sabato 3 ottobre 2020

L'HOMME DE TROP

 


Ho seppellito il mio amore e i miei salmi altrove...


Tutt'altro che un esercizio di quiete il percorso di questo poeta, che vive in Quebec da genitori italiani e che si trova al crocevia di tre culture ( francese, inglese e italiana ).
Questo pensatore alla giuntura tra latinità e americanità, sorto da paesaggi urbani, oltre ad esplorare l'angoscia di un'epoca senza punti di riferimento e perciò contraddittoria, porta il peso dell'ibridazione, gettando un ponte tra generazioni. Così, tra tenerezza e sensualità, rabbia, memoria e rifiuto della parola " nostalgia" - che tuttavia affiora - fa scaturire il suo personalissimo concetto di identità, un'identità non limitata da tradizioni e confini geografici, e che non affonda nel chiacchiericcio di cui si nutre tanta letteratura.


AI MIEI GENITORI


Lasciatemi pregare stasera,

adesso che il tormento si è placato,

ora che è il settimo giorno,

ora che posso andare a letto e pensare,

ma pensare veramente, formulare idee,

idee chiare, tradurle in immagini,

avere il coraggio delle immagini

create, da creare, atte a ricordare.


Lasciatemi pregare stasera per chiedere

a coloro che ho pressato come l'uva,

come arance al pepe e all'olio.

Lo straniero che si respinge piange,

si piange addosso, rende false confessioni.

L'oppressione del giorno non svanisce la notte.

L'angoscia della notte non svanisce il giorno.

Ho seppellito il mio amore, i miei salmi

altrove, nell'opacità della delusione.


Lasciatemi pregare con un tono feroce.

Sono un uomo maledetto e cattivo 

per aver odiato persone che mi hanno dato

tutta la loro dignità quando dare le rendeva

deboli e vulnerabili; per aver chiesto

un mondo irreale a coloro le cui mani sono

fichi del sole; le loro bocche succhiano

il sugo agrodolce d'anguille fritte, il loro dialetto

è un inno al ringraziamento.


Sì, lasciatemi pregare

con le mie guance sgualcite dal catrame.

Giungo le mie mani non vicino al camino,

ma nel vicolo cieco della sottomissione, della furbizia,

dei soldi, della roba, dell'odio, dell'amore abitudinario,

opaco, stanco; ringrazio la donna

che amo per i suoi seni e la sua casa,

poiché lei - la donna ferita - mi aspetta con pazienza,

con una tolleranza vivace, per non dire scorticata.


Oh, lasciatemi pregare mentre

passa un tormento, prima che un altro arrivi.

Sono seduto alla mia scrivania in disordine,

davanti a una caraffa di vino rosso, a pile

di libri e perso in un sogno,

questa notte non è per l'ascolto,

né per la musica tanto amata,

né per il dialogo della bella poesia,

non riesco più a ubriacarmi.


Lasciatemi pregare tutta la notte,

anche se questa preghiera da pazzi,

senza ritmo, senza cadenza, manca di eleganza.

Lasciatemi seminare un'amicizia sana

e un rispetto di me stesso più sereno.

Lasciatemi affondare le unghie

profondamente nel cielo della terra

per estrarne il nocciolo d'oliva della pietà.

Lasciatemi pacificare la bestia della mia collera.




                        Antonio  d' Alfonso   da   L' homme de trop



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