lunedì 8 marzo 2021

FAVOLE DA INCUBO ( Il potere del disamore e la violenza di genere )

 




" Chi è violento con le parole, è già un assassino : le parole sono le prime armi sempre a disposizione per ferire o negare la vita di un altro" . ( Enzo Bianchi )



(...) Contrariamente a quanto ci hanno insegnato le nostre mamme e nonne, di " amore" si può morire. Certo bisogna incappare in una forma  d'amore distruttiva, maligna, in grado di trasfigurare la persona che amiamo al punto di trasformarla - giorno dopo giorno - nel nostro peggior nemico. E spesso, troppo spesso, sono proprio le donne a pagare il  prezzo più alto, talvolta con la vita. Accade quando sono vittime di un sentimento di possesso che non perdona loro l'aver osato travalicare gli angusti confini in cerca di una maggior autonomia. Molte vengono uccise per la semplice ragione che non sono più disposte a rendersi complici di un partner violento pur di preservare la coppia. Principalmente per questa netta prevalenza di vittime al femminile, l'omicidio ai danni del partner viene considerato un omicidio di genere. Alla base, c'è spesso la volontà dell'omicida di imporre il proprio dominio sulla coppia o sulla famiglia tutta, che diventa così una sorta di " ultima spiaggia " attraverso la quale può illudersi di avere ancora il controllo della propria esistenza, spesso contrassegnata da un'interminabile sequenza di fallimenti all'esterno delle mura domestiche. Nella maggioranza dei casi - comunque - abbiamo a che fare con moventi di matrice " affettiva", come la gelosia e la possessività, progressivamente sempre più morbosa e pervasiva, al punto che l'assassino arriva a riconoscere ovunque segni tangibili del tradimento da parte del partner, o della sua volontà di troncare la relazione, fino a maturare la volontà di riscuotere il suo letale tributo di morte. 

Ma il possesso è un sentimento dalla base piuttosto precaria, perché la persona che si ritiene ( illusoriamente ) di possedere, in realtà conserva sempre il potere di scegliere : può infatti smettere di prestarsi al solito, grottesco copione; può andarsene,o- scelta ancora più sana - può decidere di appartenere solo a se stessa, cominciando a prendere decisioni in maniera autonoma. Perché non è più innamorata del suo carnefice, o più semplicemente perché è cresciuta. E allora quella persona  viene uccisa per colpa di un " amore" che tra l'altro ha irrimediabilmente sciupato pretendendo un legame esclusivo ed escludente. La scelta di uccidere - in questi casi - sembra l'unico modo per l'assassino - di mantenere l'assoluto controllo sulla partner. E a rendere possibile tutto ciò sono dei complici assai affidabili : tutti gli stereotipi che ancora sono duri a morire anche nella nostra società moderna ed evoluta ( o che si crede tale ). (...)




Roberta Bruzzone e Emanuela Valente  da Favole da incubo ( Dieci storie di femminicidio da raccontare per impedire che accadano ancora )


2 commenti:

  1. Non chiamiamolo amore, però, che amore è qualcosa di ben diverso. Amore è qualcosa che costruisce, non che distrugge. Non chiamiamolo amore

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  2. Infatti.
    C'è anche una confusione a livello lessicale ( e non solo! ) che non aiuta a chiarire i problemi.
    E ad evitare ( prevedibili ) tragedie.

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