C'est pas que je veux fermer les yeux sur l'avenir...
Si può scavare nella scena del giorno
come l'occhio nel verde
basta un maestro piccolo, una guida
alla volta, uno che è linea di montagne
ramo di salice, lavanda, fatti così
perché lo spazio insegna a conquistare
il cielo dietro e più lontano
è libera pazzia che cerca ancora
e scava in fondo a sé, finché mi avvista.
***
Se il nostro luogo è dove
il silenzioso guardarsi delle cose
ha bisogno di noi
dire non è sapere, è l'altra via,
tutta fatale, d'essere.
Questa la geografia.
Si sta così nel mondo
pensosi avventurieri dell'umano,
si è la forma
che si forma ciecamente
nel suo dire di sé
per vocazione.
***
La poca la povera cosa
si mette davanti, s'imposa
come una donna nascosta
in un velo da sposa.
E io maledetta che ho scelto
la sua parte, quel buio senza ritegno
in cui cadere,
la fine di quest'arte.
***
La brevità va riguardata
come la cerva vede
una costa innevata di montagna
da questo crinale esercita
alla morte, dall'altro
inosservata, salta.
***
Com'è duro salvarti
rinchiuso nella stanza celeste a girare col vento.
Il buio qui consuma
il suo nero totale ci riporta
vicini al grande giusto del nulla
ma edifico con te quest'atmosfera d'ombra
un aprirsi ogni volta più cieco
mio il ritmo
tuo il vuoto
tu che mi tieni in vita
io che ti tengo.
Silvia Bre da La fine di un'arte
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