mercoledì 16 giugno 2021

IL PORTACROCE ( Poussin ) 2

 


                                                         Nicola Poussin -   Crocefissione



DOVE, ALL'AMICO CHANTELOU, NICOLA POUSSIN RIVELA LA NATURA DOLOROSA DEI SUOI AUTORITRATTI.



Roma, Aprile 1646

(...) Caro Chantelou,

come ho già scritto all'amico Jacques, non ho più gioia e salute sufficiente per impegnarmi in soggetti tristi. E vi assicuro che, se della mia ultima Crocefissione, avessi dipinto anche il Portacroce, sarei morto d'angoscia. Ma voi serbate il disegno di quel volto : meritate ci costudirlo e meditarci sopra. Noterete gli occhi bassi, la fronte curva, la bocca serrata. Vi colpiranno la mascella malrasata e il cranio quasi calvo. Una faccia rozza, torva, da schiavo percosso, da umiliato, da rivoltoso: qualcuno che, d'un tratto, per non si sa quale pensiero arcano, vuole reggere sulle sue spalle possenti la croce del Cristo: ma, mentre la regge, nasconde gli occhi e sembra assorbire, in quello sguardo che ci è proibito vedere, tutto il dolore e il rancore della condizione umana. Conservàtelo. Non appena sarò in condizioni di continuare il quadro, vi chiederò di reinviarmelo.

E per l'autoritratto che mi avete commissionato, pazientate ancora. Sapete bene quale ritrosia provi nel definire i tratti del mio viso: se volete intuire quale potrebbe essere ora il volto che non voglio presentare ai vostri occhi, date una sbirciata al disegno del Portacroce. Guardatelo più a fondo, nei suoi occhi bassi, nelle sue orecchie attaccate alle tempie, piene di urla che non udiremo mai. Niente a che fare con il nobile Portacroce del Vecellio.

Spero che domani la mia depressione sia più lieve.


                                          Vostro Poussin  (...)



             Marco Ercolani   da    Atti di giustizia postumi



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