In tanti affanni miei, assistimi almen tu, Nume d' amore !
Potessero le tue dita
avvinte da fiducia -
ancora infilarsi nelle
mie viscere
potessi entrare in me
spargere la tua storia
- seme t'ingoierei
come fossi fertile:
nessun tempo
di separazione - dico
terra ombra e mio
nudo giardino,
nudo corpo sul tuo,
ancora.
***
Resistente,
mi esisti come
il morso del gelo
sulla corolla del
frangipane
( tu che non muori, amore )
Io startene lontano, in piedi
davanti alla mia nudità -
tu che del ricordo
sei la bocca
d'ogni possibile cura.
***
Non ha avuto luogo
l'invito a guardarmi
non solo come primavera
calice di bocca, oro
in filo sottile,
ma sul gelo
- sulla sbeccatura
dell'osso -
nel dividere
il petalo della mia carne
dal battito dell'universo
che tutto, tutto vibra,
tutto alza un grido
dalle Pleiadi all'ultimo
stelo o grammo minimo
di corteccia
sul viale alberato
- ricordi? -
lo spasimare del tuo fiato
contavo sottovoce
per arrivare a te:
il cuore era tutto un bum bum
quando tu
inginocchiato sul verde
hai sussurrato il mio nome
mentre dicevo
mandami giù, inghiotti
il mio humus,
trattienimi nella gola
e poi
traduciti in ritorno.
***
Volevo dirtelo,
nel posto del vuoto
non ha avuto
forma la notte:
ho cambiato le
lenzuola straziate
di sudore
- stride un dolore
di assenza -
tutto lo splendore
delle cose intorno
reclama fioritura,
cinguettii dall'alba
invece mi piovi
in una fitta acuta
che duole
dal fianco al cuore
- dal filo d'erba
a un grumo di cielo -
il resto
che non sia stato
azzurro luce,
eros e pace,
o voce tua e mia assieme
perdonami - non lo ricordo.
Elisabetta Destasio Inediti
Nessun commento:
Posta un commento