venerdì 4 giugno 2021

GLI ANGOLI DI PATANE' - FERRO

 



          Vorrei che le api danzassero al ritmo del carrubo...



 
E' un libro costruito su un verso roboante di emozioni e pensieri, di vita - dunque - sul filo di un'autobiografia sofferta dove pezzi di vita finiscono col coincidere con la vita di tutti. Ma è soprattutto la lingua spinosa, la lingua della poesia, nel suo ruvido viaggio sulla superficie delle cose e delle anime a tracciare solchi dolorosi e necessari, a riaprire o a cicatrizzare vecchie ferite, a immaginare sentieri che si snodano a partire da qualche groppo. Lingua - dunque - che vive in osmosi, contatto o tatto, urto o guerra con il mondo, ma non trascura, non lo mette da parte. Il poeta ne è cosciente " è solo un verso", immaginato per tutto ciò che sfugge e non dura. Eppure questo trascendente che approda all'essenza, non è l'essenza: è un aratro che trascina con sé terra e rimanenze di semi non fioriti, che smuove gli ingranaggi del cuore a preparare nuove semine.    (  Sebastiano  Aglieco    )







LE PAROLE


le parole, le più vere

muoiono nelle pozzanghere gelate del mattino

ma ho sempre un angelo

da posare piano la sera, nessun nucleo

e dodicimila traiettorie verso una sola vibrazione.


Adesso, da sotto la curva dei muri,

posso solo attendere la marea

e non importa se spezzerà i cristalli

di tutte le buonanotte perché

solamente il soffitto sa del sacrificio


e la mia carne.



                                               ***


7  DELL' ASSENZA


restano i girasoli a ricordarmi il giorno

affonda la chiglia nell'attesa ed è notte, solo notte

sull'argento degli ulivi sulle smanie di maggio

fin dentro i pluviali dove si nascondono le distanze.


La bruma assale i marciapiedi e cerca fughe nei bidoni

fra crudeltà ingiustizie e decapitati esempi

mentre batte il tempo un giallo rarefatto

e un bicchiere si apre ancora di veleno.


Un nugolo di ore migra verso est

e tu di lato cerchi nei miei occhi chi sa cosa.



                                              ***


9   DELL'ASSENZA


è che non tornano le verità dell'attimo

ma vorrei che le rose promettessero ancora

la loro eternità

che le api danzassero il rito del carrubo

e vorrei un pane da spezzare anche senza sete

affinché le allodole per sempre

continuassero il loro viaggio


ma questa vastità di niente

dove ogni cardine si perde

dove non c'è un " dove"

e la miseria pure s'allontana...

in quest'assenza immobile

a viscosità infinita

anche il cielo ha smesso di guardare


è  che hanno accecato le ali agli angeli.



                                             ***


SONO UN SOLO VERSO


la notte cresce i suoi cipressi per domani

per dipingere qualche cirro nell'azzurro piatto

ecco la notte come passa il giorno...


lontana dai naufragi questa notte densa

di silenzio e tazze vuote

scivola nei brevi tatuaggi dei muri

senza lasciare un segno e non basta più

l'onda sonora della tua poesia.

vorrei del caffè da bere in due

qualche biscotto in più e nessun rammarico.


Ah! notte sovrana e cieca

di quanti chiodi è fatta questa carne

incastrata fra tante parole


sono solo un verso.



                                                ***


IL PASSO NON HA TACCHI


nel riquadro in alto vicino al calice

ancora il battere del gelsomino in controcanto


le vie della sera vanno e vengono dietro i telai

nelle aggiustate stanze senza impulso e fa male

lo sciamare improvviso dei pensieri, fa  male il vuoto

che attanaglia il passo e fa male il passo

perché ti stringe e non ha tacchi


e nascondersi dentro lo spessore di un cielo zafferano

così compatto così malato così estraneo.




                              Sebastiano Patenò - Ferro   da    Gli angoli



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