Sono cresciuti insieme a te i miei capelli,
io meno. Ancora sono tentata dallo svanire
se ogni giorno scavo un lembo di pensiero
e mi riduco a un liquido vischioso, irriflessivo,
che non lascio bere a nessuno. Potremmo
davvero esserci tutti senza nient'altro
- solo nutrirsi ogni tanto - umane necessità.
Cosa riempirebbe allora le coscienze,
quale commento, quante penose idee.
***
Come scende la vita queste scale
come si sottrae all'incontro, come
affonda dentro la ferita cava, pulsante
quando terminato il giorno guaisce
il cane disperato col seme in eccesso.
Vorrei che fossi tu, vorrei
che nulla restasse inviolato,
bere quanto trabocca, e infine
ubriachi, prossimi alla partenza
con le code che salutano e le lingue
asciutte, noi educati viaggiatori noi
bestie turbate, incontaminate.
***
Era reale sovrapporre l'andata al ritorno,
cambiare loro il nome, mutarne l'emozione
in cosa nuova, una barricata tenuta alta
dalle piccole povere mancanze
che non so evitare. Mi muovo assistendo
ad uno spettacolo che mi inquieta,
saturo tessuti troppo tesi per non lacerarsi :
lo faccio per capire se davvero
un momento è uguale a un altro, se
si può uscire dal guscio molle dei mesi,
masticandolo fino a saziarsi. Intanto
ti guardo fare gesti banali, rincorrere
la gioia, carezzare la bellezza, inchinarti
al suo idolo sfuggente : non so decidere
un amore, un dolore a te destinato :io
cerco solo una recinzione, un pascolo
sterminato, un istante terminale in cui
capire tutto prima di sparire.
***
Quando avremo terminato di contare
le partenze saremo come formiche
in processione, così superbe piccole
da una tana all'altra continuamente in esilio :
da qui ti scriverò un milione di lettere,
chiederò cosa portarti per farti contento,
perché sul tuo grembo mi spoglio
sognando l'infanzia, riallaccio la vena
fermandone ai tralci il sostegno,
ne impedisco l'uscita dal suo stato di grazia.
***
Possiamo ancora scegliere come invecchiare,
non c'è motivo di pensare ad altro : dove essere
quando il cielo si farà nero, con quale spugna
sfregarci le cosce, con quale punteruolo
profanare la ferita. Allora saprò dirti quanto
bene ho avuto per te, anima incredibile, per cui
ho lasciato sul tavolo le carte schiantando
la sedia, rinunciando all'inganno del gioco.
***
Coi muscoli rotti dall'umido passo
trasciniamo le settimane, pronunciamo
distintamente tre parole sole. Essere
stanco significa soffocare dentro a un letto,
spendere meno sangue possibile per non
replicare il dolore: in questo modo
non ricrescono le voglie, si eradicano
tutti i contagi e in me non resta
che il deserto asettico dove ci siamo
contaminati, in cui siamo stati lasciati.
***
Ormai non interessa più a nessuno
questa commedia, la ripetizione
dei singhiozzi, la filastrocca noiosa,
lo spreco di immagini, cibo, acqua :
non fa differenza mettere all'angolo
il nemico oppure salvarlo.
Ogni nostro gesto è messaggio
rigato sul vetro, corrotto.
***
Perdonami, sai com'è vivere quando
ti lanciano addosso le cose, una sola
adiacenza pagata, con questo spasmo sintetico
assorbito da carta che si scioglie,
che si mangia, che si digerisce come
un frutto appena colto nella nebbia
di un giardino
tu quale scegli
io sono preda dell'interruzione, per me
impiccata al ramo orientale sorretta
la sola impronta indelebile
commestibile era la tua.
Eleonora Rimolo da La terra originale
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