" E' questo il modo in cui finisce il mondo. Non con uno schianto, ma con un lamento". Quello che Antonio Scurati compie in queste pagine è un grande viaggio d'autore nella crisi italiana che la pandemia ha trasformato in dramma. Un percorso attraverso i commenti scritti in questi ultimi anni che svela il rischio di populismo e di un ritorno al fascismo, la condanna dei pochi nuovi figli e l'assenza di un deciso investimento nell'istruzione e nel futuro dei giovani. Un futuro che ricade sulle spalle di una generazione di adulti, quella cui appartiene l'autore, che sembra quasi vittima di se stessa: incapace di reagire e di difendere i padri, pronta a vivere solo nel presente, schiacciata dalla paura e con un vicino che viene da un altro mondo ancora troppo lontano.
C'è, però, una luce di fiducia e di speranza che illumina il racconto di questo nostro presente, l'indicazione di un cammino per risorgere che parte dal mito : la fuga di Enea in cui c'è la nostra salvezza. Il padre caricato sulle spalle e il figlio per mano: gli esseri umani sono coloro che soccorrono i loro simili più fragili, i malati, gli indifesi. Per preparare un futuro alla prossima generazione. Un atto di accusa al Paese di oggi, sospeso tra decadenza e occasione di redenzione, ma anche un accorato appello all'impegno e alla mobilitazione etica che traccia la strada per la politica, per le istituzioni e per ciascuno di noi.
( f. )
"È questo il modo in cui finisce il mondo. Non con uno schianto, ma con un lamento". T. S. Eliot.
RispondiEliminaQueste parole mi hanno sempre fatto riflettere per il loro mistero. E anche per la loro equivocita'.
RispondiEliminaInfatti fra le due opzioni non saprei quale scegliere: sono entrambe dolorose.
RispondiEliminaMa non è forse il dolore la caratteristica di una " fine" ?
E il " dopo" fine non è anch'esso fatto di rimpianto e nostalgia? Mentre la dolcezza del ricordo dura così poco...