Io sono l'abisso che guarda...
Lo slancio verticale
consacrò il mio corpo alla caduta.
Il sangue l'ho versato tutto per la sete
di un unico fiore di campo.
***
Spaccati gli specchi del mondo,
trovo nel lago la sparizione del mio volto.
La mia verità, nel costato dell'acqua,
è ancora un segreto.
Ma io sono più di quel che ero
ora che non sono più.
Sono l'abisso che guarda.
***
Pensare è uscire dalla tana
per perdersi nudi
non conoscere via
desiderare un altro nido
su chissà quale vetta illuminata.
***
Stendo nell'azzurro un braccio,
lo ritraggo,
rovisto l'altra manica,
cerco dov'è il buco per la testa,
dov'è il foro d'ascesa.
Ma rimango cosa inutile di terra,
rimestìo di preghiere e rabbia.
***
Quanti momenti
sembravano l'inizio di un tempo di svolta.
Una vita si consuma in fretta e delude
ma com'è stellata fitta di aurore
Dev'esserci, da qualche parte del tutto,
una cassetta di sicurezza che racchiuda i nostri inizi,
le splendenti schioccate di rinascita fallita.
***
Forse tu non lo sentivi
ma un fiume spezzato si riconciliava
tramite le nostre braccia, tornava a dissetare
un lago smarrito dal mondo.
Due palmi uniti sono il guscio di una terra dolce,
di una pace futura senza scrutarne il volto.
Rifacevamo il confine dell'attimo
tenendoci per mano
e lo portavamo ad ogni passo più in là.
Silvia Giacomini Inediti ( per la futura raccolta " Il cigno sgraziato " )
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