Scegliere la bontà e l'accortezza
di appuntarsi la morte
all'inizio della vita ( portiamo al polso
il conto alla rovescia da compiere).
Segnarla sopra un foglio piegato
tenerlo con noi nel portafoglio
sopportare la temperatura dell'energia
consumarla fino alla sorpresa, nudi
del vento che sfoglia.
***
D'improvviso, mentre cammino,
mi accorgo di non avere la tua firma.
E' un passaggio della mente
senza preavviso
perché tu capiti e abiti.
Inconsapevole il passo rallenta
cercando nella memoria un foglietto
un appunto conservato che porti
quel tratto elegante delle linee
l'alternanza di curve e spigoli
a definire un profilo che non trovo.
D'improvviso, mentre cammino,
mi accorgo di non avere
il tuo nome
scritto da te. Scrivere
è il verbo che ti perde.
***
Ci pensavi alla morte
mentre guardavi il giardino rimasto
al di là dal vetro? Aveva conosciuto
le tue mani, i nodi del lavoro.
Da settimane metteva arbusti irregolari
una spina incontrollata; osa di più
prendere l'aiuola che sembra cercare
come un figlio distante
le cure di una zappa o una parola
per un pensiero da dissodare.
***
Spostando dall'angolo
un mobile mai rimosso
sollevando d'aria residui lievi
impigliata in una piuma
per caso una mosca vuota:
involucro d'ali e corpo senza peso.
Viscere perse, riverberi fiacchi
luce che passa e scompone.
La casualità di un angolo e l'ingombro
di un mobile: nessuna tomba o lapide
solo una silenziosa noncuranza
della morte per la vita.
***
Ora ti metto un po' da parte
i verbi un po' da parte. Ora
sembra che certi posti parlino meno
come una distrazione della mente
odori andati e suoni
una trasparenza nei colori.
Sei stanco ora, siamo stanchi
lasciamo stare ogni cosa.
Marco Bellini da La complicità del plurale
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