Dunque l'ultimo sogno anche è finito?
Aganoor fu a suo tempo una figura centrale della vita culturale di fine '800. Nacque nel 1855 da nobile famiglia armena e la sua storia si intreccia con quella tra alcuni dei letterati più noti dell'epoca : nel suo salotto passavano abitualmente Fogazzaro, Verga, Di Giacomo, Capuana e la sua corrispondenza con questi autori, oltre che la formidabile testimonianza di un'epoca , costituisce un'opera letteraria di grande valore. Sposata con il senatore Guido Pampilj, morì nel 1910 , lasciando un vuoto culturale e un marito affranto ( che si sparò il giorno dopo ).Le liriche qui proposte sono estratte dalla raccolta " Leggenda eterna " , pubblicata agli inizi del Novecento.
IL CANTO DELL' AMORE
Può dunque una parola, una sommessa
parola, detta da un labbro che trema
balbettando, valer più d'un poema,
prometter più d'ogni miglior promessa?
Può levarsi - a quel suono - una dimessa
fronte, raggiando, qual se un diadema
la cinga, e può dar tanto di suprema
gioia, che quasi ne rimanga oppressa
l'anima? Io credo svelga oggi dai cuori
ogni ricordo d'amarezza, ormai
sazio d'umane lagrime, il destino.
E' così certo! Non mai tanti fiori
ebbe la terra, e il cielo non fu mai
né così azzurro, né così vicino!
***
IL CANTO DELL'ODIO
Fugge al mar nelle fredde ombre del vespero
una fanciulla dalle guance smorte.
Non ha negli smarriti occhi più lagrime
ma il gran proponimento della morte.
Laggiù, tra lieti amici, allettan facili
trionfi e vani amori un freddo core
oblioso; laggiù di plauso echeggiano
le affollate per lui stanze sonore.
Dagli abissi - improvviso - assorge un demone
e passa nella notte alta gridando:
- Possa tu come un disperato piangere,
quella morta fanciulla indarno amando -.
***
GLORIA
Lei soltanto invocò, per lei s'impose
dure vigilie, a lei rivolse il canto
dall'ali audaci, effuso nell'ardito
spirito; e finalmente venne, e tanto
raggiavan le ciglia portentose,
le immense ciglia piene d'infinito,
che i colli intorno e le sopite lande
risero come al lume di un'aurora.
Non sorrise il poeta, e con altero
gesto scostando le febee ghirlande
che a lui porgea la radiosa : - Il vero
sei tu? ( disse ), il mio sogno era più grande.
***
VISIONE
So d'un palazzo dalle mura antiche
triste così c'ha di sepolcro aspetto;
bruno di muschi dagli sproni al tetto,
ingombro l'atrio d'edere e ortiche.
Dentro, un'ava grinzosa, in sé raccolta
dinanzi al focolar deserto e spento,
segue a narrar con infantile accento
una leggenda che nessuno ascolta.
***
RITORNO
Al suo tornar nella solinga stanza
chiesero l'ombre del nido romito :
- Dunque mentiva la dolce speranza ?
Dunque l'ultimo sogno anche è finito?
Ella sedette e immobile rimase
con gli occhi persi in fantasmi lontani:
poi finalmente, nascondendo il volto
nelle piccole mani,
scoppiò in singhiozzi.
Vittoria Aganoor da Leggenda eterna
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