Ada Negri
IL MANDORLO
C'era un mandorlo, che fioriva
ogni aprile, in un orto ch'io so.
Quando era tutto un biancore,
le nubi, dall'alto, pensavano
che una d'esse fosse caduta.
Intorno, case di poveri
con logge garrule, e stracci
appesi ai ferri; e un gran ridere
nei cortiletti, di bimbi;
e suonar d'organetti, al crocicchio.
Contar volli i fiori del mandorlo
una volta ( ero innamorata ).
Ma forse si contano i bimbi
dei poveri, i baci, le stelle
del cielo, le gocce di pioggia?
Morto è l'albero di giovinezza
e sta per morire il mio cuore.
O Aprile, non fare ritorno:
vano è il tuo ritorno, se chiusi
per sempre son gli occhi del mandorlo.
***
PRESAGIO
Quando avanza il febbraio, e ancor non ride
primavera ma più non piange inverno,
ti trasfiguri; e l'ansia hai della zolla
che si risveglia e riconosce il sole.
Timido è il sole di febbraio e nudo
come un povero: pur, nel suo tepore
ramo di pioppo e ramo di betulla
già crede aver le fronde. E tu con essi
lo credi : già le vedi: in te già senti
gonfiare i bocci che saran domani
roseo di peschi e bianco di ciliegi :
pungere in te già senti anche le spine
del rosaio, vermiglie come il sangue.
O fortunata, se goderti prima
puoi sì gran doni, che nel chiaro aprile
saran di tutti ! Gusta il tuo segreto
il sapore di latte delle gemmule
non vive ancora: pratoline e mammole
raccogli,fin che non sian nate e mano
capricciosa le brancichi,, e tallone
duro le schiacci!
Così tu, nel tempo
della felice adolescenza, ardesti
d'amore in sogno; e quando giunse il vero
non fu sì bello: o donna, e se un ricordo
or ti volge indietro, è di quel sogno.
***
LA VOCE
Ero sul punto in cui son chiusi ancora
gli occhi, ma la memoria a noi ritorna.,
quando una voce mi chiamò nel sonno.
Voce di spazio; e pur parea venire
da una bocca vicina alla mia bocca,
e mover l'aria presso il mio respiro.
Diceva : " Ada, Ada" soltanto, in due
note d'irresistibile dolcezza.
Oh, non nel mondo. Oh, non v'è più nessuno
che mi chiami, nel mondo. Una celeste
serenità rideva in quella voce
così mutata di quand'era in terra
a parlarmi d'amore. E nel mio sonno
io non la riconobbi, e non risposi.
Ma tornerà. Venuta era per dirmi
( più vi ripenso, e più lo credo, in cuore )
che l'ora viene: ch'io sia pronta ; e nulla
porti con me, fuor che l'ardore antico.
Io sono pronta. E sol per la certezza
di risentir da quella voce il mio
nome, or vivo; e seguirla. E il corpo resti,
che tanto pianse; e lo raccolga l'alba.
***
LE FOGLIE DEL ROSAIO
Amo le foglie del rosaio, quando
spuntan, verdi non già, nell'aspro marzo,
ma d'un rosso di porpora, venato
di sangue se vi splende a tergo il sole.
Tali son forse i rami dei coralli
nell'intrico di nobili foreste
sottomarine; ma il rosaio in terra
li vince con la sua bellezza viva
che in un'altra bellezza si trasforma
di dì in dì. Le foglie a mezzo maggio
larghe e verdi saranno, ed innervate
di forza; e il ramo - in vetta -avrà il suo fiore.
***
RISTORO
Peso immoto di nubi
che mi spossava, or s'è disciolto. All'ombra
del boschetto di querce su le spesse
fronde tamburellar sento le prime
gocce di pioggia. O senso
di liberata, rorida freschezza!
Dolce. Più dolce quando sulle mani
e sul volto proteso alcuna stilla
ricevo.
Piovon su di me le gocce
rade ma grevi, diacce e ardenti insieme,
nell'ombra verde. E le mie mani e il viso,
e- non so come - il cuore,
hanno acerbezza e purità di foglia.
Ada Negri ( 1870 - 1945 )
Nessun commento:
Posta un commento