P. Picasso - Maternità
Una casa potrebbe contenere
l'innesto della cura, il silenzio
il gioco stagionale
di buio e di primizie.
La sua
invece si è seccata.
Lei l'ha recisa
perché non si torcesse
al collo dei suoi figli la radice.
E' scappata. E' tornata
alla casa materna
dove il sangue dolente s'immette
nel flusso accogliente.
" Resti carne della mia carne".
Tra le due anche adesso
c'è un unico corso
un legame immune agli spari.
Mentre il corpo si getta
sul corpo che protegge
la linfa pare scorra in senso inverso.
La morte è un tronco cavo
quasi un nido
intorno a cui resiste il verde.
Non si sopravvive
mai del tutto.
Né mai del tutto
ci si perde.
***
GRAVITA'
Dopo il parto
una donna allatta coi figli
una piccola morte:
li prepara a scordarla quel tanto
che basta alla vita.
Li cresce, li vuole leggeri più forti.
Leggeri lo saranno abbastanza?
Ora il fumo ha riempito la stanza.
Il suo istinto
le grida: sono i tuoi sono tutto
non darli.
Ma lei getta due lenzuoli di sotto
e nel vuoto assoluto
dopo il primo, il secondo
dei corpi.
Intervallo finito.
Poi il suo fiato si spezza.
Resta sola là in alto
per assenza di peso.
L'ha sfinita quel salto
che salva, il cordone reciso
dall'ultima spinta
con la quale l'amore
inventa, diventa il suo estremo:
violenza.
***
CANTIERE D' ACQUA
La pioggia gonfia il fiume
insistente
più forte dei mattoni
e dei tetti di lamiera.
Così poco
le basta per disfare
un'intera giornata di lavoro.
Batte e smantella.
E lui lotta
per sottrarle il cantiere
di fango, di mani senza appiglio :
sulle spalle
porta un carico che cresce.
Nuota e capisce
che quell'opera è preziosa, la più urgente.
Ritorna, non molla
quando afferra.
Per un istate
- al muto crollo
del muro di cemento -
la pioggia
incessante finisce.
Raffaela Fazio da Meccanica dei solidi ( In uscita per Puntoacapo Editrice )
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