(...) Come racconta la figlia Maria, lei stava cenando con il regista Stenrberg, quando Remarque le si presentò con i suoi modi impeccabili. Lui è un uomo che ama troppo l'alcol ( e la buona tavola ), pieno di complessi di colpa per un successo che crede di non meritare, fragile e vulnerabile, in perenne competizione con Thomas Mann, modello inarrivabile. Lo scambio di battute che segue è troppo bello per essere vero, come se fosse inventato da un grande sceneggiatore. " Lei sembra troppo giovane per aver scritto uno dei più grandi libri del nostro tempo", dice lei. " Forse l'ho scritto solamente per poter udire un giorno la sua meravigliosa voce dire queste parole", risponde lui. ( " Già con la sola voce potrebbe spezzarti il cuore", confermerà poi Hemingway ). I due parlano tutta la notte e mentre si dirigono verso l'albergo, lui precisa : " Io sono impotente..." Lei risponde: " Ah che cosa meravigliosa! ". Anche se tre mesi dopo, da Parigi, lui le annuncerà : " Impotente non lo sono più in nessun caso". (...)
Erich Maria Remarque & Marlene Dietrich ( Dimmi che mi ami. Testimonianza di una passione . Trd. di C. Mainoldi )
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