lo ripuliranno

gli cascherà la vita come fossero capelli

e rimarrà a girare

come una sfera pura

sterile e mortale

o in modo meno splendido

andrà per i cieli

decomponendosi adagio

come un'unica piaga

come un morto.



                                           ***


PER DIRLA


Che figli di buona donna

che bestie

come dirla diversamente

come

quale dito accusatore basterebbe

quale anatema

quale pianto

quale parola che non sia un insulto

servirebbe

non per commuoverli

né per convincerli

né per fermarli.

Soltanto per dirla.



                                               ***


L'ISOLA


Un anello di odio e d'immondezza

circonda l'isola

dove in te muore ancora una volta

integro e puro

solo

e guarda e lascia e fa che tu muoia

che si perda

che finisca

la breve dolce vita che ci sfugge

la tiepida vita che la terra beve

e guarda e fa il tuo dolore più solo

e l'angoscia e il trapasso

la nausea della morte.

Un povero triste sudicio fiume di odio

ti isola e ti circonda

ti abbraccia e ti fa morire

solo.

Ma no.

Ma no.

Se gli altri lui te

non se ne vanno soli

se ce li portiamo dentro

se ben coperti di pena e d'amore stanno

morendo in noi per sempre.



                                        ***


CON LE BRACCIA LEGATE DIETRO LA SCHIENA


Con le braccia legate dietro la schiena

un uomo

un uomo brutto e giovane

un viso alquanto vuoto

con le braccia legate dietro la schiena

veniva immerso nell'acqua di quel fiume

- giusto per un po'

volevano torturarlo

non ucciderlo -

con le braccia legate dietro la schiena.

Non parlava e lo pestavano sul ventre

con le braccia legate gli davano calci

calci sul ventre sui testicoli

si rotolava per terra

lo pestavano.

Proprio oggi

ora

continuano a pestarlo.




              

                

                   Idea Vilarino     da   La sudicia luce del giorno