Sono un pescatore di maree che origlia dalla riva...
IMPROVVISO D' AMORE
Losanghe di cieli, cieli di gesso,
vecchio terrore che indosso ogni giorno;
muraglie da cui sempre mi ritorna
questa mia strenue voce d'ossesso;
e libri, voi, paradisi dipinti,
reticolati d'assurdo quaderno,
trionfo e sbarre di carcere eterno,
fughe immobili e nero labirinto:
oh mescetevi carte, firmamenti,
memorie; fate rissa dentro di me,
e inventatemi un nome, un altro viso.
Ora che lei m'ha parlato alla mente,
lei nel suo scialle di sposa di re,
con gli stupori, i corrucci e le risa...
***
DI UN DIFFICILE ORACOLO
E mi stupisco ancora
del tuo sangue violento che mi sfida
e sgrida con voce di vento.
Decifrassi una volta la vermiglia
cantilena che recita,
bando di morte o vita, chi sa dirlo?
Ma io non sono che il drago custode
dei tuoi polsi in burrasca, un pescatore
di maree che origlia dalla riva.
Anche infelice, se non fosse il lampo
che inatteso mi sorride e mi dà scampo
nella tenace mafia dei tuoi occhi.
***
ESERCIZIO CON SENTIMENTO
Per l'alto cielo odoroso d'arance
e di camicie nude al davanzale
come caro lo scroscio che m'assale
di sole tardo la povera guancia.
Oh riaprirsi all'affettuosa lancia,
tornare uccello di giovani ali...
vita, puoi dunque ancora non far male,
se mi dai questa incredibile guancia.
Ma tu - cuore - detrito di tempeste
inaccadute, che pensi, che dici,
nel girotondo d'arancia celeste?
Sapessi riparlarne con gli amici,
ritrovare una sera le tue feste,
ingenui moti, vanità felici.
***
SVOLTA
Venga l'autunno a dirci che siamo vivi,
seduti sull'argine rosso
a guardare l'acqua che se ne va.
E tornino le pezze di turchino ai cancelli,
i casti numi di gesso, le rose sdrucite,
le vesti liete dei fidanzati,
tutto rinnovi il tempo il suo mite apparecchio.
Poiché, mentre l'aria rapisce
nel suo sonno le foglie del sangue,
e così piano mi tenta
quell'esule sole la fronte,
è bello qui fermarsi per dirti addio,
mia giovinezza, mia giovinezza.
***
PREGHIERA A MEZZOGIORNO
Almeno mi scoppi in grida
la mente nei corridoi
di questa casa da suicida,
piena di corde e di rasoi.
Ma è sempre un altro, è sempre un altro
che si lamenta in vece mia,
e l'angoscia si fa più scaltra,
più volontaria la pazzia.
Datemi un male senza libri,
datemi un pianto senza specchi,
una croce che sopra mi vibri
fatta solo di vento e di stecchi.
Gesualdo Bufalino da L' amaro miele
Note de " L'Amaro miele "
" Questi versi, scritti su carta da macero con un pennino Perry di moltissimi anni fa e sopravvissuti solo quasi per caso alle periodiche fiamme di San Silvestro a cui l'autore fu solito un tempo condannare il superfluo e l'odioso dei suoi cassetti; divenuti - invecchiando - patetici come rulli di pianola o vecchie fotografie; questi versi non vantano probabilmente altro merito per vedere la luce, se non quello - privato - di far per un momento sorridere, ove ne abbia ancora le labbra capaci, un fantasma di gioventù. Il quale potrà ritrovarvi e riconoscervi, insieme ai relitti di sue antiche pene d'amore perdute in riva al Mediterraneo; le memoria di una lunga attesa e persuasione di morte all'ombra grave della guerra; le vecchie letizie e le lunghe solitudini dopo il ritorno nel Sud ".
PENSIERI DELLO SRITTORE
LA MEMORIA
" Il tema della memoria è - come si intende - legato strettamente alla morte. Noi ricordiamo per non morire ; lo smemorato è un morto, non è più nessuno. D'altronde la morte è - secondo il pensiero di Seneca - perpetua : moriamo ogni giorno e la morte non è un futuro che ci minaccia, ma un presente che ad ogni attimo conquista una porzione più ampia di noi. La memoria è la debole medicina che si oppone alle soperchierie della morte, è una protesi che tenta di sostituire la vita ".
***
L ' AMORE
" Nella mia opera l'amore è visto generalmente come una commedia d'inganni, non nel senso di una frode maligna, ma come cinema di larve, una specie di sogno interrotto e creativo che somiglia al sentimento dell'arte. Con la differenza che non riguarda gli eletti, i vocati, ma l'universale, essendo capace di suscitare anche nel più rozzo degli esseri una fantasia di simulacri e miraggi "
Gesualdo Bufalino è uno di quegli scrittori di stile, nel senso che in lui lo stile predomina, surclassa, signoreggia sul contenuto, sulla trama, sulla storia. E non solo in poesia, dove è ovvio e necessario, ma anche nella prosa.
RispondiEliminaAlla tua analisi " tecnica " aggiungo che fu un personaggio " fuori dal coro" e che, pur avendo vinto sia il Premio Campiello che il Premio Strega ( con opere di narrativa ), visse una vita appartata e discreta a Comiso.
RispondiEliminaE pur riconoscendo la sua vasta cultura e l'indubbia abilità linguistica, io lo apprezzo maggiormente come poeta. A me - la sua poesia - fortemente evocativa, arriva dritta dritta al cuore. " Non sono che il drago custode dei tuoi polsi in burrasca / un pescatore di maree che origlia dalla riva..." che altro aggiungere per versi come questi ?