Baci. Non sprecarli. Ma non contarli...( M. D. )
Ernst Hemingway la chiamava " mia crucca" ( il loro lungo e intimo scambio epistolare non diventò mai una vera storia d'amore ); Jean Cocteau le scriveva : " Marlene mia bellissima, mia dolce, mia carissima "; Alberto Giacometti le diceva : " Voi siete meravigliosa, totalmente" ( lei poi chioserà : " Fu uno splendido amante, Alberto. Un po' troppo silenzioso. Conservo la sua statuina accanto al mio letto. Ricordo che mi adorava, parlava del mio silenzio animale"). " Sbrigati, corri da me, ti voglio divorare ", pretendeva invece Jean Gabin, anche se sarà lei - esperta cuoca - la donna " fatta per l'amore dalla testa ai piedi " a cuocere a fuoco lento anche l'eroe solitario de " Il porto delle nebbie ".
Ma niente sembra più adatto a Marlene di " mio Puma", l'appellativo con cui le si rivolgeva lo scrittore Erich Maria Remarque. " Per conto mio puoi essere madre, cuoca, strega... Adesso sei un Puma : e chi non sa trattare con i puma non può che lasciarci le penne", le scriverà. La chiamerà anche " angelo della finestra occidentale", " piccola, dolce scimmietta", " la più scricciola e tenera di tutti gli uccelli del nido", " dolce arcobaleno", melanconica pantera dello zoo", " aurora boreale", in una lunga e inventiva litania d'amore testimoniata dalle lettere. Quando comincerà a scrivere il nuovo romanzo dell'esilio, destinato ad essere il suo secondo grande successo" Arco di trionfo", ispirato proprio alla loro relazione, lascerà parlare il " piccolo magico scolaretto" del libro -Alfred - che si rivolge a " Zia Lena" con amore quasi innocente. (...)
Erich Maria Remarque & Marlene Dietrich ( Dimmi che mi ami. Testimonianza di una passione . Trad di C. Mainoldi )
Nessun commento:
Posta un commento