venerdì 17 dicembre 2021

DIALOGO DEL FIUME E DELLE FERITE ( OL' MAN RIVER )

 


                                              L ' acqua che noi portiamo non ci salva...




Si può decidere, fiume

di non avere padre

di non dover a lungo espiare -

credersi di una specie che s'affranca

dall'impasto mortale

e scorda quando è cucciolo tra gli altri

le zampe dentro i mondi e la paura.


Un mondo dentro l'altro sta racchiuso

scostandosi in una trama acquorea

è questo è lo scendere nei pozzi

l'ottuso rantolìo delle cisterne

e un mondo ha

la faglie maltagliate del rancore

che schiumano, s'incagliano non tornano

all'armonia profonda, originale -

e questo mondo ha forma di un cavallo

l'afrore nello zoccolo pressato

il crine inumidito

il muso prominente nello stagno.


Dicono che talvolta una giumenta

esca dal fiume obliquo della notte

soffi dalle narici nelle bocche

un pasto disgregato di illusioni;

o un puledro tornito nella melma

divori gambe, braccia, desideri

e io rinsabbiato al niente

a resto nella fauce, a ghiaia

martellata nel torrente.


L' acqua che noi portiamo non ci salva

né ferma il modo in cui ci separiamo

molto peggiore del morire

o cedere al terrore di perderti

quando più ti amavo -

ma vibra nella conca della mano.


E questa è la distanza

da misurare al buio

le tue correnti - lucciola

i corpicini appesi alla spuma

prima di immergersi, svanire.


Io voglio - fiume - non essere più assolto

dall'altro a me dissimile, compagno -

trarre dalla tua schiena le parole.


Non vivere reciso dal passato.




                          Francesca  Matteoni   da   Acquabuia




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