(...) Da bravi marxisti, questi studiosi guardavano con indulgente ironia gli antropologi che si perdono a discutere delle varie " sovrastrutture " anziché concentrarsi sulla " struttura di base", quella economica, che il socialismo scientifico insegnava essere la matrice di ogni cosa umana : né li sfiorava il dubbio che la vera fuga dalla realtà fosse proprio il loro approccio " oggettivo", che li escludeva dalle dinamiche psichiche profonde, tanto più essenziali dei fatti economici per l'articolazione delle culture umane nei loro aspetti religiosi, etici, estetici, sociali e politici. Questo fenomeno altrimenti enigmatico per cui la cultura nel senso ideativo è tipica ed esclusiva dell'uomo, mentre la cultura materiale è rintracciabile anche in varie specie di animali, mi sembra anzi una prova ulteriore dell'assunto di questo lavoro: se - come qui si sostiene - la genesi della cultura umana sta appunto nello shock esistenziale, cioè nell'angoscia tipicamente umana derivante dalla coscienza, dall'attesa e dall'esperienza partecipativa e affettiva della morte, e nell'elaborazione di tale angoscia, è logico che questa cultura sia reperibile solo fra gli uomini, mentre la tecnologia e la cultura materiale sono osservabili anche tra gli animali.
Se dunque si esplorano le origini della cultura nel senso citato, si resta subito colpiti da un fatto tanto significativo quanto estesamente trascurato : cioè che il più antico documento di cultura umana ( ossia di attività umane espressione di credenze ) finora conosciuto, sono le sepolture neandertaliane del paleolitico medio, cioè documenti inequivocabili di una formazione reattiva all'angoscia di morte. (...)
Luigi De marchi da Lo shock primario ( scimmietta, ti amo ! )
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