venerdì 31 maggio 2019

STAZIONE

 
 
 
     E corre il tempo che divora il giorno…
 
 
 
Mi ci annego in un fondo di bottiglia
contando i sorsi - ed ogni sorso è un giro
mentre danza un'idea che mi somiglia
ma non ho spago per portarla a tiro.

E corre il tempo che divora il giorno
come un treno che veglia a una stazione
e dalla panca attendo il tuo ritorno
sperando m'offra un' ultima occasione.

Così disegno in punta di matita
cartelli deformati in nero cina
mentre rendo cuscini le mie dita
al volto stanco che la mente china.

Ma è già passato il treno e perde pezzi.
E non esiste fermata né stazione,
solo il grigiore a cui siamo avvezzi
e il rotolare lento di un bullone.



                                 frida



PERCHE' AMIAMO SCRIVERE

 
 
 
 
" La scrittura è complicazioni di immagini compiuta con razzia di parole" ( Marco Nuzzo )
 
 

IN SEGNO DI GRATUTUDINE

(…) Se possiamo ritenerci fra coloro che giudicano la memoria un
       bene prezioso, quali siano i suoi fardelli; se istintivamente
       ricorriamo ad essa, senza pensarci troppo, vorrà dire che
       ormai costituisce un tratto distintivo e peculiare di un agire
        - il nostro - diverso da qualunque altro. Riusciamo
       sempre - in tal caso - a trovare il luogo e il pretesto per farle
       un po' di posto nella nostra esistenza. Rubando minuti di pausa
       a tutti gli altri. Quando sappiamo prolungarli, cresce a
       dismisura, si fa più intenso, il sentimento di esistere che essa
       riaccende. Basta uno stato di grazia e,all'istante,ci si dischiude
       l'arcano letterario, poetico e filosofico, di una vita diversa. E'
       il viatico per chi crede. La scrittura è la chiave giusta per
       sopportare tutte le altre vite usuali, che espelliamo per
       reggere alla fatica, all'incalzare delle infinite inutilità che il
       resto dell'umanità ci chiede di affrontare senza entusiasmo: è
       un antidoto, un talismano, un modo non comune per tenere
       desta l'intelligenza. Non sarà mai un sonnifero. Anche se non
       possiamo di certo dirci scrittori, né vogliamo o pretendiamo di
       considerarci tali, il nostro scrivere - al di là dei risultati
       estetici, o del nostro rileggerci - è tramite e accesso a un' altra
       realtà. Dove sovrana regna incontrastata la percezione
       soggettiva del nostro interpretare e raffigurare il mondo. (…)




 Duccio  Demetrio   da    Perché amiamo scrivere( Filosofia e miti di una passione )


mercoledì 29 maggio 2019

IL PESO DELLA FARFALLA 1

 
 

                         Un uomo senza donna, non è un uomo e basta: è un uomo senza.


(…) Un uomo che non frequenta donne dimentica che hanno - di
       superiore - la volontà.Un uomo non arriva a volere quanto una
       donna - si distrae, si interrompe - una donna no. Davanti a lei
       si trovava incalzato. Se era un guardiacaccia, se la sbrigava.
       Ma una donna è quel filo di ragno steso in un passaggio, che
       si attacca ai panni e si fa portare. Gli aveva messo addosso i
       suoi pensieri e non se li scrollava.
       Un uomo che non frequenta donne è un uomo senza. Non è un
       uomo e basta, nient'altro da aggiungere. E' un uomo senza.
       Può dimenticarselo, ma quando si ritrova davanti, lo sa di
       nuovo.
       " Ci penserò". Era vero: pensava alla donna, alla sua volontà
        di cavargli una storia, a lui che all'osteria stava a sentire
        quelle degli altri e alla domanda : " E tu?" rispondeva
        alzando il bicchiere alla salute dei presenti, per inghiottire la
        risposta. Se insistevano, tirava di tasca la sua armonica a
        bocca e ci soffiava dentro la musica. Non poteva aggiungere
        la sua storia alle loro. Di ogni cosa narrata dagli altri, lui
        aveva fatto peggio. Rischi, disavventure, spietatezze; dai
        racconti degli altri sapeva di essere il peggiore. Alla donna
        non poteva rispondere col fiato dell'armonica. Ci pensava.(…)



