Ma dobbiamo illuderci onde poter durare...
Salmi penitenziali per la Settimana Santa del 1946
Invece tu sei un Dio muto
l'Essere che non ha pietà.
Forse tu avevi bisogno del nostro
dolore, di questo figmento
commosso d'uomo?
Oh, allora non maledirmi
se io riuscirò coi miei gridi
a rompere la tua pace,
a comunicarti il nostro pianto.
E non desisterò fino a quando
le tue creature non siano
tutte nella tua gioia
e tu travolto ancora
nel nostro peccato
e nella nostra morte.
***
Ma dobbiamo illuderci
onde poter durare.
Ah, forse io non credo
che per gli altri,
io devo consolare
e cibarmi dell'altrui pena.
Sono un pugno di terra
viva: ogni parola
mi traversa
come una spada.
***
MILANO, MIA POVERA PATRIA
Parole, inerti macerie,
brandelli d'esistenze
disamorate, panorama
del mio paese
ove neppure il gesto
sacrificale più rompe
la immota somiglianza del giorni,
né le vesti sante coprono
la nudità degli istinti.
E i poeti non hanno più canti
non un messaggio di gioia,
nessuno una speranza.
***
E non più alberi sulle nostre
strade disperate. Nessuno
ha pietà almeno
delle pietre, dei giardini,
degli antichi triangoli d'ombra.
Le vie non hanno più linee,
gli archi sono cemento,
le colonne senza capitelli.
E dentro le case,
ognuno è solo
con la sua diffidenza.
***
Disancorati accenti del declino
delle amicizie, nelle sere
straziate lusinghe.
Han ceduto i cuori più saldi
nella rete delle intenzioni
taciute. I giorni
non sono più che polvere
agli orli delle macerie. Questa
non è più una città.
David Maria Turoldo da O sensi miei...
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