mercoledì 30 giugno 2021
LA NOTTE, IL SOGNO
QUESTI CHE SIAMO ( dice Linda )
Capitalizzo tutto, anche il dolore...
Mi sono girata per parlare
ai fiori, ho detto piano
che era tutto vero:
che c'era in questa acqua almeno
un litro di salvezza, ma credo ancora
in una vita stanca, di fortuna.
Che mi rimetto a questo :
al canto - che aderisca
ad ogni corpo.
***
Belli mondi possibili che andate -
vi chiedo una nuova terra madre.
Lei era viva e ha dato tutto, perse andando
alla deriva, disperse a causa mia
l'istinto della sera. Guarda l'agonia,
quanto sangue perso ieri.
Era questa la mia pena, lo sapevi:
tagliare i gambi ai fiori, tutti dritti
per darli a quella gente che non muore.
***
Era la buona volta, sembrava un giorno
buono, il buongiorno
all'ora viva della notte.
Parlavano di delusioni
al bar e ho detto : sono " uscita
pazza" capitalizzo tutto, anche il dolore,
e presto ciò che non dovrei prestare, in mente
ho gente marcia e troppo storta dal silenzio
c'è tanta aria
e non vi aprite, mai
come porte al vento.
***
Anche oggi sfarsi in due,
aversi in due
esemplari - doppi amanti, doppie
vite; solo non avere
occhio. E allo specchio
riconoscersi
a metà.
*
La terra che mi segue e che
ritrovo, ad ogni passo,
si ostina a rintontirmi di una trama:
santa donna senza sé in se stessa.
La testa perdo e sono sana,
non importa l'apparenza della cosa -
ho ancora da innaffiare la mia rosa,
violentarla con l'arsura. Com'è dura
stare sul balcone ad aspettarsi,
mi vedo, giro l'angolo da ore,
là nascosta fra le ortiche
guardo quanto intorno è sano.
La mia vita è il rampicante
che ho avvinghiato qui alla mano.
Linda Del Sarto dalla Raccolta inedita Questi che siamo
IL CAFFE' DELLA SALA INFERMIERI
Foto da Infermieristicamente.it
La sala numero uno era un acquario,
ma non c'erano pesci, nemmeno acqua,
alghe di plastica, sassolini sul fondale:
c'erano - invece - due donne nel letto,
ciascuna da sola, ognuna che nuotava per sé
e c'era un caldo che sembravano i tropici,
ma non c'erano palme, fiori esotici
e lunghe spiagge di sabbia bianca: non c'era
niente di tutto questo, soltanto il culo nudo
della vita, che ti prende alla gola, da un corridoio
bianco, che sembra non finire mai, ma appena
dietro la porta la paura che divora anche il buio,
gocciava lenta la flebo, c'era bisogno di pensare
a tutto, di non pensare troppo, se fuori
fischiava ancora la felicità, un abbaiare di cani,
la stanza numero uno era un acquario,
due pesci facili a farsi pescare.
***
La stanza numero due era il deserto, un deserto di sale:
lui stava sempre alla finestra, col braccio teso
sul tavolino, guardava fuori, un po' più in là;
se poi diceva - ho sete - gli davano da bere,
e un sogno giallo colava giù sopra il pigiama,
fresco, come il sole delle sette: del resto sono buone
le infermiere, come le caramelle, però non fanno male ai denti;
così la stanza numero due era il deserto, lo si doveva
attraversare a piedi, non c'erano cammelli né beduini;
non c'erano piramidi o sfingi o danzatrici seminude :
a lui bastava suonare il campanello: un lesto sciabattare,
due risate, il letto da rifare ogni volta, fargli la barba,
cantare con un nodo alla gola
sono il factotum della città.
***
CONGEDO
" Rimasto come un'ombra offuscata,
vagherò qui ancora per un po',
ricorderò tutto:
la luce accecante, il buio infernale,
io stesso tra cinque minuti sparirò".
