L' equilibrio del ricordo e la dimenticanza...
I nostri corpi complementari
il tuo chiarore
la mia esile oscurità.
Tua è la pietra dell'inverno
il seme dormiente nel giaciglio scuro
le mani che sanno dove premere.
A me resta l'albero lontano
il bianco che si accumula piano
il fiore pallido
esitante fra le dita.
***
E' questa l'ora del fuoco
in un tempo deciso oltre il cielo.
Rendi caldo il mio posto liquido
infondi l'idea del grano,
dell'impasto che poi sarà pane.
Il tuo mezzogiorno ampio
in questa luce di fondale.
***
Guarda chi è fuori da me, chi esegue
le cose e mai ne perde traccia
e resta nell'attino che cuce le stagioni.
Chi pensa come scrive
riga dopo riga, devoto al suo dire.
Hanno case ariose e forme esatte
l'equilibrio del ricordo e la dimenticanza.
***
Il fiume esala corrente
respira, e il cielo si alza.
Il posto si accresce, prende forza dagli occhi
diventa un'idea che insiste
quasi un desiderio di luce.
Luogo terso, specchiante
che contiene un arioso fluire.
***
Mai vorrei occupare
uno spazio più grande di questo.
Sottrarre ai fiori il colore
sconvolgere la calma del bosco d'autunno.
I miei sono luoghi piccolissimi
punti in fuga
a stento trattenuti dalle foto.
Ho poche pietre, pochi oggetti
una minuscola vita.
Mi assopisco nell'anima
di chi sente nell'aria un presagio,
guardo la sua mano - altissima - nel cielo
senza chiedermi come
sia diventata luce.
***
All'improvviso scende un grande silenzio
e un ordine pallido
si dispone nella casa.
I pasti serali hanno la disciplina delle cose fredde
dei corpi tenuti a distanza. Nessuno
guarda la sedia vuota al suo fianco.
Lì c'è un luogo in cui la luce arriva piano
il punto che ci guarda e va taciuto.
Annalisa Ciampalini da Tutte le cose che chiudono gli occhi
Nessun commento:
Posta un commento