martedì 24 maggio 2022

POETE DEL '900 ( Ada Negri )

 


                                                                    Ada  Negri



IL MANDORLO


C'era un  mandorlo, che fioriva

ogni aprile, in un orto ch'io so.

Quando era tutto un biancore,

le nubi, dall'alto, pensavano 

che una d'esse fosse caduta.


Intorno, case di poveri

con logge garrule, e stracci

appesi ai ferri; e un gran ridere

nei cortiletti, di bimbi;

e suonar d'organetti, al crocicchio.


Contar volli i fiori del mandorlo

una volta ( ero innamorata ).

Ma forse si contano i bimbi

dei poveri, i baci, le stelle

del cielo, le gocce di pioggia?


Morto è l'albero di giovinezza

e sta per morire il mio cuore.

O Aprile, non fare ritorno:

vano è il tuo ritorno, se chiusi

per sempre son gli occhi del mandorlo.



                                       ***


PRESAGIO


Quando avanza il febbraio, e ancor non ride

primavera  ma più non piange inverno,

ti trasfiguri; e l'ansia hai della zolla

che si risveglia e riconosce il sole.

Timido è il sole di febbraio e nudo

come un povero: pur, nel suo tepore

ramo di pioppo e ramo di betulla

già crede aver le fronde. E tu con essi 

lo credi : già le vedi: in te già senti

gonfiare i bocci che saran domani

roseo di peschi e bianco di ciliegi :

pungere in te già senti anche le spine

del rosaio, vermiglie come il sangue.

O fortunata, se goderti prima

puoi sì gran doni, che nel chiaro aprile

saran di tutti ! Gusta il tuo segreto

il sapore di latte delle gemmule

non vive ancora: pratoline e mammole

raccogli,fin che non sian nate e mano

capricciosa le brancichi,, e tallone

duro le schiacci!


Così tu, nel tempo

della felice adolescenza, ardesti

d'amore in sogno; e quando giunse il vero

non fu sì bello: o donna, e se un ricordo

or ti volge indietro, è di quel sogno.



                                              ***


LA VOCE


Ero sul punto in cui son chiusi ancora

gli occhi, ma la memoria a noi ritorna.,

quando una voce mi chiamò nel sonno.

Voce di spazio; e pur parea venire

da una bocca vicina alla mia bocca,

e mover l'aria presso il mio respiro.

Diceva : " Ada, Ada" soltanto, in due 

note d'irresistibile dolcezza.

Oh, non nel mondo. Oh, non v'è più nessuno

che mi chiami, nel mondo. Una celeste

serenità rideva in quella voce

così mutata di quand'era in terra

a parlarmi d'amore. E nel mio sonno

io non la riconobbi, e non risposi.


Ma tornerà. Venuta era per dirmi

( più vi ripenso, e più lo credo, in cuore )

che l'ora viene: ch'io sia pronta ; e nulla

porti con me, fuor che l'ardore antico.

Io sono pronta. E sol per la certezza

di risentir da quella voce il mio

nome, or vivo; e seguirla. E il corpo resti,

che tanto pianse; e lo raccolga l'alba.



                                       ***


LE FOGLIE DEL ROSAIO


Amo le foglie del rosaio, quando 

spuntan, verdi non già, nell'aspro marzo,

ma d'un rosso di porpora, venato

di sangue se vi splende a tergo il sole.

Tali son forse i rami dei coralli

nell'intrico di nobili foreste

sottomarine; ma il rosaio in terra

li vince con la sua bellezza viva

che in un'altra bellezza si trasforma

di dì in dì. Le foglie a mezzo maggio

larghe e verdi saranno, ed innervate

di forza; e il ramo - in vetta -avrà il suo fiore.



                                       ***


RISTORO


Peso immoto di nubi

che mi spossava, or s'è disciolto. All'ombra

del boschetto di querce su le spesse

fronde tamburellar sento le prime

gocce di pioggia. O senso

di liberata, rorida freschezza!

Dolce. Più dolce quando sulle mani

e sul volto proteso alcuna stilla

ricevo.


Piovon su di me le gocce

rade ma grevi, diacce e ardenti insieme,

nell'ombra verde. E le mie mani e il viso,

e- non so come - il cuore,

hanno acerbezza e purità di foglia.




                                Ada Negri  ( 1870 - 1945 )



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