Boris Rizij
Boris mi ha inviato un messaggio nel sonno:
non parlava, ma non c'era nemmeno silenzio:
guardandomi negli occhi precipitava ancora la neve :
una ragazza del New Jersey, per il terzo giorno,
mi mandava cartoline dal mare. A volte, se le guardo,
mi sento ancora nudo e solo. Ma io non so
- Boris - cosa avrei detto,
qualcosa tipo " Stammi bene, se hai freddo
pensa a un paio di occhi azzurri". Qui dall' Italia
le donne non si muovono più sotto il sole, pensa
a un cielo vuoto, di notte, un aereo, i piloti
si tuffano nel mare direttamente. Ecco, così,
senza paura delle onde, Boris, né degli scogli,
allora pensala, felice e bella, anche per me,
con le gambe sottili mentre balla -
ma a questo punto, mi ripeto buona notte,
buona notte, niente poesie, coglione.
Dario Bertini da Quaderni italiani di poesia contemporanea
LA DANZA DEGLI AIRONI
Rameau - Rappel des oiseaux
" Ci resta, forse,
un albero, là sul pendio,
da rivedere ogni giorno ".
R. M. Rilke
Al mattino la collina è un'orchestra
di gazze balestrucci cardellini
e quanti altri assetano
le città del nostro silenzio.
Tutto dipende dall'apparenza
della luce : l'estate, la fatica
della muta, la partenza.
E' per loro che il vento prende forza, le nuove
remiganti fanno vela.
***
E' un altro sole che ritorna
stamattina e un grumo di calore
fra gli alberi irrequieti, spoglia
la città sotto un soprabito di polline.
E non ci sono giardini ma crescono prati
di gramigna tarassaco
margherite, risposte
luminose tra tutto quel verde.
***
Matura sulla buccia della mela
la sua cancrena, il tarlo
che dura oltre l'albero
covando in noi chissà quale terreno.
Dovremo - mi dicevi - imparare
a sciogliere i legami,
alternare di generazione
in generazione gli affetti, mancare
al tempo come le piante
imitare per gioco
la danza degli aironi.
Matteo Meloni Inediti da La danza degli aironi
L'ISOLA C'E' O NON C'E' ?
martedì 29 giugno 2021
IL CANE DI PICASSO ( presentazione )
" Sii la persona che il tuo cane pensa che tu sia " recita un adagio. Questo libro ci regala nuovi particolari sugli animali di diversi personaggi celebri, spaziando dal re prussiano Federico II, che teneva una corrispondenza con la sorella come se fossero i loro rispettivi cani a scrivere; a Sigmund Freud e la sua cagnolina chow chow sempre presente alla sue sedute psicoanalitiche. Poi c'è Pablo Picasso, secondo cui l'amato bassotto Lump non era né un cane né una persona, ma " gli ricordava un sacco di cose": Wiston Churchill, perdutamente innamorato del suo barboncino e Penny Guggenheim, che è stata sepolta accanto ai suoi quattordici cagnolini. Per non parlare di Michel Houellebecq e del suo Clément, che lo scrittore definiva " una macchina per amare".
Quella di Anja Rutzel è una divertente carrellata in cui compaiono anche Marilyn Monroe, Richard Wagner, Artur Shopenhauer e la regina Elisabetta II.
Un libro godibile e leggero, destinato sia agli amanti dei cani che agli appassionati di storia, insomma un piacevole mix di informazioni e di intrattenimento.