                      Erri De  Luca     da     Il peso della farfalla



IL PESO DELLA FARFALLA 2



(…) A sessant' anni il suo corpo era accordato bene,compatto come
       un pugno. E la donna com'era? Come la mano aperta al gioco
       della morra cinese, la mano che vince perché si fa carta
       intorno al sasso e lo avvolge. La donna era la carta in cui
       finiva chiusa la sua storia. E la terza figura della morra, la
       forbice?Quella era il camoscio,con le sue corna avrebbe vinto
       la carta, chissà come.
       Ci pensava e rimandava. In quell'autunno si accorse della
       stanchezza in petto e nelle gambe. Si decise a dirle che era 
       pronto. Si accordarono in paese, lei sarebbe salita alla sua
       stanza a quota 1900 dove il bosco si dirada prima di smettere.
       Lì, tra le sue cose mute, avrebbe provato a rispondere.
       La donna controllò col freno in faccia la soddisfazione per la
       breccia aperta e gli strinse la mano,per accordo.Non era carta
       il contatto con le dita e il palmo. Era la spudorata intimità
       mascherata da mossa di saluto.Toccare la mano di una donna,
          per un uomo senza, è un salto nel sangue. Non ci si dovrebbe
      toccare, donna e uomo, facendo finta che è tutt'altro. La mossa
      della donna, che era stata lei a cercargli la mano, scavalcò il
      confine dei corpi, già scambio di amanti per lui.
      Si guardò la mano e la mise in tasca insieme all'altra. Si erano
      accordati: lei sarebbe venuta senza registratore. Sulla via di
      ritorno strofinò la mano sopra un larice, non per cancellare ,
      invece per conservare sotto resina il contatto.
      Era per il giorno seguente, al ritorno dal suo giro tra i monti.
      Era l'ultimo passo dell'autunno, poi sarebbe venuta la neve e
      il suo magnifico silenzio. Non ce n'è un altro che valga il nome
      di silenzio, oltre quello della neve sul tetto e sulla terra.  (…)



                     Erri  De  Luca    da     Il peso della farfalla


IL PESO DELLA FARFALLA 3



" Occhi di falce", aveva sentito rivolgere alla donna questo
   complimento.Era l'acciaio tirato a lucido dell'affilatura: di quella
   materia erano gli occhi della donna. Lei sapeva l'attrazione
   innescata in un uomo dal suo corpo. Chissà quanti si erano messi
   in fila per ottenere di essere guardati, quanti si erano inorgogliti
   per il traguardo dei suoi occhi. Della gioventù scossa, l'uomo
   ricordava il goffo degli uomini quando cercano di farsi notare da
   una donna. L'azzardo in una mischia poteva servire a una
   reputazione; la voce forte, la battuta dura potevano risaltare in
   una tavolata. Davanti alle donne, usciva ai maschi il gonfiore di
   petto del piccione. Gli uomini sbandavano davanti alle donne tra
   elemosina e sbruffoneria.
   Lui si rattrappiva per opporsi all'esibizione. Gli erano capitate
   allora donne che l'avevano voluto, preso come un sasso da terra.
   Sì, qualche volta era stato raccolto. Poi c'era stato lo sbando dei
   ranghi, la montagna, la stanza in cima al bosco dove nessuna
   era salita. A quella che arrivava da lui per ultima, aveva visto
   fare la mossa di sbatterei capelli lisci in fuori, oltre le spalle.
   Somigliava alla mossa di fastidio che allontana e somigliava 
   pure al richiamo di essere toccata sui capelli.
   Le donne fanno mosse di conchiglia, che si apre sia per buttare
   fuori che per risucchiare all'interno . (…)



                     Erri  De Luca  da        Il peso della farfalla


 

