giovedì 1 luglio 2021

MOTTETTI DI MONTALE ( per Clizia ) 2

 

MOTTETTO 1


Ecco il segno; s'innerva 

sul muro che s'indora:

un frastaglio di palma

bruciato dai barbagli dell'aurora.


Il passo che proviene

dalla serra sì lieve,

non è felpato dalla neve, è ancora

tua vita, sangue tuo nelle mie vene.



                                                 ***

MOTTETTO III


Lo sai: debbo riperderti e non posso.

Come un tiro aggiustato mi sommuove

ogni opera, ogni grido, e anche lo spiro

salino che straripa

dai moli e fa l'oscura primavera

di Sottoripa.


Paese di ferrame e alberature

a selva nella polvere del vespro.

Un ronzìo lungo viene dall'aperto,

strazia com'unghia ai vetri. Cerco il segno

smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia

da te.

E l'inferno è certo.



                                                ***


MOTTETTO  IX


Il ramarro, se scocca

sotto la grande fersa

dalle stoppie -


la vela, quando fiotta

e s'abissa al salto

della rocca -


il cannone di mezzodì

più fioco del tuo cuore

e il cronometro se

scatta senza rumore -


...................................


e poi? Luce di lampo


invano può mutarsi in alcunché

di ricco e strano.  Altro era il tuo stampo.



                                                


                            Eugenio  Montale   da    Le occasioni



4 commenti:

  1. L'opera di Montale, così chiara eppure così profonda, è una lente con cui è anche possibile esaminare la poesia venuta dopo di lui: da una parte, l'estenuazione della Neoavanguardia in arzigogolo, in groviglio di sensi in cui i lettori si rifiutano ormai di mettere gli occhi; dall'altra, l'estenuazione di una poesia popolare, anzi, pop, in cui la semplicità è diventata banale. Vista da qui, la poesia di Montale appare lontana senza rimedio, pure antica, come antiche, e non vecchie, diventano con il tempo tutte le cose belle; appare forse come un geroglifico che ha bisogno di essere di nuovo interpretato.

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  2. Il tuo commento è chiarissimo ed esaustivo, poetico q.b. Insomma: un piacere alla lettura.
    E' vero: la poesia di Montale è antica, non vecchia, dunque... sempre attuale e coinvolgente .
    Non sempre facile all'immediata comprensione ( me ne rendevo conto ieri sera postando i Mottetti) per l'uso personalissimo del lessico ( a volte desueto e mai banale...anzi, potremmo dire il contrario: elitario potrebbe essere? Eccentrico sarebbe troppo?. Ermetico è il termine corrente- Ma questo si sapeva ).
    Il risultato - comunque sia - ogni volta mi riempie di sovrumana tenerezza ; è come se mente e cuore si allargassero a dismisura !!1

    P.S. Un'impressione molto diversa dalla lettura delle Lettere ( a Clizia , di cui alcune riportate nel sito), non solo perché di un genere letterario diverso : è proprio l'uomo che appare sotto una luce del tutto differente.
    Ma questo è un altro discorso.
    ( E noi non siamo qui a giudicare l'uomo, ma a " vivere" il poeta. O no? )

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    1. Sì, l'arte può nascere sia da ciò che consideriamo bene sia da ciò che consideriamo male.

      P.S.: ha degli altri responsori del De Victoria da consigliare e da postare?
      Un caro saluto.

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  3. Vero, caro amico, l'arte non è soggetta alla morale. ( o dovrei dire alla morale " corrente? ").

    Per quello che riguarda il brani di De Victoria, un' Ave Maria la posto subito.
    Avrei anche un Requiem e una serie di Mottetti ad una sola voce che sono molto lunghi ( entrambi durano più di un'ora ) ma che ( a detta degli esperti ) dovrebbero lasciare a bocca aperta!
    A quello che mi risulta tuttavia, mi sembra che - facendo ricerca su you tube - si possono trovare buoni brani di questo autore.

    Contraccambio i saluti.

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