Ché eterno sarà l'essere stati...
Perdonami
per non aver compreso allora
quanto profondo fosse l'amore
questo che ha attraversato
primavere renitenti e inverni caparbi
e approda ora sulla nostra estate piena
con lo stesso volto
gli occhi arrossati dal rimpianto
le mani giunte in preghiera
per la grazia dei qui e ora
noi liberi dal per sempre
ché eterno sarà l'essere stati.
***
Non hanno lettere le parole
che le sue mani tracciano sul mio corpo.
Sono fuoco aria acqua e terra
elementi primi di ciò che nasce e si separa
- quadruplice radice di ogni pensiero
che in noi si fa carne incorruttibile
e gioca con la sana imperfezione del tempo
- noi sfera dell'universo in espansione
nella materia oscura del nostro domani.
***
Riconsegno la costola a Dio,
offro la metà del mio cuore
per il nuovo innesto
così che i due siano davvero
una carne sola, un coro il battito,
consanguinei i passi del sangue,
congiunto il respiro.
Come con lui Io
- noi corpo dell'Eden.
***
Abbiamo attraversato la notte in ginocchio
perché la misericordia divina
ci trovasse preparati per un nuovo impasto
e un respiro più prudente e giusto
ci fosse alitato nelle narici.
Officianti il sacramento
di quelli cancellati dalle mappe
ma ai quali è affidato il compito
di testimoniare la grazia
- quelli a cui molto sarà perdonato
perché molto hanno amato.
***
C'è voluto il tempo e una gelosa cura
perché il giorno in lui trovasse la sua voce
e una grazia acerba lo battezzasse col suo vero nome
vero sì, ma distante ancora.
Ancora nell'avvenire, ancora dove lo vorrei
pelle del mio abisso e di sconfinati dubbi pregarlo:
tòccami, ricreami l'anima con le tue mani,
il corpo con il tuo sguardo; rendimi il tuo genitivo
di pertinenza, cambiami la desinenza.
*
Io sono l'agnello
e lui la lama cui offro il collo
il coltello per il sacrificio
a un dio che dimora nel mio ventre.
*
Ci accorgemmo in ultimo
di quanto vicino fosse
ciò che credevamo lontano
io Achille
lui la tartaruga.
Lucianna Argentino da In canto a te
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