IL PESO DELLA FARFALLA 4



(…) Nell'incontro al villaggio lui aveva evitato gli occhi, la faccia.
       Era restato e tenersi le mani in treccia e a guardarci sopra. La
       donne vedeva che lui si negava l'attrazione. Non sapeva se gli
       veniva facile o pesante. Era una resistenza da non forzare con
       la seduzione. " le dà fastidio il mio profumo?". " Risponderò
       alle sue domande in una volta sola; adesso no." Lo disse
       cercando di non essere scostante, a voce bassa, che la donna
       stentò a capire. L'uomo vide che lei non aveva sentito bene e
       vide pure che non chiedeva " Come?. Il " Come? Come ha
       detto? " lo avrebbe respinto indietro e l'avrebbe lasciata lì.
       La donna restò perplessa il tempo di assaggiare un sorso, una
       mossa che le venne bene.
       Restò a guardarlo, poi le venne da dire: " Lei ha la faccia di
       una scarpa di cuoio che ha camminato a lungo e si è adattata
       al piede come un guanto."
       Lui non reagì, però gli venne da inghiottire saliva. Poteva
       nascondere bevendoci sopra un sorso, ma non volle e
       inghiottì senza. Tirò via gli occhi dalle mani e guardò la
       finestra dietro le spalle della donna. Una cannuccia d'acqua
       si buttava giù da una roccia lontana, una riga bianca su una
       pagina nera, il suo rumore non arrivava a loro.
       La donna si voltò a guardare anche lei il punto fissato da lui.
       Così gli offrì la nuca, il panno di capelli sciolti caduti lisci
       sulla schiena saltando la curva del collo. Come il volo dell'
       acqua sulla roccia, venivano giù senza rumore.
       La donna tornò a girarsi a lui,una torsione a sinistra a svitare.
      " Guardava l'acqua?". L'uomo strinse un po' gli occhi, le rughe
       ai lati, accenno di sorriso. Le aveva risposto. Nella tenuta
       della sua tensione, quella era una scalfittura.
       Non gli era capitato di sposarsi. Al pensiero,vedeva un piccolo
       se stesso di marzapane, vestito in bianco e nero in cima ad
       una torta nuziale.
       Districò le dita, raggiunse il bicchiere. Nel petto gli salì lo
       stesso affanno del taglio di ottobre. (…)



                       Erri De Luca     da      Il peso della farfalla


MEMORIA

 
 
 
 
 
La parte migliore della nostra memoria è fuori di noi, nel soffiare
 d'un vento di pioggia, nell'odore di chiuso di una stanza o nel brillìo
d'una prima fiammata , dovunque troviamo dentro noi stessi quello
che la nostra intelligenza - non sapendo come impiegarla - aveva
disprezzato:
l'ultima riserva del passato, la migliore, quella che, quando tutte
le nostre lacrime sembrano esaurite, sa farci piangere ancora…
 
 
 
 
frida
 
 
 

LA TUA ROBINJA

 
 

                                                                          Voglio ricordarti…


NON AVERE PAURA

Sei quello che sei.

Perché taci,
pietra tombale il tuo silenzio.

Ho nelle vene il sole,
non gli abissi.

Maledetto possa essere
l'attimo che generò
questa selvaggia seduzione,
pura follìa.

Perché ti spaventi?

Un giorno - tu e io -
non ci saremo in questo verde,
ci dissolveremo
nel vuoto del tempo.

Tu diverrai una palude,
io una lava vulcanica;
tu, un torrente infuriato,
io una scia di luce
di arcobaleni e pioggia.

Non avere paura:
versati in me come un ruscello di sangue.

Entra nelle mie vene,
brucia il mio corpo,
le mie labbra,
accogli la mia preghiera
di donna.


                                          ***

DIVENTERI CENERE

Splende il tuo corpo,
ma il tuo orgoglio un giorno si spegnerà,
diventerai cenere
come una quercia spaccata dalla tempesta;
cadrai per terra
sciogliendoti in granelli di polvere.

Il mio fuoco trasformerà in cenere
e fiamme ogni tuo desiderio:
sono pronta a incendiarti,
come una belva feroce e docile
ti donerò segni di ferita.


                                                      ***

AMIAMOCI

Lasciami scavare follemente in te
e di nuotare dentro di me
per sentirci sospesi sull'erba.

Amiamoci stasera,
c'è tempo per odiarci.


                                                   ***

IN TE

Ti ho rubato i sogni,
in te abitano
solo i tormenti.