IL CANE DI PICASSO ( e altre storie di amicizia ) 1
(...) La ragione principale per amare i cani? Perché non sono esseri umani. Una ragione semplicissima per Sigmund Freud, per il quale altrimenti la stragrande maggioranza delle cose era estremamente complicata. Interi scantinati di sottotesti, mura che nascondevano camere segrete piene di significati, per non parlare dei terribili trabocchetti delle fissazioni. Negli animali invece è tutto molto facile." I cani amano i loro padroni e mordono i loro nemici ", così la figlia Anna cita Freud " al contrario degli esseri umani, che sono incapaci di amore puro e che ogni volta nel relazionarsi con l'altro mescolano amore e odio." Probabile che questo atteggiamento spieghi anche come mai soltanto a sessantanove anni Freud divenisse padrone di cani: evidentemente doveva passare dall'esperienza della più totale frustrazione nei confronti dell'umanità in generale - e dei suoi pazienti in particolare - prima di spalancare il cuore ad altre specie. Fino a quel momento i cani non lo avevano interessato molto. Persino nella sua Interpretazione dei sogni questi animali compaiono solo in quanto esempi di bizzarre cose che inconscio e subconscio possono proporci durante il sonno : morti che si dirigono tranquilli verso la loro tomba e cani che recitano versi, ecco i suoi esempi- A Freud piaceva che si sapesse che non amava particolarmente gli animali, e solo nel 1925 si decise ad acquistare, da un ufficiale di polizia, un grosso pastore tedesco nero, Wolf, detto Wolfi, che avrebbe avuto il compito di vegliare sulla figlia Anna, all'epoca trentenne, durante le sue passeggiate notturne per Vienna; fu perciò pensato in un primo tempo più come servitore che come membro della famiglia. Alcuni biografi ipotizzano che Freud si sia procurato Wolf soprattutto per far arrabbiare la moglie Martha, a cui non piacevano i cani.(...)
Anja Rutzel da Il cane di Picasso ( E altre storie di amicizia )
IL CANE DI PICASSO ( e altre storie di amicizia ) 2
(...) A posteriori può sembrare una strana ironia il fatto che la famiglia, di origine ebraiche, acquistasse proprio un cane lupo, ossia un esemplare di quella razza ancora per poco non segnata da specifiche connotazioni culturali, ma che presto sarebbe stata sfruttata dai nazisti a fini di propaganda : il Cane Lupo - a loro avviso - fondeva in sé le cosiddette virtù tedesche di coraggio e fedeltà. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale 30.000 pastori tedeschi vennero impiegati in operazioni belliche e nei campi di concentramento. E non fu soltanto Freud a possederne uno di nome Wolf: anche Adolf Hitler dette lo stesso nome a un cucciolo nato da Blondi, il suo cane lupo femmina. Wolf era probabilmente quel secondo cadavere di cane che i soldati dell' Armata Rossa trovarono in un cratere di bomba accanto ai corpi bruciati di Hitler, Eva Braun e Blondi.
Presto Freud si affezionò a tal punto a Wolf che la figlia Anna, anche lei psicanalista, scherzava a casa di un amico sul fatto che quello paterno fosse un chiaro caso di transfer, ossia di un processo psicologico ben noto al padre, in cui una persona proietta inconsciamente antichi e spesso rimossi sentimenti su un nuovo rapporto: nel loro caso, tutto l'amore conservato e represso della non sempre semplice relazione padre - figlia, veniva ora regalato al cane lupo. Ma anche la stessa Anna non era male nel giochetto del transfer di affetti esprimibili solo in modo indistinto: un ano dopo scriveva al padre per il suo settantesimo compleanno una poesia a nome di Wolf, che gli avrebbe regalato insieme a una foto incorniciata del cane. Anch'io conosco famiglie che hanno osato mostrare il proprio affetto reciproco soltanto dopo l'arrivo di un cane, e trovo toccante che anche la famiglia Freud - una famiglia ad alto tasso di riflessione psicologica - avesse bisogno di questa stampella soffice e pelosa . (...)
