Arnold Bocklin - Autoritratto
DA THOMAS BERNARD A HEDVIG STAVIANICKEK ( 1976 )
(...) Leggo e rileggo la tua lettera, Hedvig :
" Sono stanca, Thomas, delle tue ossessioni. Sei come un monaco zen: ma un monaco che si consuma nella pienezza del dolore. Basta con il dolore. Bisogna essere zen del vuoto. La pienezza è qualcosa che i vecchi - lentamente - dimenticano. Si fanno minuti, fragili. Non hanno più niente da opporre né alla vita né alla morte : né un desiderio sensuale né un silenzio assoluto. Io sono vecchia. Lascia che resti tranquilla, anche se ho ancora energie. Vuoi viaggiare con me? Ci sono posti che vorrei vedere prima che arrivi il buio - o la troppa luce bianca che , a quanto pare, mi aspetta. Vorrei li vedessi tu per raccontarmeli".
Viaggiare io, Hedvig? So farlo nei muri delle mie frasi. Lì viaggio a colpi di vanga che mi fanno rovesciare la terra sulla testa, come se abitassi i cunicoli di un cimitero. Sono un servo di scena. Servo i miei incubi. Neppure vivo con te. Non potremmo. Tu sei dentro un'età della vita, io dentro un'altra. Trentasei anni ci dividono ( l'ho sempre detto a bassa voce solo a me stesso ). Ma questo significa non che tu sei vecchia e che parli da vecchia: significa che tu sei giovanissima, piena di energie forti e hai scelto un sotterrato come me, uno che non era solo vecchio, ma che era già morto. Ci sarà una ragione. Volevi disseppellirmi? Ci sei riuscita in parte, mia giovane Hedvig. D'altronde non potevi guarirmi del tutto. Gli scrittori sono cadaveri inguaribili e non smettono di assolvere il loro compito neppure dopo la morte fisica.
Luce bianca? Cercherò di vederla per te, prima che i tuoi occhi smettano di vedere.
Ti parlerò ancora nei prossimi giorni. Non ho ossessioni fresche a parte la storia di uno che se ne sta sempre dentro una certa casa e sa che, ad ogni foglio che scrive, quella casa è più salda, quei muri più spessi. Alla fine, consegnato l'ultimo capitolo all'editore, si troverà dentro la sua stessa bara, pronto a morire, esasperato ma vivo. L' arte non è sempre una forma di esasperazione?
Thomas (...)
Marco Ercolani
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