Ho dato vita ai tuoi giorni,
in te ho bevuto
senza mai saziarmi,
poi ti ho lasciato volare
- in pace -
senza baciarti gli occhi
e stringerti al mio petto.

Sento la tua assenza,
ti ho cercato nel mio volto,
tra le piogge delle mie mani
le tue strade.

E' come allora,
nulla è cambiato in me,
ma ora è tardi,
in questa valle
parliamo la lingua degli alberi.


                                               ***

EPITAFFIO

Meravigliosi
il tuo respiro e il tuo corpo.
Voglio ricordarti
come l'uomo della mia ferita,
vigoroso,
malvagio,
uomo - quercia.

Hai seminato in me
radici di gioia e di morte,
amore e dolore
eros e lutto per me.



                     Donika  Dabishevci     da     La tua robinja



domenica 26 maggio 2019

DONNE CHE SI FANNO MALE 1

 
 


" Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro; le donne hanno paura che gli uomini le uccidano"  ( Margareth Atwood )


(…) La donna violata da bambina, che ha conosciuto l'impotenza
       totale e la disperazione come residuo del conflitto, è convinta
       di non poter ottenere alcuna giustizia dagli altri, quindi
       reagisce alle imposizioni sociali e ai messaggi diretti su questo
       tema in vari modi. Può essere incline ad improvvise esplosioni
       di collera sproporzionate rispetto all'evento scatenante; può
       reprimere sistematicamente la rabbia o ricorrere a continui
       bisticci per evitare confronti più diretti.
      A dispetto di chi ritiene che le donne abbiano fatto molta strada
      nel liberarsi da vincoli ristretti di comportamento, la collera
      femminile è ancora considerata inaccettabile. Quando un uomo
      alza la voce, impreca, minaccia di ricorrere alla violenza o
      passa direttamente all'atto ,nessuno ci trova nulla di strano (
      per la verità - e per fortuna ! - le cose sono un po' cambiate a
      questo livello. Visto il grado di violenza che si è raggiunta 
      nella nostra società nei confronti delle donne, le stesse sono
      sempre più invitate a difendersi, segnalando e denunciando le
      violenze di cui sono vittime, n.d.r. ).
      Ma se è una donna a usare gli stessi comportamenti, la
      chiameranno " puttana", " arpia", " rompicoglioni"; del resto
      ( si noti! ) l'uomo è sempre " figlio di puttana!".
      Le donne Trs che rivolgono la collera verso di sé, dimostrano
      di rispettare l'imperativo sociale di controllarsi e proteggere
      gli altri dalla propria ira.Anche quando esplode incontrollabile
      per essere stata troppo a lungo repressa, la loro rabbia si
      dimostra inutile in quanto sproporzionata all'evento concreto
      che all'apparenza l'ha scatenata. Ma più spesso questo
      sentimento spaventoso resta nascosto e prende la forma del
      comportamento autoviolatorio.
      La rabbia crea sempre problemi relazionali alla donna Trs, per
      quanto camuffata da tristezza, ritrosia, riserbo o persino da
      eccessiva arrendevolezza, condizionando il modo il cui essa
      travisa le proprie percezioni e impedendo agli altri di vederla
      così com'è.  (…)



