martedì 14 dicembre 2021

IL CERCHIO DELLA VITA DI MATTEO

 


                                         Qualcuno decide che finisce così la tua storia...




A volte - di raro - accade che leggendo una raccolta se ne ricavi la netta percezione che sia il lavoro di una vita, cioè qualcosa di lentamente sedimentato e a suo modo irripetibile. Non è una questione anagrafica, ma di quanto del bagaglio di sé l'autore è stato capace di convogliare all'interno dei versi e del percorso.
" I figli che non tornano" è anche una riflessione continua sulla perdita e su ciò che degli altri rimane dentro di noi, così da raccogliere immagini che altrimenti sarebbero state smarrite ed acquistare il valore di una continua e toccante testimonianza.






L' ultima leggenda a cui ho creduto seriamente

era che ci saremmo rincontrati tutti

da qualche altra parte

io, mio nonno Gino e quel ragazzo

della scuola finito sul giornale

e alla domanda se ci sarebbe stata anche la mia gatta

qualcuno a catechismo

rispondeva no, perché le manca l'anima.

Io le avrei dato la mia

pur di rivederla viva scodinzolare

e il padre del mio amico divorziato? Nemmeno lui,

vive nel peccato. C' è un senso ferreo

nelle regole.

Ma almeno nelle leggende mi sarebbe piaciuto

che " tutti" significasse tutti.



                                             ***


REFERTO


Tachicardia sinusale

complessi prematuri ventricolari a coppia

lesione transmurale anteriore

infarto acuto precoce

derivazioni laterali coinvolte

è la formula con cui il cuore si ferma

e qualcuno decide

che finisce così la tua storia

in tre righe di elettrocardiogramma

e uno scarabocchio di firma.



                                         ***


Un bene autentico

 avrebbe richiesto un impegno

qualcosa di cui non sarebbero stati capaci

allora, e neanche mai

tutta la loro certezza stava

in un errore. Allacciarsi senza un perché

era più di quel che potevano

rispondendo a un magnetismo, a un meccanismo

si dicevano, crudele e perfetto.

Ma ammetterlo agli altri era

orientarsi nell'assurdo. Così rinunciavano

precocemente alla bussola

di un cuore, infierivano su corpi non all'altezza

si degradavano con incerta,

ma reciproca soddisfazione.

Crescevano nell'esperienza.



                                           ***


Ancora sul sagrato 

l'unico maschio superstite

recupera il suo spirito:

" Dovremmo trovarci alle cresime,

per i battesimi, altroché morte

e cimiteri! " il gomito

scatta contro la mia costola

come una fiocina. " Colpa di voi

poeti che non partorite figli

ma libri.



                                                ***


Meglio essere in troppi

che stare soli in una panca

della chiesa, così ci affolliamo

come i piccioni sotto i balconi,

serriamo le fila, stiamo vicini

perché siamo in pochi

sperando che il mucchio

impedisca alla valanga di colpirci.




                            Matteo  Zattoni   da   I figli che non tornano



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