Anja Rutzel da Il cane di Picasso ( e altre storie di amicizia )
IL CANE DI PICASSO ( e altre storie di amicizia ) 3
(...)Nel 1928, quando aveva già settantadue anni, Sigmund Freud ebbe il suo primo cane personale : Lun Yug, detta Lun, una cagnetta chow - chow proveniente forse dall'allevamento della principessa Maria Bonaparte, discendente diretta di Luciano Bonaparte, il fratello più giovane di Napoleone. Prima di diventare lei stessa psicoanalista e amica di famiglia, la principessa era stata paziente di Freud. Amava i Chow Chow, questi cani antichissimi di color arancio che provenivano dalla Cina e le cui origini si fanno risalire all' XI sec. a. C.. I Chow Chow sono legati al loro padrone da grande lealtà e tuttavia sono molto indipendenti, o comunque il loro amore costa più di un pezzo di salsiccia. Lun portò con sé una lettera - ovviamente scritta dalla sua prospettiva; con la famiglia Freud non c'era da stupirsi. Scriveva che era arrivata senza invito, ma che sperava in un affettuoso benvenuto, e che voleva fare soprattutto compagnia a Wolf, perché aveva sentito che era molto solo. A Freud Lun piacque subito, ma purtroppo alla cagnetta fu fatale il fatto che gli essere umani siano - appunto - molto più complicati e faticosi dei cani. Un anno e mezzo dopo l'arrivo di Lun, la famiglia Freud si recò a Berchtesgaden per una vacanza estiva. Insieme a loro c'era anche la grande amica di Anna, Eva Rosenfeld, che a causa della sua depressione era in trattamento da papà Freud, e la nuova conoscenza - che presto avrebbe assunto una connotazione romantico - amorosa - di Anna, Dorothy Burlingham. Schiumante di gelosia, ad un certo momento Eva tornò a Vienna portando con sé - non se ne conosce il motivo - anche Lun. Alla stazione di Salisburgo, la cagnetta strappò il guinzaglio e fu ritrovata dopo alcuni giorni dopo morta fra i binari. (...)
Anja Rutzel da Il cane di Picasso ( e altre storie di amicizia )
IL CANE DI PICASSO ( e altre storie di amicizia ) 4
(...) Un anno dopo Freud ricevette due nuovi chow chow: Jofi, la sorella di Lun, e Lun II, anche lei in qualche modo imparentata con la prima Lun. Ma poiché le due non andavano molto d'accordo, Freud dette via Lun II e si tenne Jofi, con la quale strinse un rapporto più stretto che con i suoi altri cani. Per Freud. infatti, Jofi era l'incarnazione perfetta di tutti i vantaggi di un cane rispetto ad un essere umano, come scrisse in seguito in una lettera a Maria Bonaparte. " Affetto senza alcuna ambivalenza, vita semplice senza gli insostenibili conflitti della nostra cultura, la bellezza di un'esistenza che riposa in se stessa ". Quando accarezzava Jofi, spesso si sorprende a canticchiare una melodia, " che persino io che ho un pessimo orecchio musicale riconosco essere l'aria di Ottavio dal Don Giovanni ( " Un legame di amicizia ci unisce " ). Con Freud Jofi può permettersi di tutto: mangia dal suo piatto quello che lui non può finire, cancellando in tal modo le prove del progressivo indebolimento del suo corpo. Freud apprezza molto la sua tipica testardaggine da chow chow e scrive in una lettera che la cagnetta " è una creatura incantevole, così interessante anche come femmina: selvaggia, impulsiva, tenera, intelligente e non così dipendente come possono essere altri cani . Non si smette più di provare rispetto di fronte a tali animali".
I cani di Freud non svolgevano mansioni terapeutiche, alla stregua di liberi professionisti, soltanto nel contesto familiare: lo psicanalista li adoperava anche in modo mirato come cani per terapia, svolgendo in questo campo un lavoro davvero pionieristico. Nel corso delle sedute di analisi, Jofi era utile a diversi livelli:uno più profano, contabile, in quanto, dopo cinquanta minuti in punto si alzava e sbadigliava, segnando in tal modo la fine della seduta. A livello empatico - emozionale, Freud era convinto che avesse un effetto tranquillizzante sui propri pazienti: pensava di poter leggere dalla posizione assunta da Jofi nella stanza, ulteriori dettagli riguardo ad essi. Se erano rilassati, lei si sdraiava molto più vicina a loro di quanto non facesse con quelli agitati e nervosi. Inoltre Freud sosteneva che in base a una sorta di test immediato, Jofi era capace -a suo avviso - di scoprire quali tra i candidati si prestassero meglio ad affrontare la psicoanalisi: se al primo contatto distoglieva lo sguardo o guardava il paziente con diffidenza, ciò significava che quella persona non era adatta a quel tipo di terapia, e dunque veniva gentilmente invitata ad andarsene. (...)