                             Dusty  Miller   da    Donne che si fanno male

DONNE CHE SI FANNO MALE 2



(…) La vita sessuale delle donne Trs è dominata dalla
       preoccupazione del controllo. Proprio tale preoccupazione è
       spesso alla radice del loro " agito" sessuale. Non deve
       sorprendere quindi che qualcuna possa provare un forte
       desiderio di essere dominante, anche spietata, sul piano
      sessuale.La scelta di partner sconosciuti o che non le piacciano
      può darle un senso di potere, di vendetta, come anche l'
      esperienza di ostentare comportamenti sessuali provocatori e
      vistosi. Forse in questo modo ella riesce a sentirsi nella parte
    dell'aggressore,a dominare una vittima rovesciando la posizione
    cui fu costretta da bambina.
    Alcune vittime di abusi diventano sadomasochiste. Se si ritrova
    sottomessa da un partner di cui ha paura, e sopportato solo
    perché non da dire di no, la donna rimette completamente in atto
    la dinamica dell'abuso infantile. Ma in altri casi il contenuto
    violento dell'esperienza può non essere imposto, può piacerle il
    brivido sessuale di calarsi nel ruolo masochista in una relazione
    consensuale. In genere si tratta di modelli comportamentali
    sconvolgenti per la donna, per il suo partner e anche per il
    terapeuta. Ma non è altro che una delle molte contraddizioni
    evidenziate dalle personalità Trs ( sigla che sta per : " sindrome
    da rimessa in atto del trauma, la cui caratteristica fondamentale
    è una sorta di coazione a danneggiare il proprio corpo, n.d.r. ).
    Si possono avanzare diverse ipotesi di spiegazione per un
    comportamento tanto estremo. Innanzitutto in questo modo la
    donna ricerca il piacere sessuale così come l'ha provato durante
    gli abusi infantili di cui è stata vittima: eccitazione e piacere
    frammisti a paura, dolore, rabbia e ripugnanza. Oppure tenta
    di dominare il trauma infantile ripetendolo di continuo, come
    quando indulge alle sue pratiche autolesioniste.  (…)



                    Dusty  Miller    da     Donne che si fanno male




DONNE CHE SI FANNO MALE 3



(…) Molte donne Trs cercano o si ricreano un partner che somigli
       al genitore che le ha violate quanto a comportamenti,
       personalità, convinzioni e modi di stare nel rapporto. E' la sua
       lealtà verso il violatore e verso la famiglia in genere a indurla
       a replicare inconsciamente nei suoi rapporti adulti,la dinamica
       degli abusi, e inoltre la relazione violenta le risulta familiare:
       lei ne conosce la dinamica, sa cosa aspettarsi ed è esperta del
     suo ruolo di vittima.Il ruolo del violatore interiorizzato catalizza
     la rimessa in atto della relazione violatoria: infatti è questa
     parte dell' Io, anticamente distaccata dal genitore violento, ad
     essere proiettata sul partner. Ed è nuovamente l'equazione
     violenza - amore a organizzare il modo di vivere l'intimità della
    donna Trs,diventando parte integrante della dinamica di coppia.
    Il mondo sessuale della donna Trs può comprendere anche
    relazioni illecite con partner " proibiti " che può ricercare in
    uomini e donne sposati,persone con un ruolo di potere sul lavoro
    o addirittura analisti di scarsa etica professionale. Nel caso più
    grave, se sono esse stesse psicoterapeute, le vittime Trs curate
    male, possono accedere a relazioni sessuali con le loro pazienti.
    Questo genere di rapporto riproduce l'eccitazione e l'intensità
    della segretezza, la dinamica di potere, l'illusione di una
   " qualità speciale " e il dolore provati durante l'esperienza
     infantile .  (…)



                  Dusty  Miller   da    Donne che si fanno male


DONNE CHE SI FANNO MALE 4



(…) Donne che ricorrono in modo compulsivo a interventi estetici
       pericolosi per la salute, spesso soffrono anche di Trs, sebbene
       il rapporto con il trauma infantile sia in genere meno chiaro
       che in altre forme della sindrome. Difficilmente familiari ed
       esperti riconoscono che, agendo così, queste persone si stanno
       facendo male. Le donne Trs di questa categoria passano da un
       dottore all'altro collezionando un'intera farmacia di medicine
       spesso controindicate per i loro problemi di salute. I dietologi
    peggiorano le cose suggerendo loro programmi di dimagrimento
    pericolosi o quantomeno malsani. Alcune si sottopongono ad
    interventi chirurgici superflui: come creta il loro corpo viene
    plasmato, deformato e logorato da chirurghi che lo considerano
    un semplice oggetto, tutt'al più una potenziale fonte di reddito.
    ( il vero pericolo - oggi - mi sembra proprio questo : cercare di
    comprare un'idea  del proprio fisico che non ci corrisponde, solo
    perché i Media ci " bombardano " letteralmente perché, invece
    di donne, possiamo somigliare sempre di più a bambole di
    gomma. E questo indipendentemente dalla professione - una
    volta era una consuetudine accettata e quasi obbligatoria per
    personaggi dello spettacolo - oggi  rimodellarsi il viso, rifarsi il
    seno, i glutei o altri " pezzi di carrozzeria " è il sogno di ogni      
    ragazzina e di donne appartenenti ad agni Status sociale:
    sono disposte persino a fare dei finanziamenti pur di sottoporsi
    a costosi trattamenti estetici n.d.r.). 
    Queste donne, solo in apparenza più passive nel farsi del male
    in quanto delegano ad altri il compito di danneggiare il loro
    corpo, non sono per questo meno autodistruttive: i loro
    comportamenti rappresentano - come negli altri casi analizzati -
    una disperata ricerca di quella protezione che non hanno
    imparato a dare a se stesse.  (…)



