sabato 6 marzo 2021

L'INVENZIONE DI NOI DUE 3


Caro  Antonio,

si cambia a prescindere da noi e dalle nostre decisioni. Io e mio marito Milo, da quando ci siamo conosciuti, siamo cambiati almeno tre volte. La scienza ci dice che le cellule di un essere umano vengono interamente sostituite ogni sette anni, quindi posso affermare - senza ombra di dubbio - che non siamo più le persone che si sono incontrate tanti anni fa. Nemmeno tu e Agnese lo siete. E' possibile addirittura che assumiamo altri odori, altri sapori. Forse la chimica del corpo lo sa, lo sente, e forse è questa la ragione per cui la passione si assopisce, e spesso ci si perde: perché non riconosciamo più casa nostra. Siamo cani smarriti e increduli che non riescono più a trovare la via del ritorno, perché la traccia olfattiva è scomparsa.

Scrivi che Agnese non ti ha dato preavviso, ma mentre lo scrivi sai che non è vero. Le donne lanciano cortine di segnali prima di allontanarsi, anche se questo non significa sempre che poi se ne andranno davvero. Magari resteranno a odiare in silenzio, rassegnandosi a una vita che non volevano, fino a quando non arriverà il momento. Visto che ami i vecchi detti, te ne riporto uno: " Non temere mai una donna che si arrabbia, temi quella che sta zitta ". E' nella quiete che si annida il vero pericolo, Antonio. Nella tana del serpente nascosta tra le pietre, nell'energia elastica che si accumula sotto terra, prima di scatenarsi in sisma, nel virus che supera silente le nostre difese, nel tumore che cresce senza stimoli evidenti, fino a quando. Il pericolo è anche in quel placido bosco che ti faceva sentire protetto, ma che avrebbe potuto inghiottirti per sempre.

Io adoro il mare, d'estate vado sempre in Puglia, a Otranto. Mia madre è morta, mia nonna abita ancora lì. Non ho una storia bella come la tua da raccontare, amo il mare e basta. In molti sono legati alle acque della propria terra, soprattutto giù: quello della Sicilia, della Calabria, del Gargano. A me invece piacciono tutti i mari indistintamente. Amo l'idea stessa di mare, direi. L' idea stessa di pericolo, in fondo. La convinzione che ciò che amiamo possa prima portarci e poi toglierci cose, con la stessa indifferenza delle onde quando diventano risacca. Quand'ero piccola, nonna mi diceva : " Non puoi uccidere un pesce affogandolo ". Ho sempre pensato intendesse che non si tratta di evitare ciò che ti spaventa, ma di farlo diventare il tuo elemento, abitarlo in profondità, imparare a tremare. Solo in questo modo l'inquietudine può diventare la tua acqua.

Solo così potrà tenerti in vita.

Ti abbraccio


                                            Nadia



                          Matteo Bussola  da  l'invenzione di noi due




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