Tenere ultima con sé quest'amicizia per onde senza mare...
" Ho sempre vissuto la poesia di Nanni Cagnone come un immenso lavoro di traghettamento dal silenzio alla parola. Ovviamente sarebbe troppo facile e profondamente ingiusto ritagliare il suo sforzo all'interno dell'asola pur prestigiosa dei poeti orfici. Ciò che lo distingue è l'aurea di un radicale dubbio rispetto a qualsiasi ottimismo riguardante l'estrazione del verbo dall'irrapresentato. Non c'è mai la gioia della conquista del ritratto, di sé o del senso, che accompagna la scrittura. Questa - anzi - è un atto sorvegliatissimo e di estrema deferenza. In Cagnone la relazione parola / silenzio è biunivoca. Si può passare dal silenzio alla parola, ma anche viceversa, con un gesto di pacificazione e di definitiva delusione nei confronti dell' esprimibilità ".
L' errore di fiorire - Paolo Aita
Giorni anneriti
e segnature d'infanzia.
Infine, questa stanza
oscuramente formata,
e oscura.
Anzi che il libro intero,
la stanca esultanza
dei frammenti.
Sì - dormiente
di sonno leggero, nome
senza testimoni che,
nel gonfiore del presente,
nel mai superato prologo,
qui, a costruire rovine.
***
Quando i nomi
ci fanno divergenti,
nomi che irretiscono
anche i morti,
ricorda il consiglio
dei colori cangianti,
piccole febbri
di chiaroscuro
che non scalfivano,
a cui bastò la gloria
d'infanzie a bocca aperta,
e quel sonnolento
andarevenire
entro invincibili metafore,
chiuse al tempo,
senza rovine.
***
Investiture di stanchezza
- un altro privilegio
da non spartire - mentre
si chiude alla costa
una marea, e tu
- sgomento esempio -
pensi agli invisibili
( oh il lamentato spreco,
il lacero saluto ),
pensi con sforzo
all'utilità del vuoto.
Tenere ultima con sé
quest'amicizia
per onde senza mare.
***
Sta fermo al diverso,
mentre tutto trabocca
spezza l'orlo.
E nuvole senza seme,
offuscate come
l'amico dello sposo
le vorrebbe, il solitario
ricordare - come
si sta attenti, nel sonno,
screpolati illesi
nell'incompiuto
torbido grembo.
***
Fine del mutevole.
Roveti di fiori. Abbàssati
finché l'argilla manda odore.
Non resta che la terra,
il polveroso promemoria,
il gelo il calco l'arsura.
Fossimo tra i primi,
macchiati da spavento,
la sapremmo dura sindone
di un'insaziata parte
del cielo.
Nanni Cagnone da Index vacuus ( non ancora edito in Italia ). Tratto da Poesia Italiana, Collana Inediti - B. Cepollaro .
Nessun commento:
Posta un commento