Anja Rutzel da Il cane di Picasso ( e altre storie di amicizia )
lunedì 28 giugno 2021
UN'ALTRA VITA PER TRIMEGISTO
Ci vuole un'altra vita...
" La conoscenza universale può essere rivelata solo ai nostri fratelli che hanno affrontato le nostre stesse prove.
La verità va dosata a misura dell'intelletto, dissimulata ai deboli - che rendono pazzi - nascosta ai malvagi, che solo potrebbero afferrarne qualche frammento di cui farebbero arma letale.
Racchiudila nel tuo cuore, che essa parli attraverso le tue opere.
La scienza sarà la tua forza, la fede la tua spada, il silenzio la tua corazza impenetrabile. "
Ermete Trimegisto da Scritti filosofici ( Corpus Hermeticum)
sabato 26 giugno 2021
PENSIERI DI UNA MUTA
Raffaello - Ritratto di nobildonna ( La Muta )
Piena è la borsa dell'occhio
di monete di tempo:
la tasca è così aperta
in queste ore che
sento il tintinnare .
***
Le mie, le tue
labbra sono
le feritoie
dove cadono
monete, chiavi
di porte che
si aprono altrove.
***
Contaci me
tra quelli a
cui è venuta
meno la
parola, per
troppa luce.
fra quelli
che si contano
le dita
all'incontrario.
***
Le dita tutt'occhi
per sentirti nuotare,
annegare,
pensieri miei
tinti dal rumore d'api.
la voce tua
sale dall'acqua :
ha buccia di spillo.
***
Sullo spigolo del
congedo mi sbuccio
il respirare.
il fiato
rammendato col
filo più scuro:
d'abbandono.
Elisa Biagini da Dialogo con Paul Celan
venerdì 25 giugno 2021
L'AMORE VANO E LE DIMESTICHEZZE
" Mai come adesso aveva onestamente
sentito
che avrebbe potuto amarlo,
mai come adesso che tutto il suo amore
era vano".
Jane Austen
IL DOLORE DI ALAIDE
Qualche volta ascoltata...
" Costa poco la parola, anzi, non costa nulla. Tanto, la si dice soltanto, e dire non è fare. Dire non vale. Non è vincolante. Non è una promessa: si può sempre tornare indietro : tanto, t'ho solo detto... Siamo abituati a poter dire tutto ciò che vogliamo senza temere nessuna conseguenza, e infatti diciamo tutto. Siamo circondati di parole e produciamo in continuazione fiumi di parole : le parole non ci lasciano mai in pace, ma nemmeno a loro noi concediamo un attimo di tregua. Parliamo e non ascoltiamo, ma se ascoltassimo le nostre parole, ci accorgeremmo che il più delle volte non significano nulla. Tutto è possibile: tutte le parole sono permesse, e in questo fiume traboccante le parole non si distinguono più ."
( Questo non è un bel testo, non è scritto bene e non dice nulla di nuovo. Eppure non intendo limitarlo. Non ho in questo momento alcuna voglia di scrivere un testo bello e originale, perché la mia stessa abilità di manovrare le parole - come di volta in volta conviene - mi spaventa. Mi è sospetta. Io, donna di lettere, che ha condotto tutta la sua vita "nella" o "con" la parola, talvolta non mi fido più di me stessa " . ) ( Alaide Foppa )
Alaide Foppa fu una poeta, insegnante universitaria di italianistica e traduttrice guatemalteca. Fondò una Cattedra di Sociologia femminile a Città del Messico, dove si rifugiò durante la dittatura ( durata 22 anni ) del suo Paese. I suoi tre figli appartenevano alla Guerillia guatemalteca, e lei stessa fu donna di Sinistra. Poco dopo l'uccisione del figlio Juan Pablo, esattamente il 19 - 12- 1980, fu rapita e da quel momento non si ebbero più sue notizie.
