lunedì 26 luglio 2021

LA TERRA ORIGINALE DI ELEONORA

 



                                La sola impronta commestibile, indelebile era la tua...



" La qualità che più sorprende in Eleonora Rimolo è la fermezza della tessitura stilistica : la precisione del suo andare a capo, l'equilibrio finissimo delle soluzioni metrico - sintattiche. Ogni sequenza, nella densa brevità del suo procedere, si risolve in un unico strutturatissimo movimento, in cui brevi sintagmi si annodano entro una trama di riprese e di variazioni per via di scarti, scatti improvvisi, ricongiungimenti. La sensazione è che ogni incipit richieda una sua conclusione imminente, necessaria, febbrilmente invocata fin dal suo porsi, ma anche che ogni conclusione ingiunga con altrettanta urgenza un nuovo incominciamento..."  ( Dalla Prefazione di  Giancarlo  Pontiggia  )






Sono cresciuti insieme a te i miei capelli,

io meno. Ancora sono tentata dallo svanire

se ogni giorno scavo un lembo di pensiero

e mi riduco a un liquido vischioso, irriflessivo,

che non lascio bere a nessuno. Potremmo

davvero esserci tutti senza nient'altro

- solo nutrirsi ogni tanto - umane necessità.

Cosa riempirebbe allora le coscienze,

quale commento, quante penose idee.



                                              ***


Come scende la vita queste scale

come si sottrae all'incontro, come

affonda dentro la ferita cava, pulsante

quando terminato il giorno guaisce

il cane disperato col seme in eccesso.

Vorrei che fossi tu, vorrei

che nulla restasse inviolato,

bere quanto trabocca, e infine


ubriachi, prossimi alla partenza

con le code che salutano e le lingue

asciutte, noi educati viaggiatori noi

bestie turbate, incontaminate.



                                            ***


Era reale sovrapporre l'andata al ritorno,

cambiare loro il nome, mutarne l'emozione

in cosa nuova, una barricata tenuta alta

dalle piccole povere mancanze

che non so evitare. Mi muovo assistendo

ad uno spettacolo che mi inquieta,

saturo tessuti troppo tesi per non lacerarsi :

lo faccio per capire se davvero

un momento è uguale a un altro, se

si può uscire dal guscio molle dei mesi,

masticandolo fino a saziarsi. Intanto

ti guardo fare gesti banali, rincorrere

la gioia, carezzare la bellezza, inchinarti

al suo idolo sfuggente : non so decidere

un amore, un dolore a te destinato :io

cerco solo una recinzione, un pascolo

sterminato, un istante terminale in cui

capire tutto prima di sparire.



                                                ***


Quando avremo terminato di contare

le partenze saremo come formiche

in processione, così superbe piccole

da una tana all'altra continuamente in esilio :

da qui ti scriverò un milione di lettere,

chiederò cosa portarti per farti contento,

perché sul tuo grembo mi spoglio

sognando l'infanzia, riallaccio la vena

fermandone ai tralci il sostegno,

ne impedisco l'uscita dal suo stato di grazia.



                                         ***


Possiamo ancora scegliere come invecchiare,

non c'è motivo di pensare ad altro : dove essere

quando il cielo si farà nero, con quale spugna

sfregarci le cosce, con quale punteruolo

profanare la ferita. Allora saprò dirti quanto

bene ho avuto per te, anima incredibile, per cui

ho lasciato sul tavolo le carte schiantando

la sedia, rinunciando all'inganno del gioco.



                                        ***


Coi muscoli rotti dall'umido passo

trasciniamo le settimane, pronunciamo

distintamente tre parole sole. Essere

stanco significa soffocare dentro a un letto,

spendere meno sangue possibile per non

replicare il dolore: in questo modo

non ricrescono le voglie, si eradicano

tutti i contagi e in me non resta

che il deserto asettico dove ci siamo

contaminati, in cui siamo stati lasciati.



                                               ***


Ormai non interessa più a nessuno

questa commedia, la ripetizione

dei singhiozzi, la filastrocca noiosa,

lo spreco di immagini, cibo, acqua :

non fa differenza mettere all'angolo

il nemico oppure salvarlo.


Ogni nostro gesto è messaggio

rigato sul vetro, corrotto.



                                         ***


Perdonami, sai com'è vivere quando

ti lanciano addosso le cose, una sola

adiacenza pagata, con questo spasmo sintetico

assorbito da carta che si scioglie,

che si mangia, che si digerisce come

un frutto appena colto nella nebbia

di un giardino


tu quale scegli


io sono preda dell'interruzione, per me

impiccata al ramo orientale sorretta

la sola impronta indelebile

commestibile era la tua.




                         Eleonora  Rimolo   da    La terra originale



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