                    Dusty  Miller  da        Donne che si fanno male


CASI UMANI

 
 


(…) Dunque. C'è stato un periodo discretamente lungo della mia
       vita in cui mi pareva che avere un uomo accanto fosse una
       necessità fisiologica un po' come respirare, dormire, detestare
       le taglie 38 che dicono : " Io mangio tutto, ho il metabolismo
       alto".
       Ero reduce da una storia emotivamente devastante e l'idea di
       dover fare i conti con il lutto sentimentale nel silenzio di una
       casa, senza il rito confortante di un'uscita a cena o di un
       messaggio su WhatsApp prima di andare a letto, mi appariva
       intollerabile.La conseguenza di questa incapacità di affrontare
       il dolore di petto è stata una carrellata di incontri surreali e di
       relazioni lampo con personaggi a cui oggi non concederei
      neppure il tempo di un caffè in piedi al bar dello stadio, ma che
       all'epoca furono investiti di un ruolo specifico : quello del
       traghettatore. Quello dell'uomo che serve solo a fare con te un
       pezzo di mare, prima di arrivare a terra. Certo, poi il
       traghettatore affonda e io mi ritrovavo naufraga.
     Questo libro non descrive la solitudine e la speranza ( solitaria)
      di imbattersi in un uomo decente. Racconta il periodo dello
      stordimento: le compagnie strampalate, gli incontri assurdi, gli
      uomini in cui sono inciampata e che - se non avessi testimoni
      oculari - potrebbero sembrare frutto di fantasia, di un mojito di
      troppo o di una sfiga siderale e che invece - ahimè - sono
      personaggi comuni e realmente esistiti. E che , a dirla tutta,
      faccio fatica a definire " ex " perché sono semplici, evidenti,
      cristallini casi umani.
      Ah, tra i casi umani ci sono anch'io, naturalmente.
      Perché in quegli anni, nel tentativo disperato di dimenticare,
      sono riuscita a dimenticare una sola cosa con un certo talento:
      la mia dignità.  (…)




 Selvaggia Lucarelli  da   Casi umani ( Uomini che servivano a dimenticare, ma che hanno peggiorato le cose )



ERA IL VUOTO

 
 

                                                                       Maschere


Era il vuoto a crearti, a crearti per me.
Ti inventavo perché tu non apparissi.

Il desiderio era il gorgo dell'assenza.
Coltivavo così la nostra morte.



                                           frida




NOTTE BELLA...

 
 
 

a chi - per scelta o per ventura - si trovasse a stazionare qui...
                                                        ( oltre a me)


                                     frida

 
    

sabato 25 maggio 2019

SAPER RIDERE...

 
 
 


                                                              Quando un uomo non sa più
                                  ridere di se stesso,
                                  è il momento per gli altri
                                  di ridere di lui…


                                          Thomas   Szasz
        

LE POESIE SCELTE DI MARINA

 
 

                                                    Il filo dell'adorazione ci ha legati più forte…


Sono felice di vivere in modo semplice ed esemplare -
come il sole, come il pendolo, come il calendario.
D'essere un'anacoreta laica di snella figura,
savissima - come qualsiasi creatura di Dio.

Di sapere: lo Spirito è mio alleato, lo Spirito è mia guida!
D'entrare senza annunciarmi, come un raggio e come uno sguardo.
Di vivere così come scrivo: in modo esemplare e succinto -
come Dio comanda e come gli amici non prescrivono.