Si presume che in Guatemala siano spariti durante gli anni delle varie guerre civili più di 45.000 persone.
Signore siamo soli
Signore siamo soli
di fronte a Te :
dialogo impossibile.
Grave è la tua presenza
per il mio amore solitario;
ascolto la tua chiamata
e non so risponderti.
Vive senza eco e senza destino
l'amore che tu hai seminato:
seme sepolto
che non trova la via
verso la luce del giorno.
Nel mio petto hai acceso
una fosca fiamma.
Perché- Signore -
non mi consumi tutta
se al tuo amore non c'è
altra risposta
che la mia silenziosa speranza?
***
PREGHIERA
Dammi, o Signore,
un silenzio profondo
e un denso velo
sugli occhi .
E un mondo si chiuderebbe :
un'isola oscura
scaverò dentro me stessa dolorosamente
come nella terra dura.
E quando sarò dissanguata,
agile e chiara sarà la mia vita.
E come un fiume sonoro e trasparente
scorrerà liberamente
il canto imprigionato.
***
Talvolta si sente
come una cosa dimenticata
nell'angolo oscuro della casa
come frutto divorato di dentro
da uccelli rapaci,
come ombra senza faccia né peso.
La sua presenza è appena
una live vibrazione
nell'aria immobile.
Si sente trapassare dagli sguardi
e diventare nebbia
tra le goffe braccia
che la cingono.
Può darsi che voglia essere qualcosa,
un'arancia succosa
nella mano di un bambino
- non una buccia vuota -
un'immagine che brilla nello specchio
- non un'ombra che svanisce -
e una voce chiara
- non il pesante silenzio -
Qualche volta ascoltata.
Alaide Foppa ( Trad. di S. Detering )
DELLA VITA LE ZAMPE ( dice Friederike )
come ti chiamo
quando ti penso
e tu non ci sei :
mia fragolina di bosco
mia lucertola di zucchero
mio cartoccio di consolazione
mio baco da seta
mio scaccia paure
mia Aurelia
mio fiore di ghiaia
mio bimbo appisolato
mia mano mattutina
mio dimentica tutto
mio croce della finestra
mio nascondi luna
mia bacchetta d'argento
mio raggio di sera
mio filo di sole
mia lepre con proboscide
mia testa di cervo
mia zampa di lepre
mia rana di rampa
mia ghirlanda di luci
mio ladro di primavere
mio ronzino tremolante
mia chiocciola d'argento
mio calamaio mio
mia volpe scopa
mio taglia boschi
mio sradica tempeste
mio guarda orsi
mio squaderna denti
mio orecchio di cavallo
mio albero del Prater
mio ricciolo di corno
mia borsa di scimmia
mia svolta d'inverno
mio carciofino mio
mia mezza notte
mio conto alla rovescia
( da capo ! )
***
DUE DICEMBRE
da quella pioggia che tu eri ho sentito
cadere il cielo su di me, sulle mie braccia quasi dovessero
AFFERRARTI! - ah, ma quando l'intera mia ( corpo) anima ti
desidera, tu rimani nell'ombra, immobile. Tu mi hai
da tempo dimenticata
anche se dolcemente sulle mie guance
come lacrime colano i tuoi rivoli.
***
IL SENTIERO DELLE ERBE DELFINICHE
( " tu mi guardi con i tuoi occhi e i tuoi occhi mi dimenticano
e il tuo cuore mi ha da tempo dimenticata
mi tocchi con la tua mano e la tua mano non da di
me e la tua mano mi ha dimenticata
il tuo piede ha toccato la mia soglia ma il tuo piede mi ha
dimenticata
per quanto io sussurri per quanto io ti gridi nel cuore:
meste fluttuano le ombre allacciate i giardini con i
marmorei fiori del phlox con le impronte
del tuo piede con l'immagine riflessa dei tuoi
sogni con l'orma del tuo cuore
oh, troppo prodigo amore oh sopore - di - reseda " )
ghirigoro di marzo perfido pesce migratore fumo di primavera:
come farò a vezzeggiarti?
come a trattenerti?
potrò annodarti un nastro?
ti lascerai forse imbrigliare
come i corsi d'acqua ?
