martedì 23 marzo 2021

RITRATTI & POESIE DI SCIPIONE

 


                                                    Scipione  -  Ritratto di Ungaretti



Gino Bonichi, cioè Scipione, un nome che si addice ai generali romani e agli arcivescovi vaticani, è più noto come pittore, il più viscerale, istintivo, potente, radicale e angelico della cosiddetta " Scuola Romana " ( detta anche Via Cavour ), costruita con Mafai e Mazzacurati.
Nato nel 1904, muore di tubercolosi nel 1933. Oltre al male, su di lui pendeva la parola di un enigmatico frate spagnolo : gli fu detto che non avrebbe visto i suoi trent'anni. Profezie provenienti da deserti libici.
Nel 1982, l'editore Einaudi pubblica  " Carte segrete", già uscito alla stampa nel 1943 ad opera di Vallecchi.
In quest'ultima edizione, da un'appassionata introduzione di Amelia Rosselli, possiamo leggere : " La sua poesia è calma, candida e sensoria - quasi più dei quadri - e in essa v'è una tranquillità non espressionistica che la rende del tutto individuale e difficilmente classificabile anche in questi tempi moderni ".



La terra è secca, ha sete

e si spacca.

Sui labbri dei crepacci

le lucertole arroventate

corrono in fiamme.

Le stelle cadono accese

per bruciare il mondo,

ma nessuno tende le mani

                         per abbracciarle

e si smorzano, tuffandosi nel buio.



                                         ***


Alla calata del sole una pecora

ha fatto un agnello.

E' uscito tutto di lana, col sangue

il cuore la voce.

Gli uomini sbucano fuori

e se ne vanno via,

gli alberi aspettano il buio

per ignorarsi,

le erbe odorose

si mettono in cammino.

Le civette gridano, tutto si muove

e l'angoscia riempie l'aria

di inquietudine.



                                            ***


Io sono la voce dell'albero che cade,

la mia corteccia sarà accarezzata

quando si  vedrà che dentro sono bianco.

Le mie radici sono d'avorio e sono

nascoste - la terra fine le ricopre.

Il mio corpo è rotondo,

l'aria sola mi toccava.

Gli uccelli hanno nidificato nei miei rami,

i loro occhi vedevano tutte le mie braccia,

le foglie li nascondevano.

Sotto di me l'uomo si è riposato.

Io sono la voce del fanciullo,

le mie ossa sono tenere e possono cadere

e non si romperanno.

Le mie gambe corrono, i miei piedi

non lasciano impronta.

Il timbro della mia voce somiglia

alla campana del mattino,

al bronzo leggero.



                 Scipione ( Gino Bonichi )   da      Carte segrete



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