                                          ***

Mi piace che siate malato, ma non di me,
mi piace che io sia malata, ma non di voi,
che mai la pesante sfera terrestre
scivolerebbe sotto i nostri piedi.
Mi piace che si possa essere spiritosa -
indisciplinata - e non giocare con le parole
e non arrossire per un'asfissiante ondata
toccandosi le maniche con leggerezza.

Mi piace anche che voi - in mia presenza-
abbracciate tranquillamente un'altra :
non condannatemi a bruciare
nel fuoco dell'inferno perché non vi bacio;
perché il mio tenero nome - mio caro - non
menzionate né di giorno né di notte - invano…
Perché nel silenzio di una chiesa
non canteranno mai sopra di noi " alleluja !".

Grazie a voi col cuore e con la mano
perché voi - senza neanche saperlo -
mi amate così tanto : per la mia quiete notturna,
per la rarità degli incontri nell'ora del tramonto,
per le nostre non passeggiate sotto la luna,
per il sole non sulle nostre teste ,
perché voi siete malato - purtroppo! - non di me,
perché io sono malata - purtroppo ! - non di voi.


                                          ***

Non amavo, ma piangevo. No, non amavo, tuttavia
solo a te ho indicato nell'ombra il volto adorato.
Tutto nel nostro sogno non assomigliava all'amore:
né ragioni, né indizi.

Solo noi ha salutato questa immagine dalla sala serale,
solo noi - tu ed io - le abbiamo portato un verso lamentoso.
Il filo dell'adorazione ci ha legati più forte
dell'innamoramento - degli altri.

Ma l'impeto è passato e dolcemente qualcuno si è avvicinato
che non poteva pregare, ma amava. Non affrettarti a condannare!
Ti ricorderò come la più tenera nota
nel risveglio dell'anima.

Tu vagavi in questo animo triste come in una casa non chiusa.
( nella nostra casa, in primavera…)non definirmi quella che ha dimenticato!
Io ho riempito di te tutti i minuti tranne
il più triste - quello dell'amore .


                                        ***

Io ho parlato, ed un altro ha sentito,
e ha bisbigliato ad un altro, un terzo ha capito
mentre un quarto, prendendo un bastone di quercia ,
è uscito nella notte - verso un'azione eroica. Il mondo su questo
ha composto una canzone e con questa stessa canzone
sulle labbra - o vita! - vado incontro alla morte.


                                      ***

Tu, che mi hai amata con l'inganno
della verità - e con la falsa verità ,
tu, che mi hai amato - che oltre
non si va ! Oltre la frontiera!

Tu, che mi hai amata più a lungo
del tempo - gesto della mano divina!
Tu non mi ami più:
la verità in cinque parole.



                                          ***

I giorni - lumache che strisciano,
… cucitrice giornaliera di linee …
Che mi importa della mia stessa vita?
Non è la mia, dal momento che non è la tua.
E mi importano poco le sciagure
personali… una mangiata? una dormita?
Che mi importa del mio corpo mortale?
Non è il mio, dal momento che non è il tuo.




     Marina Ivanovna Cvetaeva   da   Poesie scelte ( 1892 - 1941 )





venerdì 24 maggio 2019

SCRIVERO'... ( Presentazione )


Il Poetry Slam è una vera e propria gara: su un palcoscenico, i poeti recitano i loro versi e - alla fine - è il pubblico a decretare il vincitore. Di origine antichissima - già i Greci organizzavano questo tipo di competizioni - ha avuto un rinnovato slancio negli ultimi anni, prima in America e adesso in tutto il mondo. L'autore di questo  testo, Simone Savogin, ha cominciato la sua " carriera" di poeta slammer nel 2005 e nel 2013 ha fondato, insieme ad altri, la LIPS ( Lega Italiana Poetry Slam ).
Giocando con i suoni e le allitterazioni, le poesie di Savogin si concentrano sugli oggetti e sulle emozioni del quotidiano, rielaborandole e offrendone spesso una visione straniata e stimolante. Ed è proprio questo cambiamento di angolazione di visione a rendere questa poesia immediatamente forte, diretta e apprezzabile.


