domenica 11 aprile 2021

VOLEVO NASCONDERMI ( La storia di Ligabue )

 




"Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all'ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore ".

( Epitaffio sulla tomba di Ligabue a Gualtieri )



Un occhio guardingo e spaurito spunta dalla fessura di un mantello calato sulla testa. Con uno sguardo diffidente spia cosa c'è fuori: sembra osservarci. L'uomo rannicchiato sul pavimento della stanza dell'ospedale psichiatrico è Antonio Ligabue, " Toni el matt" per i compaesani di Gualtieri, un piccolo borgo vicino a Reggio Emilia. Ha avuto una vita durissima: affidato già da neonato a un'anziana e austera coppia svizzero - tedesca dopo essere stato abbandonato in un orfanatrofio di Zurigo, il piccolo Antonio è cresciuto in un ambiente ostile e difficile per un bambino gracile e con diversi problemi di salute. Deriso dai compagni e umiliato a scuola dai maestri, ha alternato alla vita familiare periodi in istituti di rieducazione, fino all'espulsione dalla Svizzera dopo l'internamento in manicomio.

La prima parte del film riprende, con l'uso del flashback, le dolorose tappe di un'infanzia disgraziata, con il calvario di esclusione e umiliazioni subite sia da parte dei bambini che degli adulti. La narrazione  del film procede in modo volutamente destrutturata, perché si cala negli stati d'animo di Ligabue, mettendo al centro la solitudine e la sofferenza che ne hanno accompagnato l'infanzia.

L' arrivo nella provincia emiliana, terra di origine del padre, non è facile. Anche qui è un estraneo, uno straniero e se prima in Svizzera era " l'italiano", adesso lo chiamano " el tudesc". Continua qui la sua vita errabonda, schiva e solitaria, rifugiandosi in una capanna in riva al Po tra fame e freddo, dove si occupa ogni tanto di lavorare alla sistemazione degli argini del fiume. La svolta che gli cambierà la vita sarà l'incontro con Marino Mazzacurati : lo scultore bolognese si prenderà cura di lui e lo ospiterà a casa sua, dove la madre dell'artista lo tratterà con dolcezza, umanità e con quell'affetto che da bambino non aveva mai ricevuto. Soprattutto Mazzacurati lo avvicinerà alla pittura, riconoscendo da subito il lui il talento cristallino e la genialità creativa che lo faranno diventare uno dei più importanti pittori italiani del Novecento.

Piano piano, quest'uomo fragile e irascibile, malato di rachitismo e dall'incedere curvo e scomposto, inizierà ad essere accettato, in particolare dalla comunità contadina e dai bambini, con cui passerà momenti di serenità. La comunità di Gualtieri imparerà a convivere con le bizzarrie di Toni el matt, come quella di andare in giro con il cappotto a luglio o comprare tredici delle sue adorate motociclette. La notorietà seguita al riconoscimento artistico della sua pittura, aiuterà il difficile inserimento sociale, purtroppo sempre precario per l'instabilità psichica che non lo ha mai abbandonato. Emotività esasperata che Ligabue esprimerà nei quadri in cui, ai paesaggi agresti della vita contadina, alterna spesso scene popolate da bestie feroci in lotta, come tigri, giaguari e leoni. Prima di dipingerli, ne imita i ruggiti con una fisicità animalesca, interiorizzando la loro ferocia per esorcizzare la rabbia che ha dentro, il demone interiore con cui deve convivere dopo anni di patimenti e tribolazioni.

Nell'interpretare il pittore emiliano, Elio Germano è ai limiti del sovrumano, in assoluto stato di grazia. Non è solo una mimesi totalizzante, ma un abbandono incondizionato, quasi mistico, all' intimità dell'artista . L'intensità espressiva degli occhi, la trasformazione del corpo con quella postura sgraziata e quel borbottìo aspro e gutturale in un dialetto incomprensibile, ci trascinano nel labirinto insondabile della malattia mentale e della fragilità di un uomo in cui ognuno può - almeno in  parte - riconoscersi.



                                          ( f.)



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