Supporresti che, oltre la tua morte, nient'altro morirebbe?
METTIAMO UN MATTINO COME UN ALTRO
Mettiamo un mattino come un altro
fischiettando tra i marciapiedi della tua città
- fosse fine primavera -
tra gli smilzi fili d'aria
che la mia bocca lascerebbe cadere
abbandonassi anche qualche lacrima,
tu cosa raccoglieresti?
Mettiamo in un mattino come un altro
volessimo incontrarci in un bar per il caffè
- fosse fine primavera -
e io mi fossi un po' attardato.
Una volta terminato il caffè
mi chiederesti, con aria immatura,
di restituire quel tempo insieme che ti ho sottratto?
Mettiamo - dicevo - un mattino come un altro,
chiudessi i tuoi occhi e con le mani le tue orecchie su di me
- fosse fine primavera -
evaporassi assieme a tutto il mondo.
Supporresti che la vita procede ancora,
che oltre la tua morte nient'altro morirebbe?
Sapresti, con certezza celeste, di avermi davanti?
Vorrei sapere se un mattino come un altro,
ravvisando la luce sensuale del sole
- fosse fine primavera -
cominceresti a pensare al caldo che si attenua
in un mattino di fine estate
e alla vigna dove potremmo spogliarci e baciarci,
tra l'uva matura?
In conclusione, mi piacerebbe capire
semplicemente se posso chiamarti amore.
Fabrizio Sani Inedito
A volte basterebbe provare a chiamarla amore e si capirebbe, si capirebbe bene
RispondiElimina😉
Qualche volta è il gelo che si avverte dall'altra parte a impedire il giusto pronunciamento. Non è l'orgoglio del temuto, possibile rifiuto, ma una sorta di più intimo pudore...
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