martedì 10 maggio 2022

UN SENSO POLITICO DELLA FILOSOFIA?

 


                                                              Ludwig Wittgenstein



" In segreto la filosofia ha sempre nutrito un desiderio struggente di dimostrare la propria efficienza nella polis, di provare il proprio " realismo" .  ( Hans Blumenberg )




Nel 1939, quando Wittgenstein insegnava a Cambridge, aveva un giovane allievi e amico, Norman Malcolm. Scrive Malcolm:

" Un giorno, mentre passeggiavamo lungo il fiume, leggemmo a un'edicola di giornali, la notizia che il governo tedesco accusava quello inglese di aver istigato un recente attentato contro Hitler. Era l'autunno del 1939. Wittgenstein disse : " Non mi stupirei affatto se fosse vero". Ribattei affermando di non poter credere che gli alti esponenti del Governo britannico potessero fare una cosa simile: intendevo dire che gli inglesi erano troppo civili e leali per mene così occulte. E aggiunsi che un simile gesto era incompatibile con il carattere nazionale inglese. La mia osservazione mandò il filosofo su tutte le furie; la giudicò un'enorme stupidaggine e anche una prova che io non imparavo nulla del suo insegnamento filosofico. Disse queste cose in tono assai veemente, e quando mi rifiutai di ammettere la stupidità della mia osservazione, non volle più rivolgermi la parola, e subito dopo ci separammo.



                                  ***


In seguito Wittgenstein e Malcom si riconciliarono, ma il filosofo tornò altre volte su quell'episodio in apparenza marginale. Ancora nel Novembre 1944, Ludwig scriveva a Malcom :

" Un giorno, mentre passeggiavamo insieme lungo il fiume verso il ponte ferroviario, avemmo un'accorata discussione durante la quale Lei disse qualcosa a proposito del carattere nazionale: qualcosa che mi stupì per la sua superficialità. Pensai allora : a che vale studiare filosofia se serve soltanto a consentirci di parlare con qualche plausibilità di astrusi problemi di logica, etc,  se non migliora il nostro modo di pensare ai problemi importanti della vita quotidiana, se non ci rende più coscienziosi di un qualsiasi ... giornalista nell'impiego delle frasi " pericolose" come quelle di cui si avvale la gente per i suoi scopi. Certo, so che è difficile parlare " bene" intorno alla certezza, alla percezione, alla probabilità e così via. Ma è ancora più difficile pensare o tentare di pensare - con vera onestà - alla nostra vita e a quella degli altri. E il guaio è che pensare a queste cose non è appassionante, ma spesso senz'altro brutto ( nasty ). E quando è brutto, allora è estremamente importante ".


                                  ***


La reazione di Wittgenstein colpisce perché nelle sue lezioni a Cambridge e altrove, egli non ha mai trattato temi di filosofia politica o di politica in generale, bensì sempre e solo " astrusi problemi di logica " come lui stesso li definiva. Eppure, l'aver detto un'ingenuità  politica - nell'autunno del 1939 la guerra tra Gran Bretagna e Germania era già scoppiata - appare a Wittgenstein come un fallimento del proprio insegnamento. Il filosofo non lo ha mai scritto ( pubblicato ) ma lo ha detto in questo caso a Malcolm ( e ad altri in altre occasioni ), cioè che il senso del suo insegnamento, in apparenza puramente logico, era etico - politico. Diciamo allora che il senso politico della sua filosofia era del tutto confidenziale.

Lo aveva già detto parlando del " Tractatus" molti anni prima. Scriveva infatti nell' Ottobre del 1919 :

" Il mio lavoro consiste di due parti : quello che ho scritto, e inoltre di tutto quello che non ho scritto. E proprio questa seconda parte è quella importante. Questa parte non scritta, è precisamente l'" Etico", che il Tractatus delimita - per così dire - dall'interno e sono convinto che l'etico sia da limitare rigorosamente in questo modo ".( Lettere a Ludwig von Kicker ).




                 Estratto  da  La poca saggezza della filosofia  di Sergio Benvenuto



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