" Abbi misericordia, affinché io parli.
Angusta è la casa della mia anima perché
tu possa entrarvi: allargala dunque; è in rovina…
Restaurala.
Eppure lasciami parlare davanti alla tua misericordia.
Sono terra e cenere, eppure lasciami parlare.
Vedi, è alla tua misericordia, e non a un uomo che
riderebbe di me, ch'io parlo…" ( da le " Confessioni "di Sant' Agostino )
(…) La misericordia può e sa esprimersi nella forma della parola,
la più semplice e scabra.Quando venga pronunciata senza nulla
chiedere in cambio, riconosciuta come tale e offerta in dono a
chichessia.Senza domandare, né porre vincoli.Nella spontaneità
e semplicità di una disponibilità quotidiana taciturna, di una
radicale e definitiva scelta di vita, come riscoperta imprevista
del miracolo del mondo e della carità.
Le sue parole sono sempre comprensibili, perché sono gesti al
contempo; il suono può farsi da parte, ma la loro cura restare.
Sia che il silenzio preceda o segua l'adempiersi di tali atti, la
parola misericordiosa resa esplicita o sussurrata interiormente,
presidia i nostri stati d'animo che, per pudicizia e decenza,
tenderebbe a nascondere. Misero si percepisce chi, come
Agostino, non riesce a proferire nemmeno un balbettìo dinanzi
alla " sapienza incalcolabile " del nuovo Dio cui si rivolge come
a persona amica. La misericordia è necessaria a chi parla e a
chi ascolta. Poiché abita nella pietà e " la pietà è la preistoria
di tutti i sentimenti positivi… li conduce nella sua storia dove
intende arrivare essa stessa" , ( Confessioni - Agostino ).
La misericordia le è figlia. Se l'una può essere aggiogata a
sogni umani o sovrumani di ricompensa, la pietà è - come la
carità - espressione libera del nostro donare, senza mercede
alcuna. Sulla Terra o nel Regno dei Cieli. (…)
Duccio Demetrio da Beati i misericordiosi…
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