domenica 25 aprile 2021

LONG COVID & LANGUISHING



                                                           E. Munch  -  Malinconia



(...) Non è il burnout, non è depressione, non è una mancanza di speranza. Semplicemente è l'assenza di gioia e uno scopo. Secondo il New York Times, l'emozione che ci accompagnerà per tutto il 2021, ha un nome : si chiama " languishing ", che tradotto in italiano suona più o meno come " languire ". E' un senso di stagnazione e di vuoto. Ti senti come se ti stessi confondendo tra i giorni, come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato. E' l'assenza di benessere : non hai sintomi di disagi psichici, ma non sei neanche il ritratto della salute mentale. Non funzioni al massimo delle tue capacità. Il " languishing " spegne la tua motivazione e distrugge la tua capacità di concentrarti. Il termine è stato coniato da un sociologo, Corey Keyes, colpito da quante persone non depresse non stessero comunque prosperando. La  sua ricerca rivela che le persone che tra dieci anni soffriranno di depressione e di disturbi d'ansia non sono quelle che stanno sperimentando questi sintomi oggi. Sono quelle che oggi stanno " languendo". Ma qual è il pericolo insito in questo stato emozionale? Secondo lo psicologo è l'inconsapevolezza. " Non riesci a percepire te stesso scivolare lentamente nella solitudine. Sei indifferente alla tua indifferenza. E quando non riesci a capire che stai soffrendo, non puoi cercare aiuto né fare molto per aiutare te stesso. Un antidoto al " languishing " però c'è : prima di tutto è necessario dare un nome a questa emozione, capire che non siamo soli ma che - al contrario - è qualcosa che stiamo sperimentando in molti. Ma come possiamo combattere questa assenza di gioia, questa stasi, dunque? In inglese c'è una parola " flow" , cioè " flusso, fluire" che potrebbe essere proprio l'arma giusta contro l'emozione del 2021. Con questo termine si intende quello stato di abbandono piacevole che proviamo quando siamo completamente assorbiti da qualcosa, quel momento in cui perdiamo la cognizione del tempo e dello spazio. Può essere un progetto a cui teniamo molto o più semplicemente una serie TV : l'importante è che abbia il magico potere di portarci via. E di salvarci - seppure per un momento - dalla negatività. L'ultimo avvertimento che lo psicologo lascia è quello di fare attenzione a dedicare a noi stessi un tempo non frammentato. La pandemia ci ha costretti a cambiare mansione ogni dieci minuti, passando dal nostro lavoro ai nostri figli e alla cura della casa in un batter d'occhio. Tutto questo favorisce il " languishing ". Siamo noi ad avere il potere di dargli il colpo di grazia. Ma per farlo non possiamo ignorare la sua esistenza: non esistono solo le malattie fisiche, ma anche quelle mentali e i disagi psicologici. E questo è un qualcosa, che mentre ci accingiamo a vivere l'epoca post pandemica, dobbiamo assolutamente ricordare e imparare a coglierne i segnali. " Se non hai una depressione clinica, non vuol dire che tu non stia soffrendo. Se non hai il " burn out" non vuol dire che tu non sia esaurito. E sapendo che molti di noi stanno " languendo" possiamo iniziare a dare una voce a questa sommessa disperazione ".  (... )



                      Liberamente tratto da un articolo di    Ilaria  Betti
 



  

2 commenti:

  1. È bene costringerci a fare qualcosa che ci piace per evitare questa sensazione di lasciarci vivere

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  2. Il discorso sarebbe lungo e complesso; bisogna prendere atto soprattutto che questa pandemia prolungata sta creando disagi notevoli anche dal punto di vista psichico (non è un mistero che psicologi, psichiatri e Centri di Igiene mentale abbiamo moltiplicato in questo ultimo anno le loro prestazioni ). Ma ciò di cui questo articolo vuole mettere in guardia, non è tanto il disagio ormai conclamato, ma quel senso di " languore " del " lasciarsi vivere", sensazione che se adesso è un disagio indistinto e ancora informe, lascerà nel futuro ( l'articolista parla di una decina d'anni ) tracce profonde nella nostra psiche portandoci ad essere afflitti da stati di ansia e depressione.
    Per cui, prendiamo atto di questo pericolo " strisciante " e cerchiamo degli antidoti dentro noi stessi, che possono mettere in campo quelle motivazioni che ci spingano a moltiplicare le nostre forze emotive. Per Vivere e non solamente sopravvivere. ( Chi sopravvive, in fondo è già morto ).

    Grazie per il tuo intervento e per avermi dato modo di esprimere anche il mio parere.

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