Così poche cose che valgano la pena...
Pierre Soletti narra - in questo poemetto - una vicenda d'amore fra anziani, all'insegna della tenerezza e dell'ironia, in una di quelle " case di riposo", in realtà case dell'ansia, della perdita di sé, dell'ultimo viaggio dove tutto riposa tranne i ricordi e in cui è sufficiente una foglia portata da un refolo di vento a " tagliare il reale in due".
Auguste non sa granché del mondo. Sta in piedi davanti alla finestra. Guarda fuori mentre una nuvola arriva su di lui. inciampa tra i rami. Cade. E' così giovane per morire. Così vecchio. Va.
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Alle foglie è davvero interessato. Da poco tempo nutre una smoderata passione per le foglie. Preferibilmente per quelle che cadono. Le sue dita, come ventose, s'incollano ai vetri mentre cerca di acchiapparle. Capita anche che parli con loro.
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Se parla ancora, Auguste, non è proprio per dire qualcosa: conosce troppo il prezzo di una parola. Se parla ancora, è per sentire le vibrazioni. E' per vibrare all'interno. Per ascoltarsi vibrare. Ma non sempre è stato così.
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Dai tempi in cui era ancora vivo, Auguste amava la parola. Era il suo mestiere. Raccontava. Si ricorda di come le parole erano approdate a lui. Come il nonno, emigrato dalla Romania, raccontava la sua terra. Stamani una buccia d'arancia gli ricorda la sua vita di prima. Con Blanche. L'aveva conosciuta così piccola che non si ricorda neppure d'aver vissuto prima.
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Il vento infuria sui vetri. Auguste perde alcune parole. Così poche cose dopotutto. Così poche cose che valgano la pena, dice a se stesso. E poi la fiacca di raccoglierle. Apre la finestra: non ha neppure bisogno di soffiare. Ci pensa il vento. S'innalzano le parole.
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Quando non riesce a dormire, Auguste fa una scappatella. Tira della terra contro le persiane di Blanche finché lei non apre. Quindi scavalca il piccolo muretto che separa le loro case e sale fino alla camera di Blanche. Oggi, quando manca il sole, Auguste guarda dalla finestra. Talvolta accenna bracciate in pieno cielo. Così poche cose, in sostanza. Così poche cose che valgano la pena, dice a se stesso.
Pierre Soletti da Buildings
Mi sembra un tramonto aggrappato ai ricordi. Tenero ma non bello. La luce del tramonto è dolce, soffusa ma ancora con i suoi colori che possono dare ancora un senso a questa nostra vita terrena. Figli e nipoti sono solo una parte di questa luce, La fede è di conforto ma poi rimaniamo pur sempre soli con noi stessi. Vivere è anche non perdere la speranza.
RispondiEliminaTutto vero.
RispondiEliminaAggiungo: la speranza è dei vivi...