                             ( f )

FINCHE' AVRO' VOCE

 
 


                                                 Amarsi non è un punto d'arrivo, ma una ricerca…


DATE A ME

Non abbiamo altro che noi stessi, da donare a chi ci regala vita.
Siamo onde che si formano in risonanza con ciò che ci muove dal
silenzio e ci permette di vibrare.
E come s'apprende nell'abbrivio del cammino, cerco sempre di
ricordare a me stesso quanto fondamentale sia l'accogliere, l'
accettare, l'imparare, piuttosto che il chiudere, il definire e il
credersi.



MATEMATICA DELLE RELAZIONI

L'amarsi è la ricorsione di un differenziale,
come la temperatura ottimale dell'acqua in doccia.
Non un punto d'arrivo, ma una ricerca.
Il fulcro è il tempo:
causa e cura d'ogni cosa;
non certo lo spazio.
Se le urgenze comunicative di una donna
sono direttamente proporzionali alla distanza tra voi
MOLLALA
è tua madre reincarnata.
E non temere il restare singolo,
perché non funzioni cartesiano,
uno e uno, a volte danno uno
o infinito,
a volte due e mezzo,
quando te lo puoi permettere
anche undici,
ma la maggior parte delle volte
danno : uno e uno,
perché la compatibilità di un essere umano con un altro
non è quasi mai commutativa.
L'insoddisfazione
è un problema sistemico e sistematico nelle previsioni,
non nel calcolo.
Purtroppo su questo piano, il valore di una persona
non è dato da coordinate,
ma da quanto essa superi o non raggiunga le aspettative di chi giudica.
E' questione di limiti
considerare solo noi stessi come costanti,
quando si sa che le persone non cambiano,
al massimo imparano.
E' sbagliato quanto dimenticare
che la colpa è sempre distribuita.
Sappiamo tutti che in principio, come pavoni,
ci lanciamo in operazioni e sommatorie,
quasi a cercare di sembrare potenze,
calcolando le probabilità di accoppiamenti,
ma sottraendoci all'ultimo passaggio
per paura di moltiplicarci.
Ma poi il tempo semplifica,
a volte risolve
altre non fa che dividere
o rivelare irrazionalità
e valori negativi.
E perché funzioni,
nell'insieme,
a noi varianti
servono i simboli
per capire le espressioni.
La semplicità di un rapporto interpersonale
 è inversamente proporzionale
alla capacità dei soggetti coinvolti di farselo bastare,
proprio come più si ha
meno si è capaci di ammettere di poter essere felici.


                                               ***

LA DONNA PERFETTA

Tutto ciò che sai, sai fare e sei, e che manca, quando non ci sei.

Tu mi fai venire voglia di essere migliore
Tu mi fai venire voglia di essere
Tu mi fai venire voglia
Tu mi fai venire
Tu mi fai
Tu.


                                         ***

DISSOLVERE ( angoscia sublime d'attimo vivo )

C'è
nel senso del silenzio,
quel non essere che amo.


                                               ***

D' ESTINTI BACI EVITATI

Esserti,
in bolla d'abbraccio
che crea e trasporta
trattiene e libera
vitale.
Completare sorrisi
con sorpresa sincera
e tuffarsi sperando di non emergere più.
C'eran davvero universi, fuori dal tuo stringermi?
Perché, e cosa chiedevano a noi fluttuanti?
E fluttuando ci chiedevamo cose e perché,
stringendoci per essere, fuori dagli universi,
sperando di emergere per tuffarsi di più
in sincera sorpresa,
in sorriso completo,
vitale
libertà che trattiene
e trasporta e crea
abbracci di bolle.
Esserti.


                                                ***

Va'

Adesso rimetto tutto a posto
tu, non ti preoccupare.
Le virgole e i ponti
 rondini e i baci
tornano sordi a tracciare i nodi.
E i forti noi che corron tra bombe
e lascian momenti e respiri,
sicuri d'esser sicuri,
camminiamo l'ora
certi che prima non entri in poi.
Ma guarda il caos, qui,
senti quei fischi
assaggia quei tonfi.
Ehi…
Non mi vedi?
Aspettami, arrivo.
Solo un ultimo foglio
un libro a terra.
Ricordi quel sole?!
No, forse no,
come tutti hai memoria di te
mentre il Noi è solo mio
e l'orizzonte che insegui
non ha tempo per me.




                   Simone  Savogin    da   Scriverò fin che avrò voce