STAZIONE
Partire la mattina presto
quando ai treni freschi di segreti
sulla scarpata fanno la guardia equiseti
rugiadosi, dalle reti metalliche
si sporgono a guardare riccioli
di vilucchio, partire da queste allodole
stramazzate tra fasci di binari
rampe di lancio doganieri nuvole.
***
IL BUIO E IL PETALO
Se è vero che chi muore non muore del tutto,
ma soggiorna nei posti dove ha vissuto
e va in giro a parlare con gli alberi,
tu non sei morta perché ti vedo ogni tanto
nella dimora bianca del convolvolo
sotto il ciliegio che non hai visto fiorire.
Ora hai tutto il tempo e ti sorprendo
davanti questi fiori bianchi a domandare
qual è la verità, perché si vive ; e qui seduta
ricordi il libro che ti avevo portato
la carta geografica dei viaggi non fatti.
Ora vai dove vuoi, ora che hai cambiato
il nome e il dove e il quando.
Se è vero che chi vive non vive del tutto,
ci troviamo a metà strada, nell'antiscalo
tra la morte e la vita, il buio e il petalo.
***
CLANDESTINA
Quante volte mi chiedo nel dormiveglia
c'è la rete anche qui? ci sono i cani?
la paura che le gambe attanaglia?
il furgone? la gabbia del domani?
E dove sono i fiori della sabbia
che coglievo ragazza in riva al mare
dov'è lo scialle colore del vento?
Non fiorisce il mio ramo, anche le scarpe
ho perso dentro il filo spinato; quante volte
ci morderà la rete ancora il cuore?
***
FIGURE DELLA PIOGGIA
Non vedrò più la donna dalle nove dita
che mangia fragole da un contenitore di plastica
non saprò mai la storia del suo dito mignolo
non vedrò più gli occhi della bambina
che avrebbe tante cose da raccontarmi
ma deve scendere, mi saluta dalla banchina
non vedrò più la donna che fa a maglia
con un gomitolo verde pisello, non alza lo sguardo
ha la mascella quadra di mia madre
non vedrò più la viaggiatrice senza bagaglio
compagna di viaggio fra Zugo e Lugano
sorrideva ai meli spogli parlando da sola
non vedrò più le figure incontrate per caso
negli scompartimenti di seconda;
le figure trovate e subito perdute
attraversano la vita come acquate
di primavera portate dal vento.
***
COMPARSE
Siamo brevi comparse, cicatrici
disperse in un giorno di novembre,
le nostre figure sorelle degli alberi
vivi per un altro momento felice
che nessuno ricorda; siamo freddoline
aduggiate all'ombra della notte.
Solo questo ho da dirvi
l'effimero passaggio sulla ribalta
dov'è facile inciampare, i barlumi
tra un atto e l'altro della recita.
Alberto Nessi da Un sabato senza dolore
Mitico Capossela! Pura poesia, messa in scena poi che pare un Sergio Leone... grande!
RispondiEliminaAl solito, grazie Frida per tutti questi regali,
M
Sai che piacere mi fa trovare " cose" belle e condividerle con chi apprezza!
RispondiEliminaIn verità - anche a me - questo video di Capossela pare un piccolo gioiello, che ben s'intona con le liriche solo superficialmente bucoliche ( della sua Svizzera ) di Nessi, che - al contrario - hanno affinato un senso universalmente doloroso della vita.
Grazie per i tuoi graditi passaggi.