( sì - sì - sì - sì - ruzzola per il pendio come una ricadente barba irsuta
ridacchiante sì come i mustacchi di Salvator Dalì
come baronesse di stazza come ibischi come sale - meteorico
come torri di sogni finali : tonanti e azzurri
mentre il sentiero delle erbe delfiniche... " ).
***
il respiro abbiamo
scambiato le anime
nude -
e tuttavia tu dici :
" i tuoi capelli da indiana ..."
Friederike Mayrocker da Della vita le zampe ( Trad. Sara Barni )
Friederike è morta il 4 Giugno.
LE MIGLIORI POESIE D'AMORE ( quando l'amore diventa poesia )
Le migliori poesie d'amore si preparano all'idea di tornare al mittente...
Le migliori poesie d'amore
hanno il pelo sullo stomaco,
coltivano begonie
e vagliano le avversità,
in mancanza di trofei
si preparano all'idea
di tornare al mittente.
Le migliori poesie d'amore
sembrano slitte volanti,
si confermano invece nidi
presìdi, postazioni, casse armoniche
di viole e violoncelli,
all'occorrenza campane di vetro.
Le migliori poesie d'amore
sfoggiano un savoir faire
da ex dive del cinema,
può deprimerle o distrarle
solo la scarsità di applausi.
Se c'è da fingere, fingono
pur di non scivolare sul piano inclinato
delle vecchie comiche.
Le migliori poesie d'amore
vanno messe sul ponte dell'autofficina
e ispezionate da sotto.
Possono causare incidenti domestici
in mano a uomini gelosi
o a muse irrisolte.
Se ricevono uno schiaffo,
offrono l'altra pagina.
Prese alla gola,
mutano in necrologio.
Le migliori poesie d'amore
resistono ai draghi e ai roghi,
sono porte tagliafuoco
certificate Cee,
boicottate dalla Geenna.
Le migliori poesie d'amore
dopate dalla propria innocenza,
vanno messe sui social
solo dopo l'analisi del sangue
e dei traumi infantili
dei loro Trovatori.
Ennio Cavalli Inedito
giovedì 24 giugno 2021
ADDIO, GIULIA
Lo strumento ( con sopra disegnato
un omino supino, le ginocchia
piegate, tre pulsanti sopra e tre sotto),
per alzare o abbassare il mio letto
d'ospedale in tre diversi punti,
è costruito dalla società Hill - Rom
( zingari della collina? )
e ha nome...
ha nome
AvantGuard.
( Dentro mi risuona una risata irresistibile ).
E' questa la versione contemporanea
degli dei che comunicano coi personaggi
epici? Quelli di Omero - per fare un esempio? -
Mi sbagliavo. Non è questione
di tempo. Di duemila anni di
differenza, né di quei particolari
e spesso magici eventi esterni.
Audacia, sofferenza, pazienza
e poi anni di lavoro in miniera
per prendere coscienza di tutto ciò
che si è fatto ( di giusto e di sbagliato )
e del perché...
e finalmente - quasi alla fine
vieni accontentato.
Capisci la metafora che Omero
ci ha dato. Il modello epico.
Sempre possibile. Mai cambiato.
Solo da quando
ho ritrovato
me stessa tredicenne,
ho anche capito
che l'Odissea
è il libro più importante
della mia vita.
Giulia Niccolai
Spero che tu abbia trovato - finalmente - la tua sintesi.
Riposa in pace nell' infinita Bellezza.
frida
LA TRADIZIONE AFRO - AMERICANA DI JERICO
LA LINEA INTERA E SPEZZATA DI MILO
Chet Za - Mostri